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IL GIOCO NON C'È: CHIARIMENTO URGENTE FRA PRADÈ E PALLADINO. DOPO LA DIFESA A 4, IL CENTROCAMPO DEVE PASSARE A 3 CON ADLI. SPRECO GOSENS, BISOGNA SFRUTTARLO MEGLIO. COMMISSO MANDA SEGNALI DI FORZA E LA PRESSIONE AUMENTA PER TUTTI

di Angelo Giorgetti

Dopo otto partite vorremmo aver compreso cosa ha in testa Palladino, ma nonostante l'impegno ci siamo riusciti il giusto. Di sicuro non esultiamo per i progressi sponsorizzati a Empoli, perché il gruzzolo tecnico si è involuto laddove si prevedeva sbocciasse e alla fine, al posto dei tiri in porta, sono emersi mugugni interni. Nel frattempo la statistica ci ricorda che l'unica vittoria viola è nata grazie a due rigori e il secondo, per la cronaca, è stato scovato al 90' dal Var. Sta insomma surfando su di noi un'onda piatta che rispecchia il minimo erotismo calcistico, il giro palla ha una velocità bassa e il pressing arriva a rate mentre la fantasia resta in garage dentro scatoloni che vengono aperti a turno.
La crescita per ora ha lasciato una scia di briciole e ci si accontenta di poco, tipo l'invocata esclusione di Biraghi dal club dei centrali, evento festeggiato dai tifosi come una vittoria. 

Sistemata finalmente la difesa con una mossa che era reclamata per overdose di evidenza da tutti, è rimasto il problema di una fase di costruzione senza identità, una scattosa evoluzione verticale legata alle prestazioni individuali, con evidenti lacune di pensiero collettivo e forse anche il feeling fra alcuni giocatori (vedi le parole di Kouame).  Il centrocampo a due con Bove e Cataldi sa indossare benino solo una fase, ci si chiede perciò quale ragionamento abbia consigliato l'esclusione di Adli _ di gran lunga il più tecnico e verticalizzante a centrocampo _ per aggiungere invece la poca qualità di 2 esterni di attacco come Colpani e proprio Kouame, ai quali peraltro viene richiesto un compito di copertura che li snatura. In sostanza, una formazione coraggiosa sulla carta si è ridotta a rammaricarsi per una mancata vittoria a Empoli senza avere mai tirato in porta. Mah.

La Fiorentina di Palladino è inespressa, l'estro del giovane allenatore per ora ha un breve-grande futuro dietro le spalle e sembra trovare giustificazione soprattutto nel grande coccodè da chioccia di Galliani. Ma qui c'è Pradè, oltretutto in una versione nuova e battagliera: dopo anni in cui si è dovuto confrontare  _ diciamo così _ con chi aveva anche sul mercato più peso decisionale di lui, in questa stagione ha potuto calibrare le scelte della campagna acquisti secondo le proprie convinzioni. Ha lavorato con grande tenacia. E' nata una rosa che secondo noi è complessivamente più forte rispetto a quella della passata stagione, con una conseguenza che non può sfuggire a chi cerca di capire che cosa sta succedendo in un periodo di quiete accesa: il Ds viola ci ha messo interamente la faccia e non è certo disposto a trascurare il valore di potenzialità lasciate inespresse. Pradè perciò ha tutto l'interesse che le cose funzionino bene e non ha mancato di lasciar filtrare il proprio pensiero sulla possibilità di giocare a 4 _ già circolano leggende sul cambio di modulo alla fine del brutto primo tempo contro la Lazio _ e sui tanti soldi spesi per la campagna acquisti: 'Settanta milioni, più altri 50 per riscatti e obblighi'. Insomma, qui si fa l'Italia o si muore, avrebbe detto Garibaldi. Più modestamente, qui si fa la Fiorentina o si rischia la pelle sportiva, questa volta davvero. 

Sette punti in classifica dopo sei partite e a Empoli è stato evidente il mancato decollo, eppure il ribaltone contro la Lazio avrebbe dovuto aggiungere voglia e convinzione, somma di cervelli e non sottrazione di energie: le virtù si sono viste poco, il possesso palla superiore è stato dispersivo e orizzontale, con troppi sbagli al momento di cercare profondità, scambi, idee, soluzioni condivise, scintille che grandi giocatori dovrebbero lanciarsi con allegria e non rinfacciarsi per mancata democrazia.

Troppe individualità malfunzionanti nell'esercizio della costruzione e poi Gosens in difesa, così lontano dalla porta, chiuso da Kouame francamente trascurabile nel suo doppio mestiere di attacco e copertura. E Colpani? Al solito. Un promettente inizio, poi poco a parte i rimbalzi e le facili letture in dribbling da parte degli avversari. Un 4-2-3-1 così morbido è diventato preda facile di un Empoli bene organizzato, entrambe le squadre hanno rischiato poco e il portiere dell'Empoli neanche ha dovuto tuffarsi una volta, con il rischio di sciupare la sua immacolata versione bianca dell'abito da gioco. Il quale è rimasto splendente anche a fine partita. Qui scherziamo, ma senza una sterzata la situazione rischia di diventare seria. Lasciamo perdere la Conference di giovedì, perché con tutto il rispetto la Fiorentina giocherà contro una squadra che siamo andati a cercare su Google, ma domenica arriverà il Milan e allora saranno problemi veri senza un salto di qualità e, vogliamo aggiungere, un salto di prospettiva.

A centrocampo servirà la qualità di Adli, che sa fare il regista meglio di Cataldi: la Fiorentina ha bisogno di un costruttore, un ragionatore, uno smistatore per evitare che le cariche di adrenalina si disperdano in ricerche di gloria personale. Gud è bravo, ma non possiamo pretendere che risolva tutto, soprattutto dopo gli ultimi e complicati mesi passati fra l'infortunio e l'extra campo giudiziario. Kean è in uno stato di grazia rispetto alle ultime annate, ma non è mica un camion che può sfondare tutti i posti di blocco. Manca insomma l'idea che la Fiorentina quando attacca sia qualcosa di sensato e coerente, un consegno costruito per diventare qualcosa di più forte e non un insieme di individualità che cercano fortuna personale. Non sempre ci possono essere due pestoni che cambiano il destino, le squadre hanno bisogno di avere un respiro comune, di essere accompagnate da una energia superiore che nei momenti difficili nasce dalla complicità. 

Commisso in due recenti interviste ha lanciato segnali chiari, è convinto che la rosa sia più forte rispetto allo scorso anno e ha ribadito che la Fiorentina deve far meglio rispetto al settimo-ottavo posto, mica facile vista la classifica che si sta snocciolando e in previsione che una almeno due fra Atalanta, Bologna, Lazio e Roma lasci un posto libero dopo le prime 4. Alla luce di tutto questo ci immaginiamo un confronto tecnico sempre più intenso fra Pradè e Palladino, proprio per evitare equivoci, con il recupero di Adli e un bel discorso a tutti i protagonisti dell'attacco che hanno scelto la gloriosa strada dell'X Factor personale. Magari ci sbagliamo e in quel caso auguriamo alla Fiorentina di cavarsela bene con un centrocampo a due limitato in fase di costruzione e con gli esterni di attacco che fanno a metà il loro lavoro. Le vie del destino sanno essere infinite, ma occhio perché i filmati in sala Var non sempre hanno la prospettiva giusta.