I GOL DI PIATEK SONO UN ASSIST AI VIOLA: ASSALTO ALL'ATALANTA, A PATTO DI BATTERE LA SPAL. DELLA VALLE RESTA: IL FUTURO E' NEI GIOVANI E NELLE NUOVE STRUTTURE. MA AI TIFOSI SERVONO SOGNI
Assalto all’Atalanta. Il ciclone Piatek ha messo a nudo i limiti della (pur bella) squadra di Gasperini: appena abbassa i ritmi e le gambe non girano a mille, appena viene attaccata con veemenza e coraggio, va in difficoltà. Un gran bel segnale in vista della coppa, ma anche nella corsa all’Europa. Che infatti, oggi più che mai, potrebbe rimettere in pista anche la Fiorentina. L’occasione insomma c’è, e stavolta andrà sfruttata.
Il mese decisivo della stagione viola inizia a pranzo con gli amici: a casa di Semplici e Viviano ci sono in palio tre punti decisivi per continuare a inseguire l’Uefa. La Spal è tosta e ben organizzata, in casa non vince da cinque mesi, ma pareggia da sei partite di fila, anche perché alle difficoltà offensive supplisce con la densità di uomini a centrocampo. Con la corsa, il pressing e qualche fallo di troppo. Per batterla insomma serviranno pazienza e nervi saldi, ma la Fiorentina non ha alternative: deve accelerare, sperando che Genoa, Napoli e Inter fermino Lazio, Toro e Samp e che le assenze non pesino troppo sull’assetto della squadra. Di sicuro, vincendo la Fiorentina si ritroverebbe a meno tre dall’Atalanta e con lo scontro diretto da giocare tra una manciata di giorni. Almeno il settimo posto dunque può restare un obiettivo concreto, a patto, come detto, di prendersi tre punti al Mazza.
Senza Mirallas, Pioli se la giocherà con i soliti noti. Gerson sarà il raccordo tra centrocampo e attacco, Benassi tornerà a essere l’incursore goleador, mentre Chiesa e Muriel saranno i terminali offensivi. Possibile comunque che Fede si allarghi spesso sulla fascia sinistra: da quelle parti infatti agisce Lazzari e l’allenatore viola ha tutto l’interesse di tenerlo basso, di limitarne al massimo le folate sulla fascia. Simeone invece partirà ancora dalla panchina, ma d’altra parte un cambio offensivo serve. E il Cholito alla Robbiati, potrebbe far molto comodo. Scontate anche le scelte dietro: Milenkovic sarà il vice Pezzella, starà a lui dimostrare che la corte dello United è più che giustificata.
A proposito di futuro: giovani e strutture sono le parole d’ordine viola. Presto infatti sarà dato il via libera al centro sportivo del settore giovanile, un modo per continuare a investire sulla cosiddetta cantera e aumentare il valore immobiliare del club (che per il momento, di proprietà, non ha neppure la sede). L’idea infatti è continuare a puntare sui baby talenti, anche per contenere gli ingaggi e assicurarsi ottime plusvalenze sul mercato. Sullo sfondo, naturalmente, resta lo stadio, ma qui i tempi sono biblici: si parla di iniziare a costruire nel 2023. Campa cavallo. Il calcio infatti è adesso e la Fiorentina non può permettersi di continuare a restare a metà classifica. Oltre che conti floridi (pare però che il bilancio viola 2018 si chiuda in passivo di 20 milioni, una cifra decisamente alta rispetto ai limitati investimenti fatti sul mercato) servono assolutamente risultati sportivi, perché solo quelli possono convincere i tifosi. Di far conti da ragioniere non se ne può più: il calcio è passione, è gol, è lo stadio pieno, l’adrenalina della domenica, le giocate dei campioni, è prendere il pullman per andare in trasferte e sognare grandi imprese. Firenze ha bisogno di questo, al resto pensino i manager. Ma senza che l’amministrazione oculata diventi l’unico obiettivo da centrare. Della Valle comunque resterà ancora in sella, così come resterà Corvino. Per Pioli - che piace e ha un ottimo rapporto con la proprietà - invece parleranno i risultati: dovrà migliorare il decimo posto attuale e possibilmente andare avanti in coppa Italia. Ci sarà tempo per riparlarne comunque, ora conta il campo. Conta la vittoria di oggi e questo mese da dentro o fuori: la Spal, poi l’Inter, la doppia sfida con l’Atalanta e la Lazio. Da questo filotto si capiranno tanto cose. Il futuro invece è già chiaro: a giugno arriveranno cessioni eccellenti, perché a gennaio (per Zurkowski, Traoré e Rasmussen) sono già stati spesi 25 milioni, a cui ne andranno aggiunti 14 per il riscatto di Muriel. Il totale fa 39, da recuperare attraverso la cessione di qualche titolarissimo. Chiesa, naturalmente, sarebbe il primo della lista, ma qui c’è in gioco molto altro che solo un assegno pesante. Fede è il simbolo di questa Fiorentina giovane, è nato qui e dovrebbe rappresentare la discontinuità rispetto alla cessione di Berna, agli errori fatti con Zaniolo e Mancini. Presto gli verrà proposto un ingaggio più alto, poi, com’è logico nel calcio di oggi, l’ultima parola spetterà a lui. Provarle tutte per convincerlo però è un dovere. Anche perché vederlo capitano oggi sarà una bella scossa d’adrenalina. Per lui stesso e per chi ama la Fiorentina. Perché è vero che i soldi controllano il mondo, ma al cuore non si comanda. Neppure davanti a una montagna di milioni.