INIZIA IL 2022 ANCHE PER I VIOLA. OGGI A TORINO TEST DECISIVO. ITALIANO RIPARTE DALLE CERTEZZE. IKONÉ IN PANCHINA, PIĄTEK NON CONVOCATO. LA CLASSIFICA NON SI GUARDA: C’È IL CAOS
Dopo la falsa partenza della Befana, sfida non disputata con l’Udinese al Franchi causa Covid, anzi causa Asl ante-Tar, i viola battezzano il 2022 oggi alle 17 allo stadio Grande Torino. Granata fuori quarantena, grazie al Tar che ha massacrato l’Asl di competenza, ma con molti assenti e pochi allenamenti. L’occasione per la Fiorentina è ghiotta. Nel lazzaretto del calcio italiano dove ci sono squadre falcidiate dalle positività - una è l’Udinese, asfaltata dall'Atalanta e infatti il direttore generale Marino ha sparato a palle incatenate contro la Lega, “questo non è calcio” -, la Fiorentina con due soli giocatori frequentati dal Covid, è una di quelle che sta meglio. Fortuna, certo, ma anche attenzione da parte della società, dello staff medico e dei tesserati perché è innegabile che durante le vacanze di Natale un maggior rigore, nei confronti dei propri giocatori, da parte del club di serie A, sarebbe stato doveroso. Ma questo fa parte del caos che governa attualmente il pallone del Bel Paese. Dove improvvisazione, superficialità e spesso imperizia, sono compagne di viaggio. Proprio nei giorni in cui si ricorda il centenario della nascita di Artemio Franchi: uno scienziato, al cospetto di quello che propone il calcio odierno.
Ripartire non è mai semplice, soprattutto per chi ne avrebbe fatto volentieri a meno della pausa: la Fiorentina a Verona, ultimo atto 2021, ha chiuso con 32 punti in 19 gare. Un bottino aureo, se pensiamo alle premesse della vigilia del campionato. E la sensazione che ci ha regalato la Fiorentina, è stata un crescendo rossiniano. La formazione dei Italiano si è alzata moltissimo nel mese di dicembre. Stava lievitando e l’hanno fermata per la sosta natalizia.
I viola devono riavvolgere il filo e ricominciare esattamente da dove e da come hanno finito l’anno. Con gioco, personalità, autostima e un grande Vlahovic. Lui è il valore aggiunto. Dietro c’è un gruppo che fa in pieno il proprio dovere, anche qualcosa in più, ma davanti c’è un bomber fantastico che ha risolto alcune partite con la sua classe. Pensiamo al trionfo sul Milan quando ha inventato un paio di gol pazzeschi. Vlahovic non è un cecchino banale. Il combinato disposto tra il valore della squadra, del suo formidabile allenatore e del centravanti, è esplosivo. Il segreto del successo della Fiorentina. Da lì è necessario ripartire.
Non facendo calcoli perché in questa bufera del pallone italiano, tra partite a salve e gare vere, serve la bussola per orientarsi. Inutile fare calcoli, forse sarebbe addirittura pernicioso. Meglio pensare a vincere, sempre e comunque. Poi a primavera, quando speriamo la situazione Covid sarà controllata e in via di evaporazione, faremo i conti. Ma ora no. La classifica è fluida e anche falsata. Può succedere di tutto, sta già succedendo di tutto. Il campionato potrebbe decidersi per una distinta inserita nel computer il giorno prima dal Bologna e dopo non tolta: l’Inter si aspetta la vittoria a tavolino. Pensate se quei 3 punti alla fine decretassero lo scudetto… Questo è lo scenario, prendere o lasciare.
L’Europa della Fiorentina non è un traguardo, ma un cammino. Da effettuare senza retro pensieri, con la leggerezza di chi è sicuro dei propri mezzi. Già da Torino. Italiano nel pomeriggio ripartirà da un terreno sicuro, quelle certezze che gli hanno consentito di racimolare 32 punti. Ikonè in panchina, Piatek non convocato, ci sarà tempo per entrambi, serviranno come il pane alla Fiorentina. Ma per gradi. Ora è giusto che Italiano si affidi a coloro che lo hanno portato qui. E’ verosimile che lui scelga la formazione pensata per affrontare l’Udinese: con Terracciano tra i pali, Odriozola, Milenkovic, Quarta e Biraghi in difesa. In mezzo Torreira con Bonaventura e Duncan. In avanti Callejon, Vlahovic e Gonzalez. Sempre salvo sorprese, naturalmente. E a quelle Italiano ci ha abituati. La Fiorentina ha seminato tanto di buono in questi mesi, adesso è arrivato il tempo del raccolto.