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IL GIOVANE DUSAN, LA PROVA DEL 9 E LA STRATEGIA PER TENERSELO: I SOLDI NON BASTANO, SERVE UN’IDEA CREDIBILE PER TORNARE IN ALTO. INTANTO, PER LUI E I VIOLA, CONTA SOLO UNA COSA: TROVARE CONTINUITA’

di Leonardo Bardazzi

Volare basso. La tripletta è stata una botta di adrenalina, i complimenti pure. Vlahovic è meritatamente sulla cresta dell’onda, si gode il suo momento e merita di goderselo perché da anni ormai lavora sodo per arrivare dove sogna. Dusan è un ragazzo per bene, ha fame di arrivare e la feroce determinazione che mette in campo ne è la miglior dimostrazione possibile. Sono ottime qualità che inducono a pensare che non si monterà la testa. La sua crescita è evidente, 11 dei suoi 12 gol stagionali sono arrivati negli ultimi 3 mesi di campionato, non è ancora un cecchino, ma sta imparando a usare il fisicone che si ritrova e i movimenti in profondità che gli chiede Prandelli. 

Da qui a dire però che è il bomber che sogna mezza Europa, ce ne passa. Vlahovic non è Haaland, ha bisogno ancora di fiducia e di sbagliare prima di poter essere un vero obiettivo delle grandissime squadre europee. Il giusto percorso di maturazione è ancora nella Fiorentina, il club che lo ha atteso e coccolato anche nei momenti difficili, il club che gli offre la maglia di indiscusso titolare e la possibilità di crescere insieme. Per convincere anche chi lo assiste, c’è solo un modo. Il denaro naturalmente, ma anche e soprattutto un futuro credibile, la costruzione di una squadra più forte e matura di questa, in grado di battersi per l’Europa e di creare un gioco e un’identità capace di mettere in condizione il centravanti di segnare tanti gol.

Vlahovic ha più volte ribadito di sentirsi molto legato a questi colori, di essere riconoscente a chi lo ha cresciuto. Ma i calciatori, soprattutto oggi che hanno il coltello dalla parte del manico, si convincono solo costruendo squadre forti. E’ questa la grande sfida di Rocco e Barone, solo così sarà possibile trattenere i migliori e pensare davvero di riportare la Fiorentina dov’era fino a qualche anno fa: la scelta dell’allenatore sarà il primo passo verso il futuro, da lì si capirà l’idea di calcio su cui impostare la rivoluzione e ricostruire dopo due anni deludenti.

Per i viola comunque, Vlahovic è un punto fermo del futuro. Lui come Quarta, Dragowski, Castrovilli, Bonaventura, ma anche Amrabat, i fidi Venuti e Terracciano, il misterioso Kokorin (speriamo che almeno il prossimo anno dia segni del suo talento…), sono gli uomini su cui rifondare, anche se la battaglia sul rinnovo di contratto si annuncia durissima e anche se le sirene del mercato faranno fischiare le orecchie. Commisso, nel caso Chiesa, ha già dimostrato di essere un osso duro, ma un compromesso, magari firmando una clausola rescissoria, sembra però la cosa migliore per tutti: per Vlahovic, che potrebbe consacrarsi senza bruciare le tappe e per la Fiorentina, che con il rinnovo tutelerebbe un patrimonio in crescita esponenziale. Intanto però, la prossima sfida si chiama continuità.

Domenica arriva Ibra e per il giovane Dusan, sarà un bel banco di prova. Lui, giovane rampante, al cospetto dell’idolo che a 39 anni ancora fa la differenza. In ballo ci sono punti pesanti, perché la classifica è migliorata ma la salvezza è ancora tutta da conquistare. Pioli quest’anno ha fatto un capolavoro, ma domani avrà lo United in coppa e spenderà molte energie. Il suo Milan tra l’altro è stanco e in questo 2021 ha già perso sei partite: tentare insomma si può. Sopratutto se lo spirito sarà quello di Benevento, se Ribery continuerà a illuminare e se Dusan, dopo la sbornia di gol, titoloni e complimenti, saprà confermarsi. Non c’è che dire, contro Ibra, sarà una prova del 9. Importantissima per il baby bomber, fondamentale per la Fiorentina.