I GIORNI DELLA NOSTALGIA E DELL’AFFETTO, MA DAVIDE MERITA DI PIÙ: ORA LO SPORT ITALIANO PENSI A COME TRASFORMARE LE BELLE PAROLE IN FATTI CONCRETI. A BERGAMO UNA LEZIONE DA NON DIMENTICARE
Sono stati giorni difficili, pieni di commozione e nostalgia. Il 4 marzo sarà sempre una data terribile, perché la morte di Davide Astori, così inspiegabile e improvvisa, ci ha privato di un capitano dai modi gentili, di un uomo perbene che aveva scelto Firenze e la Fiorentina nonostante la rifondazione viola e la consapevolezza di doversi rimboccare le maniche prima di tornare a essere quella squadra applaudita in tutta Europa.
L’assenza dei Della Valle alla messa di San Pellegrino ha fatto storcere la bocca, ma la città, Fiorentina compresa, anche stavolta ha aperto il suo cuore per onorarlo, mentre gli amici, dai compagni di Nazionale, a quelli di Cagliari, Roma e non solo, non hanno perso occasione per rendergli omaggio con messaggio social o maglie dedicate (vedi Alino Diamanti) da esibire dopo un gol.
La prossima settimana, prima della partita di Cagliari, i viola annunceranno un’altra iniziativa benefica in suo onore, l’ennesimo modo per dirgli grazie e non dimenticare quanto di bello avesse trasmesso con la sua semplicità. Presto poi anche il muro di sciarpe troverà una sua casa e, quando lo vorranno babbo Renato e mamma Anna, si farà anche la cerimonia per l’intitolazione del centro sportivo viola. Davide però merita di più. Merita che tutto il mondo dello sport, e non solo Firenze, porti avanti i suoi valori.
Ieri da queste parti c’era il presidente del Coni Malagò, che senza giri di parole ha fatto sapere che il “simbolo dei 5 cerchi olimpici sarà sempre a disposizione per ricordare Astori”. In Figc si era parlato di portare la Nazionale a Firenze, qualcosa si potrebbe fare anche attraverso il settore giovanile scolastico, coinvolgendo i giovani, che tanto hanno bisogno di esempi positivi piuttosto che falsi miti da social: è arrivato insomma il momento di trasformare le belle parole in fatti concreti, in progetti nel nome di Davide, della sua lealtà, del suo essere testimonial solidale lontano dai riflettori.
L’occasione è grande perché nonostante le rivalità, i cori beceri, la violenza e le polemiche, non c’è stato un singolo tifoso dei nostri stadi che in questo fine settimana non si sia alzato in piedi per applaudire DA13. In Ghana c’è un progetto nel nome di Davide che salva le vite ai bambini: qualcosa di simile si può fare anche da noi. In fondo lo hanno detto anche gli Astori nella loro bellissima lettera: “Continuate a ricordarlo e non stancatevi di raccontarlo. Non ci fa soffrire: per noi è come riabbracciarlo ogni volta”.
Poco da dire invece sulla partita di domenica. La Fiorentina è stata surclassata, l’Atalanta aveva più gambe e più idee e la partita viola è finita dopo l'errore sotto porta di Laurini. L’unico a non mollare è stato Chiesa, il resto ha alzato bandiera bianca molto presto. E’ stata insomma una lezione da non dimenticare, soprattutto in ottica del ritorno di coppa. Di sicuro Pioli in queste due sfide con la Dea non ha convinto: senza Benassi il centrocampo è stato costantemente in inferiorità numerica, Milenkovic a tutto campo sul Papu ha ricalcato i disastri di Hugo su Ilicic, Laurini non può fare l’esterno di centrocampo e anche il tridente pesante ha finito per spaccare in due la squadra anziché aumentarne la pericolosità offensiva. Una partita comunque si può perdere, in fondo il ruolino di marcia del 2019 resta positivo. Certo, per l’Europa adesso è durissima, soprattutto perché la difesa, un tempo punto di forza, fa acqua da tutte le parti. Domenica al Franchi arriva la Lazio, rilanciata dal derby: forse l’ultima opportunità per restare agganciati al treno Uefa e non essere costretti a puntare tutto sulla coppa, per non vivere di rimpianti.