GLI SCHIAFFI DI SAN SIRO COME QUELLI DI ISTANBUL: UNA LEZIONE DA ASSIMILARE IL PRIMA POSSIBILE, MA LA SOCIETÀ SIA LA PRIMA A DIFENDERE IL TECNICO
Tanto valeva prender subito la lezione di San Siro, ritrovarsi il prima possibile con i piedi piantati in terra dopo i voli pindarici, o meglio i sogni che tali son rimasti, dell’estate. In un parallelo con le passate stagioni non sono mancate sconfitte risultate determinanti per il proseguio della stagione, e tutto sommato i 90 e passa minuti di domenica sembrano avere tutte le caratteristiche del caso. Se un anno fa fu il k.o. di Istanbul con il Basaksehir a scoperchiare il bisogno di cambiamenti, anche tattici, chissà che per la Fiorentina non sia un bene avviare esami di coscienza con ampio anticipo sulle sfide decisive.
D’altronde rileggendo i tre anni di gestione Italiano non sono mancati momenti di svolta e cambiamento, e forse mai come oggi il tecnico viola è chiamato a un’evoluzione necessaria, inevitabile, che consenta alla Fiorentina di uscire da una certa prevedibilità che molti avversari ormai conoscono. Passi in avanti obbligati per chiunque voglia crescere (d'altronde Italiano resta un tecnico giovane rispetto a tanti altri in serie A) e magari anche scelte nette in termini di titolarità come nel caso del portiere (Terracciano o Christensen?) o come nel caso delle punte seppure l'accoppiata Nzola-Beltran non sia assolutamente da escludere. Al netto del mea culpa professato al termine della partita di Milano, più che scelte poco efficaci è la ripetitività delle difficoltà della squadra a far risuonare qualche campanello d’allarme, tanto più in un momento in cui la condizione fisica non può essere la migliore.
E se delle accresciute aspettative intorno al tecnico si era già parlato, anche e soprattutto nell’ottica di un mercato che le prime gare stagionali hanno già mostrato incompleto (sugli esterni, in difesa, ma probabilmente anche a centrocampo) è anche dalla società che adesso è lecito attendersi un lavoro chirurgico, se non proprio di spiegazione di scelte e convinzioni dietro agli affari estivi (opera ad oggi non prevista) quanto meno di difesa di quello che resta il valore aggiunto della Fiorentina: il suo allenatore.
Mentre intorno all’allenatore il clima comincia a farsi elettrico, il dopo gara della vittoria con il Rapid non può che confermarlo, è soprattutto la dirigenza che adesso dovrà far in modo che gli intendimenti del dopo Praga siano portati avanti. Ribadendo fiducia su una direzione tecnica che soprattutto quest’estate è stata chiamata in causa in sede di mercato, e magari completando l’opera di rinforzo anticipata nel giugno scorso, alla prossima occasione, se lungo il cammino dovessero arrivare ulteriori riprove alle lacune rimaste intatte in rosa. Per riprendere già dalla gara con l’Atalanta senza pagare eccessivi dazi alle pressioni di un ambiente che sperava di avere altre prospettive al quinto anno della proprietà Commisso, ma soprattutto per dimostrare che oltre le parole di poco tempo fa si crede veramente in una Fiorentina rinforzata come quella consegnata a Italiano al suo terzo anno sulla panchina viola.