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FRANCHI E LAVORI, SERVE CONDIVISIONE TRA FIORENTINA E COMUNE

di Donato Mongatti

La scorsa settimana l'architetto Gino Zavanella - fondatore della GAU Arena, azienda di progettazione di impianti sportivi - è intervenuto ai microfoni di Radio Firenze Viola per parlare dello stato degli stadi in Italia. Zavanella, tra l'altro, si sta occupando della progettazione per la ristrutturazione dello stadio Dall'Ara di Bologna, dove sarà effettuato un intervento di ammodernamento simile a quello che riguarda il Franchi di Firenze: avvicinamento delle curve al terreno di gioco, copertura integrale e creazione di funzioni (ristoranti, bar, ecc.) tra il muro perimetrale e le nuove gradonate.

Nella città felsinea, il Bologna FC costruirà (a proprie spese) un impianto temporaneo da circa 16.000 posti, affinché durante i lavori al Dall'Ara i rossoblù vi si trasferiscano (l'investimento nel capoluogo dell'Emilia Romagna sarà in parte pubblico e in parte privato). La scelta, ha spiegato l'architetto Zavanella, è obbligata: “A Bologna abbiamo fatto dei conti. Giocare mentre si fanno i lavori, non dico che costi il doppio, ma un terzo in più sicuramente. Quando fai i lavori mentre si gioca, vuol dire che il lunedì si deve ripristinare il cantiere e almeno un giorno e mezzo prima (della partita, ndr) chiudere il cantiere e metterlo in totale sicurezza. Tutto si può fare, ma eseguire i lavori continuando a giocare è un grosso limite sia di numero di pubblico, che di costi”.

E a Firenze cosa accadrà? La Fiorentina resterà a giocare a Campo di Marte o migrerà altrove? Ad oggi, malgrado il Sindaco Nardella si aspetti una risposta entro la fine dell'anno, il Club viola non si pronuncia, poiché – spiegano fonti qualificate della Società gigliata – sono in attesa delle informazioni necessarie. Parliamoci chiaro, il termine non è improcrastinabile, ma è indubbio che nell'arco di pochi giorni il quesito andrebbe sciolto, perché in caso contrario i prossimi atti (progetto definitivo) dovrebbero essere “modellati” tenendo conto delle varie possibilità (Fiorentina che gioca lontano da Firenze, migra solo durante i lavori più impattanti, oppure rimane al Franchi).

Negli scorsi approfondimenti abbiamo più volte sottolineato come restare a disputare gli incontri casalinghi al Franchi implicherebbe una drastica riduzione della capienza (e conseguentemente degli incassi da biglietteria), che i tempi si dilaterebbero e i costi, appunto, aumenterebbero. Se gli studi svolti per il caso Dall'Ara indicano un aumento di spesa del 33%, non si può affermare che lo stesso varrebbe per Firenze, ma indubbiamente la crescita sarebbe significativa e tutt'altro che trascurabile, con l'aggravio che trattasi di investimento interamente pubblico (su un immobile di proprietà del Comune del quale la Società gigliata è solo concessionaria).

Il “cessate il fuoco” tra la ACF Fiorentina e la Pubblica Amministrazione di questi ultimi mesi, se non saranno presi impegni definitivi entro breve, rischia di diventare un ricordo. Non vorremmo che si arrivasse alle decisioni unilaterali da parte di Palazzo Vecchio che, essendo proprietario del Franchi e “locatore” dello stesso, ha in mano i titoli per esercitarle.

Naturalmente in città c'è il numeroso partito di quelli che si augurano il peggio. Secondo queste menti offuscate “non gli hanno voluto far fare lo stadio come voleva lui” e perciò non vedrebbero l'ora che la burocrazia e il teatrino della politica compromettessero l'iter che porta al via ai lavori. È fuori di discussione che un impianto sportivo costruito ex novo, con strutture commerciali connesse, per le casse del Club viola sarebbe stato la cosa migliore. Una “tenuta” con la dimora padronale circondata da altri pregevoli immobili è il sogno di tutti; ma se da un bilocale ci si trasferisce in una villetta unifamiliare non si va a migliorare? Tra restare nel vetusto Franchi e avere a disposizione un impianto più funzionale e accogliente che come minimo, al netto dei costi di concessione, raddoppierà i relativi profitti, chi non sceglierebbe la seconda opzione?

L'augurio, quindi, è che si sia lavorato sotto traccia, senza dichiarazioni pubbliche, ma che tra il Club di Commisso e il Comune di Firenze si sia prossimi a un accordo condiviso.