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LA CONFERMA DI BEPPE E IL ROCCO CONTRO TUTTI. MA LA FIORENTINA BALBETTA CALCIO E RISCHIA DI NUOVO L’ANONIMATO. LA SUGGESTIONE SARRI E L’UNICO MODO PER CONVINCERLO. DOMENICA CALLEJON TITOLARE: È L’ARMA PER FAR SENTIRE RIBERY MENO SOLO

di Leonardo Bardazzi

La riflessione da fare dopo questi giorni deludenti e pieni di polemiche, parte dalla classifica. Il Sassuolo è secondo e strappa applausi, il Napoli gioca in modo magnifico e Gattuso è sulla bocca di tutti come pilota di talento in grado di guidare una Formula 1 come quella azzurra. L’Atalanta ha preso una sberla ma resta lassù, protagonista com’è di quella che è la più bella proposta degli ultimi anni. Eppoi c’è il Milan, che grazie allo splendido lavoro di Pioli (felicissimo per lui) sta tornando protagonista dopo stagioni di buio pesto. Da citare però ci sono anche l’Hellas, che vende talenti e continua a giocare, e perfino le cenerentole Benevento e Spezia, che quanto a monte ingaggi sono da serie B, ma che in campo hanno idee chiarissime. 

Tutto questo per dire che sì, gli stipendi, i soldi spesi e spendibili, il discorso sullo stadio, sono importantissimi per strutturare la società, ma alla base di tutto restano le idee. Chi le ha, chi dimostra di lavorare bene sul campo, magari non vincerà il campionato (i valori di Juve e Inter verranno fuori per forza), ma riporta entusiasmo, fa divertire, scatena i tifosi e riesce pure a catturare l’attenzione di giocatori importanti sul mercato. Chi balbetta pallone invece resta a metà del guado, incapace di colmare il gap e zittire i brusii. E tra chi balbetta, purtroppo e ormai da tempo, c’è anche la Fiorentina. La partenza di questa stagione è a dir poco deludente. I risultati non ci sono, il gioco (nonostante il reiterato “gioca gioca” di Iachini dalla panchina) neppure. Ma la squadra ha dimostrato anche scarsa personalità, se è vero che lo Spezia, sotto 0-2 e senza nove giocatori, ha preso in mano la partita e ha rischiato perfino di vincerla. I giocatori, dunque, hanno la loro bella parte di responsabilità: Caceres sta commettendo errori da dilettante, Castro non incide, Amrabat è a disagio e Vlahovic sembra un pulcino bagnato, incapace com’è di rendersi pericoloso. Servirebbe una svolta, ma Rocco anche ieri ha ribadito (per ora) piena fiducia a Iachini. Eppure anche il triste pareggio di Cesena racconta di una squadra in difficoltà, di un centrocampo che fa poco filtro e di un attacco spuntato e completamente Ribery dipendente. Beppe si è difeso elencando gli alibi (il poco tempo per lavorare coi nuovi, la scarsa condizione di alcuni e pure il mancato arrivo di rinforzi cardine sul mercato) e Rocco ha deciso di dargli ancora credito, sfidando il volere popolare e pure quello di qualcuno in società. La chiarezza del presidente, che si ferma ai microfoni e racconta le sue verità fa piacere, perché in passato la vecchia proprietà non faceva altrettanto. Le scelte però restano opinabili e per il momento anche criticabili. La prossima, ancora una volta, sarà comunque una partita decisiva per l’allenatore, un precariato continuo che dimostra come a Firenze si faccia fatica a costruire un qualcosa che assomigli a una pianificazione vera e propria. 

La paura, ancora una volta, è che la Fiorentina non si tolga dalle sabbie mobili dell’anonimato, è vivere l’ennesimo campionato di nulla, dove gli obiettivi sono roba d’altri e dove il massimo della vita è pensare a quello che potrà essere il futuro, a quando Commisso metterà le mani su un allenatore top in grado di portarsi dietro grandi giocatori e prospettive diverse. Prendere Sarri cambierebbe tutto, perché Sarri ha un curriculum indiscutibile e ha la sua miglior qualità nel dare un’identità alle proprie squadre. La Fiorentina lo sa bene e non è affatto detto (al di là delle parole di ieri di Rocco) che non decida di affondare il colpo nelle prossime settimane. 

Di certo Sarri, una volta risolto il contratto con la Juve (ma questo è il problema minore) potrà essere convinto solo con un ricco contratto pluriennale, con un programma a medio-lungo termine pensato per riportare in alto la Fiorentina. Dal poco che si sa, star fermo non gli piace. Tornerebbe in pista insomma, magari anche colorato di viola, vista la mai nascosta simpatia per i nostri colori. A patto però di essere convinto da un’idea. Da un programma preciso, che coinvolga lo stadio sì, ma soprattutto il pallone. Nel frattempo, finché starà qui, l’augurio è che Beppe stupisca tutti e trovi il modo per rilanciare la Fiorentina. Domenica, con Callejon titolare, avrà un’arma in più per tornare finalmente a vincere. E per far sentire meno solo Franck Ribery.