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LA FASCIA RESTA: HA VINTO ASTORI, HANNO VINTO LA FIORENTINA E I TIFOSI. LA FORZA DELL’UNIONE. DELLA VALLE A FIRENZE ANCHE PER LO STADIO. UN BEL SEGNALE. PER NAPOLI DUBBIO EYSSERIC-PJACA. LA CARICA DI VERETOUT

di Enzo Bucchioni

La fascia di Astori resterà sul braccio di Pezzella, del capitano viola. E’ una vittoria della Fiorentina, della squadra, della città e dei tifosi, ma anche di tutto il mondo del pallone. E’ la vittoria dei valori e del cuore in un calcio che ai valori e al cuore pensa sempre meno.

La Lega calcio ha ceduto, ha concesso una deroga, ha capito di avere sbagliato, ha capito soprattutto che in un caso come quello di Astori bisogna andare oltre le regole e la burocrazia per seguire il sentimento e la logica.

Una tragedia come quella che ha colpito il capitano della Fiorentina è qualcosa che ha ferito tutte le coscienze e lasciato il segno nel calcio e fuori dal calcio, il suo ricordo sarà per sempre, incancellabile e come tale va tenuto vivo e celebrato. Attorno a quel pezzo di stoffa c’è qualcosa che va oltre. Ogni volta che vedremo quella fascia quegli stemmi di Firenze, sarà l’occasione per riflettere su uno splendido ragazzo strappato via troppo presto, ma anche sulla vita e sui valori. Quella fascia sarà per sempre.

Non era così scontato che la Lega accettasse le richieste della Fiorentina e capisse la situazione, invece questa volta l’ha fatto. Qualcuno dirà, che strano!, noi vogliamo invece ribadire quello detto tante e tante volte: la Fiorentina ha vinto perché è scesa in campo, si è fatta sentire, si è battuta. La Fiorentina ha vinto anche grazie alla compattezza fra la società, la squadra, la città e i tifosi: tutti hanno spinto nella stessa situazione.

Forse qualcuno ora penserà che la fascia di Astori in fin dei conti è una cosa, i grandi problemi del calcio un’altra, ma se la Fiorentina fosse presente sempre, in tutte le situazioni, con la stessa determinazione dimostrata da Cognigni in questo caso, forse avrebbe più voce in capitolo e peso politico nel palazzo del pallone. Su questo non abbiamo dubbi. Lotito, tanto per fare un esempio, è forte perché sbatte i pugni, perché rompe le scatole, lotta, è presente tutti i giorni, lavora sempre per il pallone e per la sua società. Sarà anche un eccesso, un limite e un esempio non proprio virtuoso, ma la Fiorentina dovrebbe aver capito che a una maggiore presenza corrisponde un peso più forte. L’atteggiamento snobistico, l’Aventino, il defilarsi, il non prendere posizioni anche dure e nette, non può essere l’atteggiamento di una società importante e storica come la Fiorentina. Il peso politico dei viola dovrebbe essere maggiore di tante altre società, proprio per quello che la Fiorentina si porta dietro. Speriamo che gradualmente si arrivi a capire e a fare, vista l’impossibilità di fare la rivoluzione, i cambiamenti vanno fatti con le battaglie interne.

Da queste vicenda resta la soddisfazione per l’atteggiamento deciso della società e un segnale forte che arriva anche dalla presenza odierna di Adv in città. Ci eravamo augurati che, senza grandi gesti, senza dichiarazioni, ma con la presenza costante, con il fare, Adv volesse cavalcare il momento di positività che si respira per cercare di riallacciare, speriamo definitivamente, quel cordone spesso sfilacciato con la città e i tifosi. Questa è la strada.

Adv è arrivato a Firenze non atteso, senza la grancassa. Ci risulta che si sia occupato anche dalla vicenda stadio che preoccupa non poco per alcune resistenze locali, ma soprattutto per il cambiato clima politico nazionale attorno all’aeroporto. C’è la necessità di capire, sapere, spingere per l’ultimo tratto di strada. Ma anche Diego, dietro le quinte, ci risulta stia lavorando sodo per arrivare a una soluzione positiva nei tempi giusti. Lo stadio, lo sappiamo da anni, è focale per una crescita stabile della società viola. Ma Adv ha voluto portare anche il sostegno e la <scossa> ai giocatori e a Pioli al <Centro Sportivo Astori> e ha incoraggiato anche le ragazze della femminile prima dell’importante impegno di Champions chiuso con una vittoria bella e netta. Pur stretti nei loro vincoli economici, i Della Valle stanno assumendo un atteggiamento diverso. Per fortuna i mesi dell’abbandono dell’anno scorso sembrano dietro le spalle.

E’ chiaro che la squadra dal ritrovato clima positivo e dalla fiducia possa trarre soltanto energie ulteriori. Sabato la sfida con il Napoli è tosta e sulla carta quasi proibitiva. Il primo vero test per capire meglio i valori tecnici e caratteriali di questo gruppo. Nelle due vittorie casalinghe con Chievo e Udinese si sono viste belle cose, voglia e grande entusiasmo. C’è ancora da lavorare soprattutto a centrocampo e nei meccanismi offensivi, ma stuzzicano molto la freschezza e quel trio d’attacco Chiesa-Simeone-Pjaca che eccita la fantasia dei tifosi viola. Pjaca a Napoli debutterà dall’inizio? E’ il grande interrogativo e la grande tentazione. Il Napoli ha mostrato difficoltà nella fase difensiva, attaccarlo con un terzetto così, fantasia, forza e determinazione potrebbe essere un’idea. Pjaca in viola al massimo ha giocato una trentina di minuti, ma la sua autonomia è aumentata. In Nazionale non ha entusiasmato, anzi, ma ha fatto 72’ minuti nell’amichevole con il Portogallo e una mezz’ora finale nella disastrosa sconfitta della Croazia con la Spagna sei a zero. Se dovesse partire Pjaca dall’inizio è ipotizzabile un centrocampo più muscolare. Torna Veretout e con Benassi titolarissimo, resta un posto. Gerson o Edimilson? Lo svizzero ha più fisico, non ha fatto male nelle prime due gare, potrebbe continuare lui davanti alla difesa con Veretout interno. Oppure il contrario, Veretout basso e Edimilson interno. Se invece Pioli dovesse ripresentare Eysseric che copre meglio gli spazi e fa la fase difensiva, allora forse Gerson a centrocampo e Veretout davanti alla difesa può essere la soluzione più classica. Comunque in fase di non possesso palla, il 3-4-3 dovrebbe diventare 4-5-1 per chiudere meglio gli spazi. In porta ci sarà Dragowski, era impensabile rischiare Lafont dopo meno di due settimane dall’infortunio muscolare. Del polacco ricordiamo soltanto una buona partita, con la Lazio in coppa Italia a Roma. Ripartiamo da lì.