GILA, ADDIO SCONTATO E VELENOSO
Quando sbarcò a Firenze, nell’estate della più sontuosa campagna acquisti dell’era Della Valle, Gilardino mandò i tifosi viola in visibilio. Il suo biglietto da visita furono il gol-certezza della qualificazione nei preliminari Champions con lo Slavia Praga e una giravolta capolavoro che al 90’ strozzò il sogno della Juventus e fece esplodere la Fiesole per un pareggio ormai insperato. Era la prima giornata di campionato, Gila si scatenò subito anche in Champions. Molti, quasi tutti, pensarono: “Questo sì che è un centravanti, altro che Pazzini”. Sì, c’era ancora Giampaolo Pazzini, bersagliato dalla stupida critica ispirata da un misto di impazienza ed ignoranza: la Fiorentina fu costretta a ‘regalarlo’ al mercato di gennaio. Che, tra parentesi, segnò l’inizio della fine del ciclo.
Adesso sembra ormai tutto deciso: Alberto Gilardino dirà addio alla maglia viola per accasarsi a Genova, sponda rossoblù. Una cessione annunciata e prevedibile, figlia di una telenovela lunga e ricca di aneddoti andata in scena nel corso degli ultimi anni. E dunque la storia si ripete. Un altro big lascia Firenze per trovare nuovi stimoli e nuove opportunità contrattuali. Come detto però, nel caso del Gila e a differenza di altri, la sua partenza è stata tutto tranne che un fulmine a ciel sereno. Il rapporto tra il bomber biellese e la società, non è un segreto, non era dei migliori ormai da tempo e al di là di qualche dichiarazione di facciata la fine era pressoché inevitabile. Dopo i primi anni di idillio, sigillati a suon di gol e violini europei, qualcosa infatti aveva già cominciato a scricchiolare pericolosamente. Il riferimento è all'aprile del 2010, ovvero poco prima dell'addio ufficiale di Prandelli alla panchina viola. In conferenza stampa Gilardino, con la squadra in piena crisi involutiva, lascia palesemente trapelare le proprie incertezze in merito al futuro del progetto Fiorentina. Un'uscita più di pancia che di testa – volendo trovare una giustificazione logica - ma sufficiente a scatenare la reazione immediata e stizzita dei Della Valle. “Chi non crede nel progetto, a maggio venga e ce lo dica. Poi potrà andarsene. Dispiace sia stato un bravissimo ragazzo come Gilardino ad usare quelle frasi sbagliatissime”, stigmatizzò l'allora presidente ad interim gigliato Andrea Della Valle. Un messaggio chiaro e recepibile da tutti. In sostanza: credere nella Fiorentina o preparare le valigie. Gilardino incassa, abbassa i toni della discussione e tutto sembra rientrare nella norma. Sembra. In realtà, proprio da questo momento, il matrimonio con la maglia viola non sarà più lo stesso. Passano i mesi e la Fiorentina, quella del primo Mihajlovic, sprofonda sempre più nei bassifondi della classifica e con essa calano drasticamente anche le azioni di Gilardino. La città è in fermento, la società pure ed ecco tornare puntuali i dubbi del passato – mai sopiti del tutto – del buon Gila. La finestra di mercato invernale appare dunque l'occasione giusta per tentare la grande fuga. La Juve attende con ansia il numero undici viola. La Fiorentina tentenna chiedendo tempo e contropartite all'altezza. Passano i giorni e l'affare si complica, nonostante il nullaosta del giocatore, e quando tutto sembra ormai definito salta improvvisamente. Gilardino resta a Firenze controvoglia e la Juve ripiega su Matri, con buona pace di Marotta e soprattutto di Cellino (circa 18 i milioni incassati dal Cagliari nella trattativa). Ma la never ending story tra il Gila e la Fiorentina non cambia nella sostanza. Tanto che l'estate successiva, a fronte del pseudo rivoluzione approntata dalla società, il nome dell'attaccante piemontese torna di prepotenza a riempire le pagine di mercato di tutte le testate sportive nazionali. Prima il Napoli, poi il Marsiglia ed infine il Genoa di Preziosi. Un'infatuazione da marinai, non più lunga di una notte, si diceva ingenuamente. Ma il pomo della discordia era ancora ben lungi dall'essere maturato. L'oggetto del contendere diventa quindi il rinnovo contrattuale con la Fiorentina. Con la scadenza alle porte (2013) Gilardino prova nuovamente a fare la voce grossa. Dalla Versilia, in vacanza con famiglia e amici, lancia l'ennesima frecciata alla società. I soliti dubbi sulla permanenza a Firenze e dulcis in fundo la richiesta pubblica di un aumento dello stipendio. Una richiesta quantomeno estemporanea, considerata la nuova politica societaria tesa alla riduzione del monte ingaggi, e percepita nella sede gigliata come un out-out imperdonabile. Si apre dunque il vaso di Pandora e improvvisamente a Firenze cominciano i primi avvistamenti di Vucinic, Borriello e dello stesso Matri. Di contro però il Genoa comincia ad intavolare una particolare rete di rapporti con Gilardino e il procuratore Bozzo. Così articolata e credibile da indispettire la stessa Fiorentina, che alla fine decide di mettersi al tavolo delle trattative. Preziosi ottiene il sì del giocatore – cinque anni di contratto e uno stipendio leggermente inferiore a quello percepito in viola. Ma la Fiorentina non ci sta e Corvino tiene botta fino all'ultima ora del mercato, riuscendo così a trattenere Gilardino in viola. Un'altra delusione per il bomber e un ulteriore mattone sullo stomaco da digerire controvoglia. Ma la storia – come ovvio che sia - non finisce qui. Per mettere a tacere le malelingue si torna a parlare ancora di rinnovo. Questa volta però è lo stesso ADV a scendere in campo per sedare gli animi. E ben presto sembra essere di nuovo sbocciato l'amore. “Gilardino rinnoverà. Nessun caso Gilardino. Gilardino è felice a Firenze”. Possibile, ma improbabile. Anche perché la faccia del Gila parla da solo. Triste e sperduto nell'anonimato della sua Fiorentina ritorna nel limbo degli incompiuti del gol – complice anche l'infortunio di Udine. Una condizione scomoda per “Mister 200 gol”, divenuta insopportabile con il passare delle giornate, fino all'esclusione di Siena. E dunque all'oggi. Con il bomber in viaggio per Genova e un nuovo contratto ad attenderlo. La fine scontata di una storia che non poteva avere un epilogo diverso, ma che forse poteva finire con un po' di anticipo. Anche perché adesso “Mister 200” andrà sostituito e il mercato di gennaio, per definizione, è sempre stato scevro di occasioni interessanti. E in tal senso, fatta eccezione per i bolliti e le scommesse rischiose, i papabili sostituti non sembrano abbondare. Ma questa è un'altra storia. Una storia per la quale, ne siamo certi, la Fiorentina avrà già pensato ad un lieto fine.
Cristiano Puccetti
direttore sport Lady radio e Quotidiano viola