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GIOCATORI, FINE DELLA RICREAZIONE

di Cristiano Puccetti

La campanella è suonata e la ricreazione è finalmente finita. Da ora in avanti tutti gli studenti saranno pregati di restare al proprio posto e seguire con attenzione la lezione. Cacciato il supplente Mihajlovic, duro fuori ma troppo buono dentro, è arrivato il vero insegnante e adesso la musica sarà ben diversa. La prima regola, è presto detto, sarà “lavorare”, alacremente e senza distrazioni. Esattamente il contrario di quanto è stato fatto negli ultimi mesi. Gli studenti da oggi sono avvertiti, da ora in avanti non si scherza più.

Con Delio Rossi in cattedra sarà infatti meglio per tutti farsi trovare sempre pronti e reattivi, altrimenti la pena da scontare potrebbe non essere piacevole. Come si usa dire: uomo avvisato mezzo salvato, senza eccezioni. Dallo studente Montolivo, svagato e conscio di esser prossimo a cambiare aria, allo studente Vargas, restio al lavoro in palestra e troppo concentrato sulla vita notturna. E ancora, dall'assenteista Cerci fino al pendolare Kharja, per il quale sarà istituito un dopo-scuola ad hoc. In coda tutti gli altri, dai più bravi ai desaparecidos di lungo corso – vedi anche Marchionni e Felipe.

Già perché con l'arrivo di Rossi in panchina si ricomincerà tutto da capo. Azzerate quindi le gerarchie precedenti e gli ostracismi vigenti, così come le scelte fatte dal precedente tecnico in relazione ai giovani. Tutti saranno nuovamente in gioco e chiamati a dimostrare settimanalmente di valere il campo, la fiducia e la maglia viola. Un'opportunità, questa, più unica che rara, della quale i giocatori potranno e dovranno approfittare. Anche perché in caso contrario i primi a pagare dazio, adesso, saranno loro.

La città e la tifoseria viola infatti non dimenticano facilmente. E l'entusiasmo esploso con l'arrivo del nuovo allenatore non può certo cancellare diciotto mesi di scarso impegno e poca professionalità. Un anno e mezzo nel quale si è parlato di qualsiasi cosa non avesse attinenza con il gioco del calcio. Contratti non firmati e rinnovi rimandati, risse da Far West, doping e cure dimagranti, ubriachi al volante e macchine ribaltate sul bordo della strada all'alba, fughe in treno, serate in discoteca e risatine inopportune. Un insieme di insubordinazioni, per le quali Sinisa ha pagato un conto salato – come era intuibile da tempo – e di cui non è stato responsabile in prima persona.

E' bene che i giocatori, alla luce delle recenti prestazioni, correggano l'andazzo in fretta e cerchino di rimettersi in carreggiata. Dimostrando per una volta di essere uomini prima ancora che calciatori. In sostanza ciò che Mihajlovic ha predicato fin dal primo giorno in viola, ma che al di là di qualche reazione d'orgoglio sporadica non è mai riuscito a tirare fuori dal gruppo. Quella personalità che c'è – ci deve essere – ma che è rimasta nascosta dietro a mille scuse e un allenatore dalle spalle troppo larghe.

Con Rossi no. Le spalle sono più strette, indubbiamente poco inclini a nascondere i problemi e tanto più ad ammettere pugnalate, come successo con Sinisa. Con Rossi gli equilibri interni dello spogliatoio dovranno cambiare. Uno solo al comando, gli altri si preparino ad ubbidire e portare i risultati. Chi accetterà il nuovo modus operandi sarà ben accetto, altrimenti potrà accomodarsi educatamente in tribuna.

Come detto, nessuno partirà avvantaggiato e tutti si potranno giocare le proprie chance. Questo è il motto del Rossi appena sbarcato a Firenze. Un messaggio chiaro che sarà risuonato come un avvertimento nelle orecchie dei tanti giocatori viola che hanno di fatto ordito e portato a compimento il golpe contro Mihajlovic. Non ci saranno né buoni, né cattivi – almeno all'inizio - ma solamente i più meritevoli di scendere in campo. Ovvero coloro che dimostreranno di avere a cuore il progetto Fiorentina e che potranno essere utili alla causa. Compresi ovviamente i giovani quali Nastasic, Ljajic,  Romizi – già in rosa – e i talenti emergenti della Primavera come Babacar e Camporese.

Perché il “progetto Rossi” si fonda su questi pochi concetti: compattezza del gruppo, spirito di sacrificio da parte di ogni singolo elemento e nessun timore reverenziale nei confronti di niente e di nessuno. Quando un giovane sarà meritevole di esordire lo farà, e allo stesso modo se un big non dovesse dimostrarsi all'altezza delle aspettative attenderà pazientemente il proprio turno. In fondo la regola di base è elementare: per vincere serve impegno e dedizione costante nel lavoro. Poi, se la classe non è acqua, non c'è alcun dubbio che i reali valori della squadra verranno fuori.
Il tempo delle incertezze dunque è esaurito. Dopo la mossa della società, adesso si attende quella dei giocatori. E questa volta non ci sarà più alcun Sinisa da incolpare.
 

Cristiano Puccetti 

direttore sport di Lady Radio e Quotidiano Viola