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GUD LA VOLPE ALLARGA I CUORI E I RICAVI COME UCCELLINO HAMRIN

di Stefano Prizio

Come lo si invitava da più parti a fare, Palladino si è dato una mano da solo ed ha cambiato la squadra secondo raziocinio.Poi certo resta la domanda se la Fiorentina abbia vinto con la Lazio in virtù del cambio di modulo, grazie all’ingresso ed al grande approccio di Gudmundsson o, più ragionevolmente, grazie ai due rigori concessi dall’arbitro. 

Ma il calcio è bello perchè è nostra facoltà scegliere la versione che più ci piace. E allora torniamo al giocatore che arriva dal nord, dalla terra dei ghiacci, il giocatore che una suggestione affascinante già paragona  ad un gigante della storia viola, anche lui scandinavo, Kurt Hamrin (qui sulle nostre pagine è stato Mario Tenerani alcuni giorni fa). L’ uccellino. A dargli questo indovinato soprannome un lunedì 3 febbraio 1964, fu Beppe Pegolotti sulla locandina de la Nazione dove c’era scritto ‘ uccellino che vola’ e la gente correva in edicola per leggere e scoprire cosa significasse quel titolo. Fatto sta che il giorno prima lo svedese Kurt aveva disintegrato l’Atalanta segnando cinque dei sette gol con cui i viola avevano portato via la vittoria da Bergamo. L’uccellino spensierato e leggiadro di gol ne fece tanti, tantissimi, nella sua lunga storia in viola e quel nomignolo gli si appiccicò per sempre addosso, malgrado nella sua precedente esperienza italiana, a Padova, quando alla corte del triestino Rocco profittava delle spizzate del centravanti, lo soprannominassero invece  faina. Comunque Kurt fece strage di cuori, nel senso che molti ammettono di essere diventati tifosi della Fiorentina, spesso anche lontano da Firenze, proprio negli anni ‘60 del secolo scorso quando  l’uccellino svolazzava sulla cupola del Brunelleschi

Ecco: i tifosi si creano con le vittorie certamente, ma anche con i campioni, insomma comprando campioni e tenendoseli possibilmente per qualche stagione facendoli diventare bandiere. E’ questa la prima legge del teorema sui bacini d’utenza che non sono fissi e immutabili, ma si allargano o si restringono in maniera proporzionale al numero di vittorie e di campioni che una  squadra ottiene. Perciò d’accordo gli investimenti immobiliari che i presidenti contemporanei tanto apprezzano, ma se l’esigenza è aumentare i ricavi, aumentare il proprio bacino d’utenza è una strada virtuosa per farlo. In tal senso l’arrivo in viola di Gudmundsson, questa astuta e veloce volpe artica, animale tipico della sua Islanda, porterà ad aumentare presumibilmente il potenziale sportivo del club e di conseguenza il bacino d’utenza e quindi i ricavi. 

Così come quell’Hamrin il cui mito iniziò nel mondiale del 1958 che si giocò in Svezia: i padroni di casa  erano una squadra a fine ciclo e fu proprio Liedholm, svedese della vecchia guardia, a segnalare  quell’ala così forte  che ‘ se verrà in Italia vi farà vedere’. Al mondiale la Svezia infine arrivò seconda, dietro al Brasile dei marziani  Didì, Garrincha, Vavà, Pelè e Zagalo, ma Hamrin approda in Italia alla Juve che dopo un buon inizio lo cede al Padova di Rocco per via di una serie di infortuni al piede destro. Dal Padova Hamrin viene acquistato dal presidente viola Befani per cento milioni di lire e a Firenze Kurt Hamrin ebbe una lunga e leggendaria carriera, diventando un po’ fiorentino, ma non solo perchè andò ad abitare a Coverciano dove è vissuto tutta la vita, ma anche per il carattere. Ne è una prova che quando nel 2.000 assiso in tribuna d’onore al Franchi vide Batistuta superare il suo record di gol in viola, sibilò acidamente fiorentino: ‘ sarebbe stato più giusto finire a pari merito, il primo gol era in fuorigioco netto’. 

Certo Albert  la volpe artica, ne ha di strada da fare prima di somigliare a ciò che ha fatto Hamrin a Firenze, ma a parte che lo ricorda in certe movenze. E’, come Hamrin e altri che hanno vestito la maglia gigliata,  un giocatore che appartiene alla rara schiatta dei campioni. Inoltre compulsando la storia dell’uccellino, come abbiamo visto alcune analogie si incontrano, come un fatto terzo che ha rischiato di compromettere le loro carriere( per Kurt l’infortunio per Gud il processo). Le similitudini sono quindi nelle premesse, il giudizio lo darà poi l’esito della storia di Gudmundsson nella Fiorentina

Intanto s’attende frementi la prossima con l’Empoli per rivederlo presto in campo, Palladino lo metterà, non fosse che per non finire col culo per terra, espressione che nasce proprio dall’uso, ai tempi della repubblica fiorentina, d’ignudare le terga a quelli che finivano in bancarotta e farle battere e ribattere in terra  sulla dura pietra dello scandalo che era ed è ancora sul pavimento del mercato nuovo, laddove è oggi il loggiato detto del porcellino. Dall’usanza proviene anche il detto ‘ avere sculo’. Ecco, per evitare lo sculo visto l’Empoli di ieri in Coppa Italia che, pur infarcito di ragazzini, ha avuto ragione del Torino di Vanoli conquistando il passaggio del turno dove ritroverà proprio la Fiorentina. Ad Empoli visto, squadra malandrina e corsara, prudenza suggerirebbe di non far arrivare questi diavoletti sotto porta, giocando bassi bassi con la difesa a tre che manco funziona un granchè.