IL NUOVO CORSO DI MIHAJLOVIĆ
La prestazione di Napoli, finalmente autorevole e con affanni limitati per Mihajlovic, è destinata a riaprire l’annoso dibattito sulla squadra viola: la Fiorentina è vicina al salto di qualità o dalla prossima trasferta ci passerà davanti agli occhi il solito brutto film? Diciamolo con franchezza, adesso non siamo in grado di rispondere e allora non resta che ripartire da sabato notte, da una Fiorentina che ha lanciato segnali interessanti.
Prima di tutto l’atteggiamento, tema molto caldo quando si parla dei viola. C’è stato per tutta la gara. Anche quando, tra il 60’ e il 75’, il Napoli ha premuto parecchio la Fiorentina. In altri momenti i viola sarebbero caduti, le occasioni per gli avversari sarebbero fioccate copiose. E invece, anche quel piccolo frangente di crisi, è stato gestito al meglio: il Napoli ha tirato solo due volte in porta. Boruc è stato reattivo. Pur soffrendo, i viola non hanno dato l’impressione di soffrire. Non è un dettaglio di poco conto. Infatti negli ultimi dieci minuti la Fiorentina è ripartita, intuendo che quello era l’attimo giusto per ferire a morte il Napoli. I viola non hanno vinto perché il contropiede è stato amministrato con poca lucidità – Jovetic e Romulo non hanno servito o hanno sbagliato a servire Cerci – e questo è un punto su cui lavorare. Ma avere tutto subito è impossibile. Altrimenti parleremmo di una Fiorentina pronta per vincere lo scudetto e sappiamo che non è così.
Altra nota commendevole: la fase difensiva ha funzionato bene, segnatamente la parte terminale, cioè il tandem centrale Gamberini-Natali. I viola si sono difesi con ordine e eleganza, non smarrendosi mai. E’ una piccola conferma: la Fiorentina nelle prime quattro gare di campionato ha subìto soltanto due reti. La proiezione su 38 gare darebbe una ventina di reti in tutta la stagione. Sarebbe un trionfo, troppo bello per sembrare vero, ma il dato è incoraggiante: è lecito sperare di vederla subire meno dell’anno scorso.
E veniamo agli uomini chiave. Il primo è Cerci: ora lo hanno scoperto tutti… Anche quelli a cui stava, e sta ancora, poco simpatico, ma il pallone è un fatto tecnico, il resto non deve o non dovrebbe contare niente. Ha ragione Mihajlovic quando dice che Cerci non si rende conto di quanto sia forte e dove possa arrivare. E’ un talento assoluto, cristallino, raro. Se a 24 anni ancora non è esploso la colpa è solo sua, sia chiaro, ma a noi non interessa istruire processi retrospettivi e psicologici sui disagi del giocatore Cerci. Più produttivo fare un ragionamento diverso: l’esterno è ancora giovane, ha il tempo necessario per segnare incontrovertibilmente il suo passaggio nel calcio italiano. Si tratta solo di sintonizzare la testa sulla frequenza della concentrazione, fissando un obiettivo personale: Cerci deve rendere più grande la Fiorentina e sbarcare in Nazionale per rimanerci a lungo. Non si vede, ora, un calciatore di fascia in Italia più forte di lui, se sommiamo estro, tecnica, tiro in porta, gol, capacità di saltare sistematicamente l’uomo, potenza fisica, velocità sull’allungo. Se Cerci non ce la farà, dovrà vivere solo di rimpianti. E’ lui il padrone di un destino che potrebbe consacrarlo. Un calciatore di un’epoca diversa: non solo per quell’acconciatura vintage, ma soprattutto per il modo di interpretare il ruolo, usando una targa prestigiosa come il numero 7, distribuendo giocate che lo portano a paragoni sontuosi con Bruno Conti. In Cerci c’è il senso del calcio, quello che molti oggi hanno perduto, ma che è impresso nel dna della nostra storia.
Gli altri sono Montolivo, Jovetic e Behrami. Riccardo ha dato un’ulteriore dimostrazione come debba giocare un centrocampista moderno, completo. Davanti alla difesa o interno, poco importa: l’importante è saperci stare in campo. Montolivo ha dimostrato anche di essere più forte di critiche, fischi, polemiche: continuando così porterà tutti i tifosi dalla sua parte.
Il montenegrino è una splendida seconda punta, ma siccome è intelligente ha deciso di frequentare un corso da centravanti, organizzato da Mihajlovic. A Napoli ci ha fatto vedere che ha studiato: JoJo è un’altra straordinaria risorsa viola.
Infine Behrami: etichettato solo come centrocampista dinamico, grintoso, veloce negli inserimenti, al San Paolo è stato impostato alla De Rossi, scalando anche sulla linea dei centrali difensivi. Lo svizzero ha fabbricato una prova più che convincente che spingerà Mihajlovic a riproporlo spesso in quella zona del centrocampo. Applausi al tecnico che ci ha creduto. E a Behrami: non tutti sopra le gambe hanno un cervello.
Mario Tenerani
Giornalista de Il giornale della Toscana