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IL FUTURO DEL CAMPIONATO PASSA DAL 28 MAGGIO, A QUELLO DEL CALCIO PERÒ SERVONO RIFORME CORAGGIOSE. CONTE E UN ASSIST A NARDELLA: CON ROCCO SI RIPARLERÀ DEL FRANCHI. VLAHOVIC MERITA FIDUCIA, AI VIOLA SERVONO PIEDI BUONI (COME QUELLI DI TORREIRA)

di Leonardo Bardazzi

Il calcio ha finalmente una data certa per costruire il suo futuro. Il 28 maggio il ministro Spadafora vedrà Figc e Lega per decidere, una volta per tutte, se far ripartire il campionato di serie A. Dipenderà dai contagi innanzi tutto, ma anche dal protocollo su cui si lavorerà senza sosta in questi giorni. Quello sugli allenamenti ha già avuto il via libera del governo (ma la Fiorentina aspetta di conoscerlo nei dettagli prima di cambiare il programma di lavoro), quello per far disputare le partite però è ancora tutto da pensare. Servirà capire come organizzare le trasferte, come ospitare le squadre fuori dalle loro città e come risolvere l’ormai risaputo problema delle quarantene in caso di positività.

Se ne parlerà già oggi nel Consiglio Federale convocato da Gravina: la Figc vorrebbe ripartire il 13 giugno, ma la data più probabile sembra il 20. In questo modo infatti i calciatori avrebbero qualche giorno in più per prepararsi al tour de force che li attende e allo stesso tempo non servirebbero deroghe alle leggi del governo che prevedono lo stop alle competizioni sportive almeno fino al 14 giugno. Dettagli comunque, la sostanza è che dopo la settimana allucinante appena passata, fatta di errori, protocolli bocciati, idee confuse e litigi, si è passati realmente alla cosiddetta fase 2. Quella delle scelte. 
L’augurio, lo ribadiamo per la millesima volta, è che questa ennesima riunione degli stati maggiori del pallone, serva anche per pensare a riforme. Per togliersi dalla schiavitù delle tv e per raccogliere idee sul vero rilancio di un’azienda ormai non più florida da tempo. La C oggi alzerà bandiera bianca, molti club rischiano il fallimento e anche tra i dilettanti oltre il 30% delle società hanno bisogno di aiuti concreti per non sparire. Sarebbe uno tsunami che travolgerebbe anche le migliaia e migliaia di ragazzi che giocano a pallone per divertimento, sognando, perché no, di diventare i nuovi Totti o i nuovi Baggio. Servono riforme sugli stadi, sui settori giovanili, serve ridurre i costi, attrarre nuovi tifosi da tutto il mondo e magari ripensare alle squadre B e a cascata, servono soldi per il settore scolastico e un protocollo credibile anche per far ripartire le attività dilettantistiche. Ma servono anche idee su come far tornare i tifosi allo stadio. Sono loro il motore della passione. Senza pubblico non è vero calcio, la priorità allora deve essere rimetterli dove vogliono stare il prima possibile, anche a costo di contingentare gli ingressi.

La Fiorentina, come noto, c’è, e anzi è uno dei motori più potenti della forza riformatrice che esistono nell’attuale Lega di serie A. Sullo stadio a proposito, Nardella è ripartito all’attacco sul Franchi. Conte infatti ha annunciato che da giugno si lavorerà il cosiddetto decreto sulle semplificazioni, con l’intento di spazzar via almeno un pezzetto della insopportabile burocrazia italiana. Tra i mille punti allo studio, c’è anche quello delle infrastrutture: sul modello Genova (la città in cui si è ricostruito il ponte Morandi in pochi mesi), l’idea è quella di demandare ai sindaci molte delle responsabilità che in questo momento sono della Soprintendenza. Sarebbe il modo migliore per riparlare del Franchi. In quel caso infatti, deciderebbe Nardella e nessun altro, naturalmente dopo aver ascoltato le proposte di Commisso. Lo stadio nuovo, è ovvio, avrebbe tutta un’altra valenza economica (c’è sempre l’ipotesi Campi da non scartare), ma rifare il vecchio Comunale, magari cedendolo direttamente a Rocco, darebbe comunque più forza alla Fiorentina. Insomma, non sarebbe l’ideale, ma sarebbe comunque meglio del niente avuto finora. 

Senza lo stadio infatti la Fiorentina non vivacchierà come negli ultimi anni, ma avrà comunque grossi problemi a comprare campioni. A meno, naturalmente, di non rinunciare ai propri. In estate insomma molto girerà intorno a Chiesa, ma questo già lo sapevamo. Pradè (a proposito, bentornato direttore) è già al lavoro, Barone ha fatto sapere di essere sulle tracce di un mister X molto ambito. Sui giornali si legge il nome di Belotti, ma qui c’è Vlahovic e sarebbe pericolosissimo non metterlo nelle migliori condizioni possibili per far esplodere l’enorme potenziale che ha. Eppoi Cutrone è stato pagato caro e merita almeno la riprova del campo. Alla Fiorentina semmai mancano ancora un altro centrocampista di qualità (Torreira, un regista di classe già consigliato da Vincenzo Guerini ai tempi del Pescara, sarebbe il top, ma anche il vecchio pallino De Paul non sarebbe affatto male) e almeno un difensore bravo a far ripartire l’azione. Un altro Gonzalo, ecco quello che serve. E visto che fu proprio Pradé a portarlo qui, perché non chiedergli il bis.