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GUD, LA DOPPIETTA E IL REGALO PIÙ BELLO: FIRENZE PUÒ ANCORA INNAMORARSI DI UN GIOCATORE. PALLADINO, MATURITÀ E UMILTÀ: HA SAPUTO METTERSI IN DISCUSSIONE. A EMPOLI UN ALTRO SOLD OUT IN TRASFERTA: LA FIESOLE SIA D'ESEMPIO

di Andrea Giannattasio

In uno sport, il calcio, sempre più falso e artefatto un po’ a tutte le latitudini, Firenze ha se non altro ritrovato una certezza. Ovvero che in riva all’Arno c’è ancora il tempo per potersi innamorare di un calciatore. Ad Albert Gudmundsson sono bastati 45’ e due gol su rigore per conquistarsi la stima e l’affetto di tutto il popolo viola: l’inizio più bello per quella che tutti sperano possa essere una splendida storia d’amore, arricchita da quel 10 stampato sulle spalle dell’islandese che da tempo alla Fiorentina non aveva un possessore degno di nota (non ce ne voglia Castrovilli, che quella casacca l’ha sempre onorata, ma esistono pur sempre le categorie. Su Nico meglio tacere). Ecco, il grande regalo che ci ha fatto l'uomo dei ghiacci domenica non sono state tanto le reti che hanno permesso alla squadra di Palladino di uscire da un momento complicato quanto piuttosto la sensazione di immaginare che in maglia viola sia arrivato un altro fuoriclasse, come ormai non si vedeva da tempo.

Lo ha aspettato tanto il tecnico ed ha giustamente esultato assieme a lui abbracciandolo quando domenica Marcenaro ha fischiato la fine della partita. Eppure, al di là delle giocate da campione di Albert, una parte cospicua del successo ottenuto sulla Lazio va ascritta anche all’abilità dell’allenatore, capace di rivoltare come un calzino la sua squadra all’intervallo, mettersi per l’ennesima volta in discussione nella gara più delicata dell’anno e andarsi a prendere tre punti meritati (a Baroni che contesta i rigori fischiati alla Fiorentina suggeriamo con serenità di andarsi a studiare l’attuale regolamento arbitrale per le situazioni da lui contestate). Qualcuno lo ha già definito “mago” o “trasformista”, qualcun altro gli aveva pure intimato di “spettinarsi”… eppure è fuori discussione che Palladino nelle ultime due settimane sia stato tanto maturo quanto umile nel riuscire a cancellare come una cimosa sulla lavagna buona parte del lavoro svolto in estate per proporre a sorpresa soluzioni nuove e vincenti. Qualcosa - col 3-5-1-1 - già si era visto a Bergamo, dove però il palo di Kean e il black-out della squadra a fine primo tempo avevano finito per indirizzare una partita giocata alla grande per 44’, ma è stato domenica al Franchi che è stata messa in atto la rivoluzione più grande, con il passaggio alla difesa a quattro mai vista prima in questi mesi che ha garantito maggiori certezze ed equilibrio.

Sarà banale dirlo ma a partire da Empoli la parola d’ordine dovrà essere «continuità». Quella che fin qui è mancata e che nelle sfide contro gli azzurri e il Milan (senza sottovalutare il match d’esordio in Conference contro The New Saints), se messa in atto, può far svoltare la classifica della Fiorentina. Se lo augurano con tutto il cuore i tifosi viola, a cui va un doveroso plauso non solo per il supporto che stanno dando nelle gare casalinghe in un Franchi ai limiti dell’impresentabile (caro Comune, visto che oltretutto i lavori dureranno almeno fino al 2028, ma è così difficile nascondere con un telo i cantieri della Curva Fiesole e dare una parvenza di dignità a un impianto semi-deserto anche quando finirà per essere sold out?) ma anche per la vicinanza che è stata fin qui mostrata in trasferta. Con i 3.700 - forse più - biglietti staccati per la sfida di domenica al Castellani, verrà centrato un filotto di trasferte da “tutto esaurito” in questo avvio di stagione: a Parma erano ben 3.532 i supporters al seguito, mentre a Bergamo 1.312 (il massimo della capienza del settore ospiti di entrambi gli stadi). La “motorinata” che la Fiesole inscenerà domenica suggellerà quello che è un amore per la squadra a dir poco infinito. Che nemmeno tre finali di fila perse e un avvio di stagione incerto sono riusciti a scalfire. Un sentimento così merita di essere ripagato con dieci, cento, mille domeniche come quelle che ci ha regalato Gudmundsson.