IL RETROSCENA: DELIO, LO SCARICABARILE E UNA SQUADRA CHE NON LO SEGUE PIU'
Il problema è serio: la Fiorentina per non firmare con la retrocessione una delle stagioni più vergognose della sua storia gloriosa, deve fare cinque-sei punti per salvarsi. Come? E dove? Due quesiti decisivi perché la prestazione col Chievo è stata una triste rappresentazione di anti-calcio. Parente stretta di quella vergognosa prodotta contro la Juventus. La squadra è in totale assenza di gioco, non ha forza temperamentale, molti elementi si mostrano in deficit di condizione fisica.
Ecco, appunto, ‘come’ fare questi punti. Quindi ‘dove’, cioè su quali campi conquistarli: le trasferte di Milano, Roma e Bergamo appaiono proibitive. Al Franchi un po’ meglio: Inter a parte, arriveranno Palermo, Novara e Cagliari. Non resta che sperare nella lentezza pachidermica del Lecce, formazione che sta abbassando – per fortuna dei viola – la media salvezza.
Il quadro è mediocre, desolante, allarmante. Se la Fiorentina è in queste sabbie mobili, lo abbiamo scritto fino alla noia, è perché sono stati commessi troppi errori dalla società, ma adesso la chiamata in correità scatta pure per l’allenatore. Delio Rossi è professionista preparato, stimato, dotato di un discreto palmares, però fino ad oggi non ha combinato niente, anzi, ha fatto peggio di Mihajlovic. Il tema, però, non è assegnare colpe; per questo, tecnico compreso, ci sarà tempo a maggio, ci auguriamo in serie A… No, oggi serve capire se Rossi sia in grado di salvare la Fiorentina.
I segnali non sono confortanti: la squadra, parliamo soprattutto dei titolari perché sono loro che vanno in campo, non lo segue più. Le conferme arrivano dall’atteggiamento in partita e anche dagli spifferi dello spogliatoio. Non è scoccata neppure la scintilla dell’empatia. I giocatori, sul piano umano, avevano legato molto di più con Mihajlovic. Tanto che qualcuno lo rivorrebbe pure. La società sta monitorando con attenzione la questione, ci sono forti scricchiolii. I dirigenti devono stare molto attenti, non possono sbagliare, perché in ballo c’è un traguardo decisivo. Se Rossi ha una sola possibilità di riprendersi in mano la squadra, benissimo, altrimenti meglio salutarlo subito ed affidare ad un traghettatore esperto la pratica salvezza.
E c’è di più: dopo la partita col Chievo, Rossi accompagnato da alcuni dirigenti, ha voluto incontrare una delegazione di tifosi. L’allenatore ha chiesto aiuto e gli ultrà hanno capito. Le ragioni di Rossi e della curva coincidono sul bene della Fiorentina. Durante la chiacchierata pare che Delio Rossi abbia ammesso le proprie colpe, spiegando di averci messo sempre la faccia. Ma sembra che abbia fatto anche riferimento, seppur in modo velato, a responsabilità di giocatori e società. Questo scaricabarile non sarebbe piaciuto al club e neppure ai calciatori. Tutto ciò è un altro indicatore di una situazione ad alto coefficiente di esplosività. La Fiorentina è una polveriera.
È saggio, invece, che ognuno si prenda un bel fardello di responsabilità, evitando di spostarlo sulla schiena altrui: i giocatori, colpevoli di prestazioni pessime, e l’allenatore, protagonista di un flop clamoroso. Poi verrà il tempo del processo alla società. Senza sconti, ma solo dopo aver piazzato in classifica tre squadre alle spalle. Un verdetto diverso sarebbe inimmaginabile, ancorché drammatico sul piano economico.
Mario Tenerani
giornalista de Il giornale della Toscana