GIAN BURRASCA DI BELLO ROVINA I PIANI, MILENKOVIC RISCHIA DUE GIORNATE. LA VIOLA PERÒ CRESCE E ADESSO SI GODE RE FRANCK
Di bello (con la b minuscola) c’è Franck, col suo talento meraviglioso e quella corsa verso la panchina che sa di liberazione. Di bello (sempre minuscolo) c’è lo spirito da battaglia, l’unità di intenti, l’essere squadra anche e soprattutto nel momento più difficile. Prandelli sta facendo un buonissimo lavoro, la sua mano si vede. La squadra è in crescita d’autostima e la manovra è più fluida, grazie a un centrocampo pensato per fare la partita e non solo per subirla. La mossa di tenere in campo Ribery anche dopo l’espulsione di Castrovilli è stata vincente ed è il segnale che la Fiorentina adesso è più consapevole dei propri mezzi, che gioca per far gol e non solo per evitarlo. C’è ancora molto da fare ovviamente, ma le basi per immaginare un girone di ritorno in tranquillità, ci sono.
Di Bello (stavolta, ahinoi, maiuscolo), però, è stato anche il Gian Burrasca che ha rovinato un venerdì che prometteva di essere una svolta per la classifica viola, coi suoi errori incomprensibili e quel premio alla sceneggiata di Belotti che fa schiumare rabbia alla Fiorentina. Se il Torino lamenta un possibile rigore su Lukic, l’espulsione di Milenkovic grida vendetta: il comportamento del viola è deprecabile, perché in un momento tanto delicato (e con la squadra già in 10), un giocatore con quella esperienza non può e non deve andarsi a cercare guai. Il Toro in quel momento era disperato, tanto che Belotti si è improvvisato attore di Hollywood pur di evitare il disastro. Senza quell’espulsione infatti, probabilmente Prandelli si sarebbe goduto la (meritata) seconda vittoria in trasferta e con lei un vantaggio forse determinante sulla zona retrocessione. Detto questo però la testata è esistita solo nella testa dell’arbitro, talmente convinto della sua decisione, da tagliar fuori anche il VAR. Le scintille Ibra-Lukaku di coppa, evidentemente, hanno lasciato strascichi, ma pensare che il duello tra titani di San Siro sia valso appena un giallo per entrambi, aumenta la rabbia per quanto accaduto venerdì. Oltre al danno poi, è in arrivo la beffa, visto che Milenkovic rischia seriamente di essere squalificato per due giornate (sarà decisivo il referto arbitrale, visto che in questi casi la prova tv non può essere presa in considerazione).
Detto questo, le cose positive di questa prima trasferta del ritorno, restano in netta maggioranza rispetto ai lati negativi. Bonaventura è in crescita esponenziale, è in forma e finalmente in fiducia. Con Ribery ha dato vita a un duetto d’alta scuola, ma in generale Jack è sempre più al centro del gioco. Ottimo anche Quarta, difensore dallo scatto bruciante che trasforma con naturalezza un’azione difensiva in contropiede pericoloso. L’argentino si sta guadagnando le stima di tutti e conferma la sensazione avuta nel giorno del suo annuncio: con lui, la Fiorentina ha trovato uno dei difensori con cui costruire il futuro. Male invece Pezzella, davvero ingiustificabile in quella mancata marcatura su Belotti sul gol del pari, per altro in un’azione facilmente leggibile. Non è il primo errore della sua stagione e il sospetto è che la tensione col club (Pradè a ottobre disse che il suo procuratore aveva portato un’offerta di prestito a mezz’ora dalla fine del mercato), influisca parecchio sul rendimento.
Vale la pena comunque tornare anche su Re Franck, di nuovo in gol dopo sette mesi di astinenza. Il periodo buio è alle spalle, Ribery adesso sta bene e si vede. Ha voglia, vuole prendersi le ultime soddisfazioni della sua straordinaria carriera e sopratutto vuole lasciare il segno a Firenze. A Torino ha perfino parlato di rinnovo: a primavera sarà tutto più chiaro, dovessimo scommettere un centesimo oggi, diremmo che a giugno le strade si separeranno. Vista la meraviglia che ha nei piedi, a chi scrive non dispiacerebbe affatto continuare a vederlo al Franchi. A patto che Franck in futuro sia la ciliegina e non l’intera torta. Per crescere infatti non si può essere totalmente dipendenti di un 38enne, per crescere serve una squadra solida. Un’identità. Un gioco. E naturalmente qualche buona idea che porti a Firenze gente da corsa per pensare di costruire una Fiorentina finalmente all’altezza della sua fama. A proposito, sono scattate le ultime ore di mercato. A detta della società, non si muoverà una foglia. L’ultimo giorno però è una mezza follia, dove in tanti propongono gli affari più impensabili. Aspettiamo e vediamo. Per la salvezza questa squadra basta e avanza, anche se per vedere Kokorin il sospetto è che dovremo aspettare ancora parecchio. Una zampata su un giocatore di prospettiva però non dispiacerebbe affatto. Programmare infatti deve diventare la parola d’ordine. Di campionati scialbi e in fondo alla classifica, ne abbiamo già vissuti abbastanza.