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IL PARI DI MILANO E UNA CORSA CHE CONTINUA. SPERANZE D’EUROPA INTATTE, MA SOTTO PORTA SERVE UN’ALTRA INCISIVITÀ

di Tommaso Loreto

La sensazione di avvicinarsi, di molto, al massimo risultato e il ritorno sulla terra al fischio finale pur con una prospettiva che resta positiva. Non cambia la stagione della Fiorentina, perché non cambia il suo gioco e la sua impostazione, marchio di fabbrica di un tecnico che ha restituito agli amanti del viola una squadra degna di nota. Nel pari di ieri a San Siro c’è la personalità di un gruppo cresciuto a dismisura rispetto allo scorso anno, che non ha ancora le caratteristiche della grande squadra perché non può averle, ma che pare comunque sulla buona strada.

Il contrasto tra la bontà del punto del raccolto di fronte all’Inter, certamente inguaiata nella corsa allo scudetto, e qualche rimpianto per una fase offensiva troppo blanda è tutto qui, nell’uno a uno firmato ancora una volta da un Torreira versione seconda punta. L’idea di avanzare l’uruguagio resta tra le migliori avute da un Italiano dichiaratamente valore aggiunto, ma il fatto che sia ancora una volta un centrocampista a trovare la via del gol (e non gli esterni dai quali molto si aspetterebbe l’allenatore) non può essere trascurato.

Se l’assist di Nico, e la velocità nel contropiede di Ikonè, restano tra le note più positive della serata (insieme a un Castrovilli al decollo e a una coppia centrale sempre più sicura) la mancanza di precisione e lucidità al tiro pesa soprattutto nel primo tempo, giocato forse meglio dei nerazzurri. Con Gonzalez e Saponara fin troppo abili nel centrare i difensori in opposizione e con Ikonè che nel momento decisivo ha colpito troppo sul portiere. Occasioni che avrebbero tramutato la serata di Milano da positiva in trionfale, ma che non intaccano le speranze europee da cullare nel corso di una sosta con gli occhi alla Nazionale di Mancini.