IL BELLO E IL BRUTTO DEL PROVINCIALISMO FIORENTINO
A giudicare da ciò che si vede e si sente a proposito della Fiorentina sembra che non si sia a meta' campionato ma che i viola abbiano già concluso la loro stagione ottenendo tutti gli obiettivi piu' importanti. Dico questo perché dal match vinto a Palermo ad oggi si e' parlato di tutto ma pochissimo di calcio giocato. Ho sentito considerazioni in base alle quali la Fiorentina ha giocato il miglior calcio d'Italia, ho letto e ascoltato tabelle secondo cui la Fiorentina e' la squadra che tira piu' in porta, che difende e attacca meglio, che ha il leader degli assist e il difensore che segna di piu'. C'e poi stata tutta la settimana scorsa con la notizia dell'arrivo e l'arrivo di Giuseppe Rossi, presentato dopo la sconfitta col Pescara. Si sono perse giornate intere a dissertare di Viviano e di Neto, talvolta come se Neto fosse un avversario piuttosto che il portiere titolare della squadra. Adesso il tema caldo e' quello dell'attaccante, che la Fiorentina avrebbe in mano, il tutto nella settimana i cui la squadra e' sfilata quasi all'unanimità nei padiglioni di Pitti Uomo. Mi sarei aspettato una sensibilità maggiore verso il calendario, qualcuno che si soffermasse sui prossimi impegni con un minimo di attenzione, che avesse provato a sottolineare come la sfida di Udine, e poi il match interno col Napoli, seguito dalla trasferta di Catania e dal Parma rappresentino, per la Fiorentina, un mese potenzialmente decisivo. Un mese in cui la Fiorentina si giocherà una fetta importante della propria stagione perché, mercoledì prossimo, c'e' la Roma in coppa Italia in un dentro o fuori quantomai importante. Altro che obiettivi raggiunti o tabelle sul possesso palla. Firenze mi sembra si stia confermando un po' troppo provinciale, entusiasta, ed e' giusto, per una squadra che ha riconciliato città, tifosi, societa' e squadra ma bearsi troppo di tutto questo rischia, e lo sta già facendo, di distogliere l'attenzione dal vero obiettivo, tornare in Europa. In realtà non parlo della squadra, il cui atteggiamento in avvio col Pescara mi e' piaciuto, quarto piuttosto di un ambiente che crede che ormai, dopo sei mesi di buon calcio, il centro del mondo del calcio sia Firenze. Addirittura Firenze è così fondamentale per il calcio che Lampard vuol giocare solo con la maglia viola, che potrebbero arrivare Villa o Lisandro Lopez già a gennaio, che c'e la fila per venire alla Fiorentina. Intanto, mentre ci raccontano tutto questo, la Fiorentina si approccia ad una sfida difficile, su un campo dove ha sofferto in coppa Italia, senza Pizarro, con Cuadrado non al cento per cento e con la speranza che Toni trovi un gol anche in trasferta. Della gara con l'Udinese temo soprattutto le due vittorie già ottenute in stagione contro i friulani, non vorrei che negli scontri diretti la Fiorentina avesse esaurito i bonus di buona sorte. Ovviamente sono entusiasta come tutti della splendida stagione della Fiorentina ma credo anche che a questa squadra non si debbano chiedere miracoli, perché visto da dove veniva questa societa', trentacinque punti rappresentano un mezzo miracolo che diverrebbe intero se fossero bissati nel girone di ritorno. Per farne altri trentacinque (ma potevano essere almeno quattro in piu') serve pero' che l'attuale rosa sia supportata. In sintesi serve un attaccante che garantisca gol, un vice Pizarro pronto e possibilmente di prospettiva, un esterno che dia il cambio a Cuadrado e soprattutto a Pasqual (per me a sinistra ci vorrebbe un titolare) e, dovesse partire Camporese, anche un difensore centrale. Con la mediocrità delle milanesi, la stagione di transizione della Roma (il prossimo anno sarà molto piu' forte), questo potrebbe essere la stagione giusta per le regalarsi grandi soddisfazioni e forse anche per vincere. Convincersi di questo e' fondamentale per vivere bene i prossimi sei mesi, non specchiarsi in quel che e'stato fatto (che ancora non e' molto) ma capire i propri limiti, le proprie possibita' e sperare in Prade', Macia e, naturalmente, Adv. Solo così a maggio i sogni potrebbero diventare realtà.
Leonardo Petri