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I GRANDI COLPI SONO RIMANDATI, LA STRADA PER LA RISALITA NON SARÀ SEMPLICE MA È GIÀ COMINCIATA. ZERO PUNTI IN DUE PARTITE: QUESTA SQUADRA VA ATTESA CON PAZIENZA E FIDUCIA. A MONTELLA IL COMPITO DARLE EQUILIBRIO (MAGARI CON LA DIFESA A TRE)

di Leonardo Bardazzi

Finalmente è finita, finalmente si potrà pensare solo al campo. A come dare equilibrio alla squadra, a come gestire i giovani e inserire Pedro, a come esaltare Ribery e Chiesa. Il grande circo del calciomercato va in letargo e visto che siamo già a settembre, è una specie di liberazione. Commisso ha chiuso la sua estate viola con 13 acquisti, gli è mancato il  quattordicesimo, forse il più importante, ma le difficoltà erano state messe in preventivo. Partire a giugno, con la grana Chiesa e con una squadra in ginocchio, non era semplice e pensare di cancellare tutto con un colpo di cimosa era pura utopia. Niente De Paul dunque, niente Berardi, Tonali o Suso. Un pizzico di delusione (inutile nasconderlo) c’è, ma i grandi colpi viola sono solo rimandati: Rocco vuole costruire una squadra da Champions entro un paio d’anni. Il primo, questo, sarà di assestamento, il prossimo invece dovrà essere quello della consacrazione. 

Non ingannino le due sconfitte però, perché questa squadra già adesso vale. Pedro è un bel colpo, se si inserirà in tempi brevi sarà un grande valore aggiunto. Ha talento e senso del gol, si muove tanto e nel gioco viola potrebbe trovarsi a meraviglia. E poi c’è Franck, il vecchio campione che vuole regalarsi le ultime scintille di una carriera luminosa. A Genova è entrato bene, nello spogliatoio è già un riferimento e dopo la sosta la sua condizione sarà migliorata. Forse fino al punto di giocare la sua prima da titolare in viola. E proprio contro Madama la Juve. Pazienza e fiducia, dunque. Alla Fiorentina serve soprattutto questo, gli isterismi post sconfitta (della serie mandiamo via l’allenatore o bocciamo qualche nuovo arrivo) non servono a nulla, se non a farci vivere le amarezze del passato. Più che i nomi, a questa squadra manca l’equilibrio. E indiscutibilmente toccherà a Montella risolvere il problema. Quando ha palla la Fiorentina è piacevole, palleggia e crea buone trame, ma è ancora fragile, troppo fragile per essere concreta.

Basta una palla persa per spaccare in due la squadra, basta un lancio lungo per trovarla lunga, sfilacciata, impreparata a bloccare l’avversario. Di questo passo si fanno pochi punti e anche per questo l’Aeroplanino dovrà porre rimedio. Commisso gli darà tempo, le ombre di Gattuso e Spalletti per il momento sono lontane, ma non si può far finta che la Fiorentina non vinca da febbraio, che Montella, tra Siviglia e Firenze, non festeggi tre punti da una vita (17 partite di campionato per l’esattezza, di cui 9 coi viola). Se e quando Caceres sarà in grado di giocare, la difesa a tre potrebbe essere la soluzione. Magari alzando Lirola e Dalbert e lasciando a Badelj il tempo di entrare in forma. Ma più che i moduli conta la compattezza, il giocare di squadra, accorciare le distanze tra i reparti. Pezzella e Milenkovic sono ottimi difensori, ma sono compassati, se lasciati soli soffrono e le prime due partite del campionato ne sono la riprova.

Alla fragilità poi si unisce la scarsa concretezza in attacco. Vlahovic va aspettato, Boa non è ancora in condizione, mentre Chiesa non è ancora lui. L’augurio è che la Nazionale restituisca il sorriso a Fede. In campo sembra nervoso, frenetico, poco tranquillo. Le scorie estive evidentemente vanno ancora smaltite, ma ora arriva la partita delle partire, quelle che lui (probabilmente) avrebbe voluto giocare con l’altra maglia. L’amore del Franchi, il boato della Fiesole tornata stracolma e piena di entusiasmo potrebbero essere la medicina giusta. L’avventura con Rocco è appena cominciata. Divertiamoci insieme. Coi giovani, con la voglia di riportare la Fiorentina in alto, con la voglia di sognare. La strada della risalita non sarà breve, ma è già cominciata. Affrontiamola col sorriso.