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L’ETICA DEL CALCIO È IL RISULTATO: ELOGIO DELL’EQUILIBRIO

di Stefano Prizio

L’etica del calcio è il risultato. Come diceva Boniperti: vincere non è importante, è l’unica cosa che conta, una massima di un calcio stantìo che invece per molti non è sorpassato, nonostante tanti altri abbiano compreso e assimilato che se l’uomo non vive di solo pane, così il calcio vive anche di personalità, identità e bellezza. Eppure, anche nell’evoluta Firenze, andato via Vlahovic, quando la Fiorentina perse nettamente con la Lazio, a dispetto di settimane e settimane di sorrisi ed elogi e malgrado un campionato che andava, e va tuttora molto bene e oltre le attese, nonostante un’identità di gioco riconoscibile e gradevole.

Già qualche sopracciglio s’alzava, qualche musino si torceva e le concioni sussurravano di come Italiano  non insegni a difendere o di come il gioco di Italiano non sia poi questo granchè. Ve lo ricordate? O  fate finta di nulla cercando di non passare per criptobonipertiani? Adesso poi  la squadra ha ricominciato a vincere e il sostituto di Vlahovic, Piatek, segna tanti e bei gol, perciò tutto va di nuovo bene madama la marchesa, poco conta poi se ad esempio nella vittoria più celebrata, l’ultima con l’Atalanta di Gasperini, gli episodi siano girati tutti a favore viola: come il fatto che i bergamaschi giocassero, senza i loro attaccanti, a breve distanza dall’impegno di coppa o come quella rete annullata, che poco conta se sia regolare o meno,  tuttavia qualora fosse avvenuta a parti invertite, ci avrebbe fatto paventare i cattivi pensieri e frignare per due mesi o forse tre.

Per tutto questo converrebbe adoprar l’equilibrio, anche se è meno enfatico, poco divertente, anche se sull’inno all’equilibrio, non si suonano le cariche, non si arringano le masse, non si conduce il popolo più bovino. Il predicozzo, lo rivolgo intanto e soprattutto a me ed alla mia povera categoria, eternamente divisa tra ‘mullah’ e ‘barboncini’. Però è a tutti che conviene non tralasciare gli aspetti positivi quando le cose vanno male e non tralasciare quelli negativi, quando vanno bene, in sintesi usare il buonsenso. E allora, usando il buonsenso: Vincenzo Italiano rimane una manna piovuta sul cielo viola appena orfano di Gattuso, l’artefice di questo campionato è lui, l’uomo che sa tirare fuori il meglio dai suoi ragazzi,( che hanno il merito di seguirlo), anche quando la sua società lo mette in difficoltà, cedendo il migliore.

Piatek è il risultato di una scelta non facile (il sostituto di Vlahovic, anche se per sostituire il serbo fu preso Cabral invero e Piatek era già stato preso) che andava fatta dopo aver incassato il malloppo, il ragazzo è un signor artigiano del suo mestiere, in piena maturità, sportiva ed umana, che al momento dà ottimi frutti, l’altro è altrove ormai, è forte come si sapeva, è giovane e migliorerà, come si è visto l’altra sera in Champions con la sua rete bella e veloce al Villareal. E via così, citando l’eterogeneità degli aspetti, candidi e bigi. E occhio ad ogni giudizio tranchant, perentorio, perché in quest’epoca di social, tutto si ricorda e nulla si oblia.