GILA... NON PARLARE, GRAZIE
Da Twitter la riflessione di Behrami sulla partenza di Gilardino per Genova: ”che tristezza, mi hanno tolto il bomber, il vicino di armadietto”. Sulla dichiarazione “amara” del centrocampista viola mi viene spontanea una precisazione e un chiarimento.
Alberto Gilardino è da tempo che voleva diventare rossoblù e finalmente ha raggiungo l’obiettivo con sua grande gioia. Ogni altra interpretazione è capziosa. Vorrei, contemporaneamente, tranquillizzare il centrocampista viola: quello che ha visto per mesi il vicino di armadietto era un sosia. Il vero Alberto che pizzicava il violino come un trillo di Nicolò Paganini ha lasciato Firenze all’indomani dell’uscita dalla Champion’s League (a dire il vero anche altri grandi protagonisti della bella stagione viola hanno chiuso il rubinetto del loro magico talento in quello stesso periodo). Un tracollo non intuito nonostante il terribile trimestre finale della gestione Prandelli. L’allenatore artefice dei quattro anni più belli dell’era Della Valle è stato utilizzato da foglia di fico per nascondere la crisi e la fine di un ciclo.
Quello è stato l’abbaglio non sanato dalla proprietà viola, pagandone le conseguenze: in risultati, successi ed in consensi.
Gilardino, dopo le visite mediche di Genova, ha sorriso lasciando ad altri tempi una chiacchierata chiarificatrice.
Quel giorno mi auguro che non parli per attizzare polemiche inutili. Il calcio non ne ha bisogno tantomeno il caro ricordo che ha lasciato in dote: 59 reti realizzate dall’agosto 2008 al dicembre 2011, con le ciliegine sulle torte della Champions League. Conoscendolo non cadrà nella trappola. E’ un ragazzo per bene ed un giocatore che deve cambiare ambiente per ritrovare il gol e il sorriso. Un nuovo percorso che il vero tifoso viola deve seguire con acrimonia. Nessuno deve, però, restare prigioniero dei ricordi ma guardare avanti.
La nuova sfida i Della Valle l’hanno affidata a Delio Rossi e l’uomo è un grande lavoratore. Non ha illuso nessuno perché i problemi sono tanti e non trascurabili. Non ha la bacchetta magica e faticherà per arrivare alla quadratura del cerchio. Una squadra vera la si costruisce sul finire dell’attuale campionato ma alcuni ritocchi sono fondamentali. In questa fase servono giocatori fatti e già motivati. Ai delusi e preoccupati, per non dire incavolati, ricordo, sommessamente, che questa Fiorentina è da due anni che lascia strascichi da zona retrocessione. Le colpe ci sono e i colpevoli altrettanto. Dentro ci sono tutti, proprietà, responsabili tecnici e giocatori. Gli unici che non devono sbagliare sono i tifosi: solo la loro critica costruttiva agevolerà il lavoro di chi, nel passato, ha dimostrato capacità notevoli. Criticare non è sinonimo di distruggere quanto di buono c’è ancora. Per concludere assicuro che non farò mai mancare la mia voce libera. Lo impone la mia professione
e la certezza che solo una Fiorentina competitiva agevola il lavoro di quei giovani che guardano con fiducia e interesse il Giornalismo sportivo fiorentino. Auguri a tutte e tutti.
Franco Ligas
giornalista Mediaset