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L’INTER AI RAGGI X: È LA SQUADRA PIÙ EUROPEA DELLA SERIE A E STA VIVENDO UN PERIODO DI GRANDE FORMA. IL PUNTO-CHIAVE PER PALLADINO È INARIDIRE LA FONTE DI GIOCO DI CALHANOGLU

di Alberto Polverosi

Per dare una più esatta dimensione dell’Inter, e del suo momento di forma, si può partire da alcuni dati. Il primo: delle ultime 12 partite ufficiali ne ha vinte 10 e ha pareggiato le altre due. Il secondo: con 13 punti dopo 5 partite è a un passo dalla qualificazione diretta in Champions League. Il terzo: con l’1-0 sul Lipsia di martedì scorso ha mantenuto inviolata la sua porta per l’undicesima volta in questa stagione. Il quarto: in Champions, dopo aver incontrato Manchester City, Stella Rossa, Young Boys, Arsenal e Lipsia, è l’unica squadra a non aver subìto nemmeno un gol. E poi ci sono i valori tecnici, gli stessi (anzi, di più) che hanno portato la squadra allo scudetto pochi mesi fa.

L’organico dell’Inter è il più completo e il più ricco della Serie A insieme a quello dell’Atalanta. Dopo il 5-0 di Verona di sabato scorso, Inzaghi ha fatto otto cambi contro il Lipsia ed è difficile stabilire quale sia la formazione più forte. L’Inter è la squadra italiana più adatta al calcio bulimico di questi tempi, non ha riserve ma solo titolari che l’allenatore alterna con un metodo efficace. Per fare qualche esempio: fra Acerbi e De Vrij chi è il titolare? Fra Dumfries e Darmian? E fra Zielinski e Mkhitaryan chi ha più qualità? Barella ha qualcosa in più di Frattesi che però è titolare in Nazionale. Se Palladino ha fatto una scelta chiara con una formazione per la Conference (dove le avversarie di queste prime sei giornate sono piuttosto modeste sul piano tecnico) e un’altra tutta diversa per il campionato, Inzaghi può mischiarle sapendo che non altera lo spessore della squadra.

Fino all’incredibile 4-4 con la Juventus, il lato debole dei campioni d’Italia, almeno per quanto riguarda la Serie A, era la difesa. Alla 9a giornata i nerazzurri avevano incassato 13 gol, otto in più allo stesso punto del campionato scorso. Ma da allora, nelle ultime 4 partite di campionato, di gol ne ha presi solo uno (dal Napoli) e ne ha segnati 10.

Dove e come fermarla sarà il problema principale di Palladino. Comunque la giri l’Inter resta sempre se stessa, capace di esercitare una pressione fortissima sull’avversario. Ti attacca subito, ha un recupero-palla immediato e nella manovra, che spesso si sviluppa sui corridoi laterali, mette dentro la qualità dei suoi interpreti. Sul piano fisico sormonta qualunque avversario, i centimetri e i muscoli di Thuram, di De Vrij, di Lautaro, di Calhanoglu, di Bastoni rendono complicati i calci piazzati: se in area ti arriva gente di 190 centimetri o quasi è difficile opporsi.

Il punto-chiave è Calhanoglu, rientrato contro il Lipsia dopo l’ultimo infortunio. Se la Fiorentina riesce a inaridire la fonte turca fa un passo avanti. Potrebbe toccare a Beltran quel compito, almeno nelle battute iniziali. E poi gli esterni, anche se in questo caso Dimarco dovrà curare anche gli attacchi di Dodo (impiegato come titolare da Palladino anche giovedì scorso contro il Pafos), così come Darmian (o Dumfries) dovranno vedersela con Gosens. Oggi non vale, per la Fiorentina, il concetto della squadra che ha meno da perdere: è lanciata da sette vittorie di fila e non ha intenzione di fermarsi. Se è un momento assai positivo per l’Inter, è magico per la Fiorentina che di questa magia dovrà continuare ad alimentarsi.