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LA FILOSOFIA DEL MERCATO DI GENNAIO, NON SERVE LA PARANZA CI VUOLE QUALITÀ

di Stefano Prizio

Come all’avvicinarsi di ogni sessione di mercato s’accavallano i nomi più disparati, è copiosa infatti la ridda di calciatori accostati al club viola: difensori, centrocampisti e attaccanti d’ogni dove, immaginati a rimpolpare la rosa di non eccelsa qualità a disposizione di Italiano. Eppure l’allenatore viola malgrado il materiale umano a disposizione, a forza di martellare concetti calcistici nelle orecchie dei suoi ragazzi, ha ottenuto da loro la lusinghiera classifica che fa sognare alla Fiorentina addirittura la Champions. Ebbene, è inutile girarci troppo attorno, buona parte dei meriti di questo 2023 da corsa sono da ascrivere all’allenatore viola, lo diciamo anche se dirlo non ci farà guadagnare posti d’onore al Viola Park, ma anzi probabilmente finirà nei dossier che qualcuno (non sappiamo chi) tiene in società per poi redigere le liste di proscrizione e comminare i divieti d’ingresso al centro sportivo di Bagno a Ripoli. Data infatti la certosina precisione con cui  viene punito ogni dissenso, persino di parenti o affini alla persona esclusa dall’ingresso, occorre per forza vi sia dietro un sistema organizzato, con sforzi e dispendio di energie e risorse davvero degni di miglior causa, ma chi scrive se ne frega di divieti ad entrare al Viola Park (luogo nel quale entrerò se mai entrerò solo il giorno in cui verrà rimossa ogni proscrizione).

Ma dicevamo del mercato, i nomi che si fanno sono tanti e non tutti emozionanti. Anzi, pesci buoni, calamari e gamberetti pochi e molta, fin troppa, paranza. Ma un mercato di paranza, anche se costa poco, non alza la qualità, non smuove i parametri (ad esempio quello asfittico dei gol delle punte) e non giova alla classifica.

‘Ah ma è gennaio, a gennaio non si fanno gli affari, a gennaio non si trovano i giocatori buoni’, così frignano i barbudos della società, i sanfedisti del padrone, i difensori non richiesti del portafogli miliardario del capo. Del resto nella vita ognuno sceglie una causa a cui immolarsi. Insomma quelli più realisti del re già piangono preventivamente i soldi che spenderà, senza scordare di recitare la giaculatoria sul Viola Park: ‘ il Viola Park è bello’. Fallo essere brutto con tutti i quattrini che c’hanno speso. Ma tralasciando le messe cantate sul centro sportivo, sul cambio euro-dollaro e tutta la vulgata dei fidelistos, torniamo al mercato. Ebbene la Fiorentina ha già dimostrato coi fatti di non essere filosoficamente contraria a muoversi nel mercato invernale, a muoversi con una certa decisione, anzi, fu nel gennaio del 2022 che il club viola decise di ribaltare la propria squadra, in quel caso con una cessione eccellente, con la più eccellente delle cessioni, per ottenerne un vantaggio economico. Dando via Vlahovic, capocannoniere del campionato, il club viola rafforzò il suo assetto economico ed indebolì la squadra.

Un’altra volta (forse questa?) potrebbe decidere di fare il contrario, operare un sacrificio economico per rafforzare la squadra e perseguire senza tregua un obiettivo sportivo.

Con la maggior parte dei nomi minori che stanno uscendo in queste ore il fattore potenziale della squadra cambia di poco, pochissimo. Per acquisire forza e valore decisivo alla corsa europea condivisa da altre competitrici, occorre sparigliare andando a prendere un calciatore forte. Serve un esterno sinistro d’attacco? A destra c’è Nico, per la sinistra bisognerebbe puntare su un calciatore dal valore non troppo discosto da quello dell’argentino. Il grande imprenditore statunitense Henry Ford diceva: qualità significa fare le cose bene quando nessuno ti sta guardando, e qui ad osservare occhialuti e ansiosi quel che farà la Fiorentina a gennaio siamo invece in tanti, tantissimi, persino troppi.