.

LA CITTÀ SI FERMA PER ASTORI. IERI 15.000 A COVERCIANO, DOMENICA 30.000 ALLO STADIO. CI SARANNO ANCHE DIEGO E ANDREA, COME SPERATO: HANNO CAPITO IL CUORE DI FIRENZE. DAL DRAMMA UNA FIORENTINA UNITA ANCHE PER DAVIDE

di Enzo Bucchioni

Nella chiesa dei Grandi. I funerali di Davide Astori saranno celebrati stamani nella basilica di Santa Croce, quasi duemila persone dentro, fuori il mondo. Un immenso abbraccio accoglierà la bara in arrivo da Coverciano, saranno diecimila i fiorentini accalcati nella piazza e nelle stradine attorno per l’ultimo applauso e l’ultimo coro. Le lacrime sono già finite da un pezzo.

Questa è Firenze. Quella Firenze che ieri, per ore, fino a notte fonda è rimasta in fila silenziosa per salutare il suo Capitano.

Mio Capitano, ha scritto Saponara. Nostro Capitano, ha aggiunto Firenze. Un vecchio fiero, rintanato nel cappotto, la sciarpa viola al collo, mi ha detto: “Io c’ero per il primo scudetto, non potevo mancare oggi”. Gioie e dolori viola che si intrecciano, aspettando il momento per vedere e accarezzare con gli occhi la bara chiara che nasconde il corpo del Capitano. Emozioni fortissime.

Una signora piange: "Aveva trent’anni, come mio figlio. Non è giusto così". Astori è il figlio di tutti.

Ma anche l’idolo di tutti. Alla fine della giornata, mentre sul maxischermo di Wembley passava il volto sorridente di Astori in un altro tributo mondiale, una straordinaria organizzazione ha contato quindicimila persone. Quindicimila avvolti nel silenzio e nel dolore.

Un mare d’affetto è sfilato davanti a quella bara coperta dal viola e dall’azzurro. Ma non solo Firenze, s’è mosso tutto il mondo del calcio per accarezzare Davide il Grande. E’ arrivato perfino Jovetic da Monaco. Con Astori non aveva mai giocato, ma il Capitano è il Capitano per tutti i viola. Per quelli di ieri e per quelli di oggi arrivati in pullman, come per una partita, ma questa partita nessuno l’avrebbe mai voluta giocare. Stravolti nella lenta processione, a testa bassa, con Pioli. Ognuno davanti al Capitano con i ricordi da tenersi dentro per far la guerra con il dolore.  

C’erano anche i Della Valle. Prima, in mattinata, è arrivato Andrea. Poi Diego, quasi a sorpresa. Lo hanno visto piangere davanti alla bara. E ci credo. Ma se anche non avesse pianto fuori, ha pianto dentro. Sono tre giorni che piange con il Popolo Viola.

Andrea davanti al muro di sciarpe e di messaggi sulle inferriate del Franchi ha sussurrato: "Questa è Firenze".

"Questa è Firenze" sono le parole finali di un dramma. Firenze è così. E’ sempre stata così. Una città che si nutre di emozioni e di passione. Che si nutre di cuore. Di umanità.

"Questa è Firenze" dovrà diventare una parola d’ordine per i Della Valle, che forse Firenze non si sono mai sforzati di capirla fino in fondo. E se ci hanno provato non ci sono riusciti. Non hanno capito Firenze, ma neppure il calcio.

"Questa è Firenze", mi piace pensare che possa diventare anche l’ultimo messaggio lasciato in eredità da Davide Astori. Un tesoro da custodire.

L’ho detto martedì e lo ripeto oggi. C’è qualcosa di sovrannaturale in questa tragedia, e se non c’è, comunque racchiude qualcosa che può aiutarci a dare un senso all’assurdo: Astori lascia a Firenze l’occasione per un futuro diverso.

Diego e Andrea Della Valle, come auspicato, come sperato, domenica con il Benevento ci saranno. Anche loro al Franchi per "La partita di Astori", fusi con i trentamila per una domenica da Firenze. Dopo mesi e mesi di incomprensioni e di abbandoni, oggi dal dramma può uscire un futuro diverso. Se le grandi cose passano attraverso la sofferenza, come sostengono i filosofi, ecco, ci siamo.

"Questa è Firenze" e i Della Valle ora l’hanno vista fremere, patire, piangere e amare. Provate a pensare cosa potrebbe dare una Firenze unita nella passione, alla Fiorentina, al calcio intero. E anche alla memoria di Astori. Su questo i Della Valle dovranno riflettere.

Diego e Andrea avevano incontrato Astori nella notte carbonara di Bologna. Una notte difficile. Hanno parlato a lungo con lui, con il Capitano. Per capire, per fare qualcosa, per cambiare le cose. Ma anche quella notte Astori ha regalato pensieri positivi, credeva in questa squadra, credeva in un futuro migliore per la Fiorentina.

Lui non ci sarà, ma da qualche parte ci guarderà. Proviamo a crederci tutti assieme, un’altra volta. Lo dico anche a quelli che dalla curva contestano. Astori lo avete conosciuto anche voi, ci metteva la faccia, ma anche il cuore. Ripartiamo da lì e solo così, forse, sarà più facile elaborare il lutto e conservare per sempre il suo ricordo. E il suo sorriso.