GUDMUNDSSON E UN PROCESSO CON TANTI LATI OSCURI (DA PARTE DELL'ACCUSA). KEAN E GLI SBERLEFFI ESTIVI: ALLA FINE L'AFFARE LO HA FATTO LA FIORENTINA
Rocco Commisso non lo ha nemmeno nominato, eppure nel corso della lunga intervista rilasciata di recente a La Gazzetta dello Sport (ribadiamo anche in questa sede un grande e grosso “finalmente” relativo alla riappacificazione tra la Fiorentina e il quotidiano sportivo più importante d’Italia, sperando che le diatribe con la stampa - tutta - siano finite…) ha fatto capire come il giocatore dal quale si aspetta le migliori cose nel corso di questa stagione sia Albert Gudmundsson: «Chi mi incuriosisce di più è quello che ancora non ho visto in campo…». L’islandese - l’unico degli undici innesti estivi, assieme a Moreno, a non aver ancora esordito - in questi giorni ha comprensibilmente ben altri pensieri per la testa eppure, da adesso, sa di avere ancor di più gli occhi addosso del suo presidente, la persona che - assumendosi un margine cospicuo di rischio - ha scelto di mettere in preventivo in estate un investimento di 28 milioni di euro, una delle cifre più alte della storia del club viola (di sicuro la più ricca dal 2019 ad oggi).
Nonostante però in seno alla Fiorentina, quando si vuol parlare di “Gud”, si provi a tutti i costi a dirottare ogni discorso sul calcio (in casa viola, così come da parte dell’entourage del giocatore, si è d’altronde sempre respirato un discreto ottimismo sulla vicenda giudiziaria che riguarda l’ex Genoa) è naturale che nelle prossime 48 ore la mente per più di una volta sia destinata a volare a Reykjavík, presso il cui tribunale distrettuale tra domani pomeriggio e venerdì mattina andranno in scena due udienze a porte chiuse - i testimoni che saranno coinvolti saranno talmente tanti che il processo sarà spezzato - che vedranno coinvolto il fantasista, accusato di «cattiva condotta sessuale».
Un reato di per sé vago ma che in Islanda nei casi peggiori rischia di comportare la reclusione da un minimo di uno a un massimo di sedici anni. Le notizie ufficiali riguardanti il processo di Gudmundsson sono frammentarie. E anche la stampa locale che in queste ore si sta occupando del caso ha evidenziato come - citiamo dal portale Vísir - «le informazioni su come il giocatore avrebbe usato coercizione verso la vittima sono state cancellate dalla versione dell’accusa». Insomma dopo che il fatto a febbraio era già stato archiviato, il sentore è che alla base di questo processo ci sia di nuovo un gran polverone e che qualcuno voglia sia solleticare la sete di gossip di alcuni media che guadagnarsi una fetta di notorietà (la parte lesa ha peraltro chiesto al giocatore viola, come risarcimento, anche 3 milioni di corone islandesi, circa 20mila euro). L’unica cosa che ci possiamo augurare è che - sarà banale - la giustizia faccia in fretta il suo corso e che chi ha sbagliato paghi.
Chi invece ha pagato (e volentieri) 13 milioni più 5 di bonus in estate per aggiudicarsi Moise Kean prima di tutti è stata la Fiorentina, che dopo essersi presa qualche sberleffo via social (certi video hanno pure fatto il giro del mondo) o essere stata tacciata di aver portato a casa l’ennesima scommessa si sta godendo le prodezze di colui il quale è destinato a diventare non solo il centravanti titolare della Nazionale - a Budapest ha fatto vedere a tutta Italia le sue qualità - ma anche uno degli attaccanti più prolifici della Serie A. Le quattro reti già messe a segno nei 491’ (una ogni 122’) disputati sia in maglia viola che in azzurro tradiscono tutta la bontà dell’affare portato a termine dalla società, che dopo un lungo peregrinare (e tanti errori in mezzo) ha trovato quel sostituto di Dusan Vlahovic che per troppo tempo ha ricercato sul mercato. I complimenti, stavolta, sono d’obbligo.