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JOVETIC & CLAUSOLA, IL PATTO? CARTA STRACCIA. INTANTO LE PARTI TRATTANO, COL CITY ALLA FINESTRA

di Stefano Prizio

La clausola rescissoria? Non c'era, ma ci sarà. Parola di Pradè, parola della Fiorentina che attraverso il suo direttore sportivo ha già fatto sapere di voler inserire una cifra - certa, nota ed ufficiale - con la quale i suoi giocatori  più importanti e rappresentativi potranno liberarsi senza colpo ferire. Una clausola voluta e pensata per Stevan Jovetic, ma che potrebbe essere fissata anche per altri calciatori della nuovissima rosa viola che dovessero sorprendere per valore e rendimento.

Intanto si pensa al futuro della forte punta montenegrina, oggetto del desiderio di molte società europee ed italiane, su tutte la vecchia (e scorretta) signora di Torino. La poco signorile signora c'ha provato fino all'ultimo, gettando sul tavolo della Fiorentina (con lo stesso stile di Cerci a baita pernice) 30 milioni di euro a poche ore dalla fine del mercato. La Fiorentina rispose picche, a dire il vero aveva già risposto picche qualche settimana prima quando Andrea Della Valle (il ritrovato, il rientrato, il redivivo) aveva chiuso ogni possibile trattativa per Jovetic dicendo alla città:" si riparte da lui".

Il futuro è decidere se e quando mettere la clausola, trattare - tra l'abile Pradè da una parte e quel marpione di Fali Ramadani dall'altra - di quanto dover alzare il già lauto stipendio di Jovetic (2,5 milioni netti all'anno) per fissare una clausola rescissoria che sia davvero congrua rispetto al valore fuori mercato (la clausola deve essere fuori mercato se no che clausola è?) che Jovetic già rappresenta e a maggior ragione rappresenterà in futuro. Tratteranno le parti e entro fine anno la Fiorentina tiene a chiudere l'operazione e comunicare l'entità della clausola.

Il passato è invece più inquietante, perché la clausola rescissoria sembrava ci fosse. C'è chi diceva ci fosse. C'è chi scriveva ci fosse. Ma i fatti hanno dimostrato che non c'era. La Gazzetta dello Sport uscì con clamore in mezzo all'estate "la clausola c'è ed è di 30 milioni", la Fiorentina smentiva, ma senza convinzione. Poi toccò al Corriere dello Sport: "no via non è una clausola, ma un patto, un accordo tra gentiluomini". I fatti - cioè la permanenza di Jovetic in maglia viola - hanno dimostrato che di pressioni (specie dei procuratori del montenegrino) ce n'erano molte ma di carte, documenti vincolanti, patti di ferro, c'erano invece ben pochi.

La carta privata? E che roba è? - ha domandato l'avvocato Mattia Grassani ieri ospite di "Piazza Duomo" su Radiotoscana - per il diritto sportivo (quello che conta nel calcio ndr) è carta straccia". Nel caso ci vuole la "clausola" con tutti i crismi, sottoscritta fra le parti e soprattutto depositata in Lega "entro cinque giorni dalla stipula", altrimenti assicura Grassani, è tutto invalidato. A proposito trai crismi c'è quello che una clausola non può essere "discriminante", spiega sempre Grassani, insomma non si può dire "il giocatore va lì, ma non può andare là". Il rischio è che la clausola venga impugnata. Insomma sarà dura mettere nero su bianco che "Jovetic non può andare alla Juventus". Sarà dura per la Fiorentina tutelarsi in questo senso.

Intanto si tratta, base di partenza 35 milioni (pochi diremmo), con un adeguamento minimo del già principesco contratto di Jovetic che intanto continua a segnare e a far lievitare il valore del suo cartellino. Per l'anno venturo c'è già una strizzata d'occhio (non un patto non una clausola, ma una corsia preferenziale) con il ricchissimo Manchester City. Ma non è neppure detto finisca così, i fratelli Della Valle hanno poco da invidiare ad uno sceicco in termini di quattrini (non è una battutaccia, è questione di conti), per questo - volendo - potranno anche concedersi il lusso di tenersi il campione. Chissà?! Dipende molto da dove sarà la Fiorentina a fine campionato.

Stefano Prizio

giornalista di Radio Toscana