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I QUATTRO NODI: IL PATTO ITALIANO-VLAHOVIC, IL CAPITANO, IL DILEMMA IKONÉ E LA CESSIONE DI DRAGO

di Leonardo Petri

I carri che prima erano vuoti si stanno velocemente riempiendo. La vittoria tennistica contro il Genoa mette la Fiorentina, o meglio, la piazza di Firenze in una situazione particolare. Da una parte l'euforia per una squadra che da molti anni non gioca così bene e non regala simili gioie e risultati così esaltanti, dall'altra il lievitare di ambizioni sopite da tempo sotto la cenere della semplice partecipazione. La Fiorentina ha proprio la possibilità di passare dalla semplice partecipazione ad un ruolo attivo, in campionato e in coppa Italia. Il miracolo di Italiano continua e Italiano oggi vive un perfetto connubio tecnico con Dusan Vlahovic. I novanta minuti di Vlahovic contro il Genoa rappresentano un segnale preciso, un messaggio lanciato all'esterno, verso il campionato, ma soprattutto all'interno, al proprio club, che ha inequivocabilmente deciso di provare a vendere il serbo in questa sessione. Sembra un paradosso ma in questo momento le speranze di successo della Fiorentina sono affidate al "mercenario" e alla sua voglia di restare a Firenze fino all'estate e alla tenacia con cui terrà la sua posizione anche a fronte di eventuali offerte allettanti. Non credo vi siano precedenti. L'ingrato è anche il condottiero, il separato in casa è innegabilmente il leader. 

Diciamolo chiaro, se Vlahovic parte chiunque arrivi adesso non potrà sostituirlo e il sogno viola di tornare in Europa si spegnerà automaticamente. Per questo aspetto con ansia il 31 gennaio. Naturalmente posso capire l'esasperazione che sta vivendo il Presidente ma credo che a questo punto cogliere l'opportunità che sta offrendo la stagione e anteporre l'obiettivo tecnico a quello strettamente economico sia, per Commisso, una scelta obbligata. 
D'altra parte ogni tentativo di dissuadere la macchina da calcio serba dal fare sempre la differenza non sta sortendo effetti, Vlahovic è impermeabile a tutto e a tutti e addirittura si permette di fare una cosa che non avevo mai visto fare neppure da un campione navigato a fine carriera, chiedere platealmente scusa ad uno stadio che, seppur semivuoto, per la maggior parte non nutre alcuna simpatia verso di lui. Quel gesto è il sintomo della sicurezza e della personalità di questo ragazzo che, letteralmente, vive per segnare e diventare sempre più forte.

Diverso il discorso per Biraghi che ieri era il primo da sostituire ed oggi, a Firenze, nessuno si stupirebbe fosse accostato al Real Madrid. Quella di Biraghi è un'altra storia particolare di un ragazzo di grande personalità che, oggettivamente, non ha mai fatto niente per rendersi simpatico ma, altrettanto certamente, è uno dei pilastri della squadra di Italiano, sia in campo che nello spogliatoio. Adesso tutti lo acclamano per le due punizioni gol ma il capolavoro Biraghi lo fece battendo il rigore al posto di Vlahovic, facendo il capitano, coprendo il compagno in difficoltà. Biraghi è antipatico, si sente fortissimo, non ama le critiche, appare presuntuoso ma difende la maglia e i compagni. E alla Fiorentina non servono bravi ragazzi ma giocatori di grande personalità. Poi, a differenza di Vlahovic, Biraghi è migliorabile e se e quando la Fiorentina comprerà a sinistra un giocatore migliore ne saremo felici. Ma mi fa piacere che si sia capito che i problemi reali sono altri.

Ikoné non capisco perché ancora non parta titolare. Poi mi confronto con chi sa di calcio e mi faccio una domanda. Ma Ikone è proprio un esterno? Certo lo può fare e lo ha fatto ma le sue caratteristiche e la sua volontà sono quelle? Altra domanda. Se Italiano vede in Berardi il suo laterale ideale quanto è lontano l'ex Lille da i suoi desideri? Penso questo per cercare di spiegarmi i tempi di adattamento e le panchine e mi faccio un'ulteriore domanda. Essendo Ikone indubbiamente molto forte cambierà la Fiorentina per assecondarne le caratteristiche o si adeguerà lui? Lo capiremo nel breve periodo e nel frattempo, sono certo, Ikone darà a modo suo un contributo essenziale alle fortune viola.

Infine la gerarchia in porta. La scelta di Terracciano è il segnale che in questo momento Italiano ha scelto lui e che i pasticci di Napoli sono costati il posto a Dragowski. C'è poco da fare, parla il campo e le dichiarazioni dell'agente del portiere polacco ne sono la conferma. A questo punto serve che la società, con Italiano, faccia la valutazione finale e prenda una decisione. Dragowski ha il contratto in scadenza nel giugno 2023, come Vlahovic e Milenkovic, e se non serve più da titolare fossi la Fiorentina lo cederei subito. Per evitare problemi nello spogliatoio e telenovele che troppo spesso abbiamo visto. Incassare subito ciò che sarebbe difficile incassare a giugno. La troverei una scelta addirittura opportuna. 

Per questo il calcio non è minimamente paragonabile a nessun'altra azienda. Nel calcio gli scenari cambiano in un momento, bisogna essere rapidi nel capire il vento, nel valutare e nel decidere. Ed è per questo che auspico, chiedo, direi invoco da tempo un grande manager calcistico nel club. Vale più di un grande centravanti. Vedi i disastri delle genovesi, l'impossibilità di Arrivabene di gestire la Juventus, i tormenti di Lotito con Lazio e Salernitana. Niente succede a caso.