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GIUSTO FERMARSI. ORA I CARDIOLOGI A BORDO CAMPO

di Lorenzo Marucci
Lorenzo Marucci

Giusto e inevitabile fermarsi. Il calcio italiano ha fatto una scelta appropriata e lo stop ai campionati consente di riflettere sui motivi che portano a tragedie come quella della morte di Morosini. Un destino quello del calciatore del Livorno, che lascia attoniti, e che fa finire il calcio in un incubo.

I controlli che vengono effettuati in Italia sui calciatori sono di primissimo livello e per ottenere l’idoneità tutti i valori devono assolutamente essere nella norma (senza contare gli accertamenti e i prelievi effettuati periodicamente e a più riprese). E allora perché si assiste ancora  a morti del genere, non solo nei campionati professionisti ma anche in Seconda o Terza categoria? C’è chi ha avanzato l’ipotesi che i calciatori siano fatti oggetto di eccessive pressioni fisiche, visti i continui ravvicinati impegni. Tesi possibile ma non del tutto convincente. Data la frequenza dei controlli e delle prove sotto sforzo l’impressione è che possano aver ragione Edi Reja e Lionello Manfredonia (che si salvò dopo un infarto in campo nell’89) quando parlano di evento legato al destino. Anche se però per la verità non tutto può essere svelato dai test preventivi (per venire a conoscenza di alcune malformazioni occorrerebbero approfonditissime indagini). Occorrerebbe pure chiedersi come sia possibile che nel giro di venti giorni possano morire per problemi cardiaci due atleti come Bovolenta e Morosini.

Di sicuro si parlerà molto dei soccorsi, e non mancheranno le polemiche per ciò che è accaduto a Pescara, con una macchina che ostruiva il passaggio dell’ambulanza. A questo punto diventa anche irrinunciabile o obbligatoria la presenza di un defibrillatore in campo (peraltro presente a Pescara) o ancor meglio, come sostegono alcuni medici, la presenza di un cardiologo a bordo campo. Insomma personale specializzato che possa intervenire in casi di assoluta necessità e in grado di salvare una vita umana. L’altro punto interrogativo riguarda gli stadi, nella maggior parte dei casi obsoleti e fatiscenti. Non sono in grado, purtroppo, di fronteggiare e gestire le gravi emergenze. 

Lorenzo Marucci