LA GARA CON IL CAGLIARI CONDIZIONATA ANCHE DAL VENTO, MA PJACA ADESSO È UN CASO
Inutile girarci intorno, la Fiorentina ha giocato male. E meritato di non vincere. Il gioco non si è visto, il ritmo e il pressing neppure. I record insomma restano una chimera e dal Franchi, domenica scorsa, i tifosi se ne sono andati infreddoliti e delusi. A far rabbia è soprattutto quel gol preso proprio quando le cose (per la solita invenzione di Chiesa) si erano messe bene, quando ormai sarebbe bastato un pizzico di attenzione in più per prendersi tre punti preziosissimi. Peccati di gioventù probabilmente, anche se a dire il vero l’errore più grande (e non è il primo) lo ha commesso Vitor Hugo, uno che dovrebbe guidare i suoi giovani compagni piuttosto che farsi prendere dalla foga di anticipare gli avversari anche a trequarti campo.
Detto questo a me restano forti dubbi sulle scelte dell’arbitro Giacomelli. Nel primo tempo si volava, il pallone ondeggiava qua e là come il mitico Super Tele degli anni ’80, tanto che l’immagine di Biraghi che prova disperatamente a tener ferma la palla per battere una punizione mi è rimasta impressa molto più di tutto il resto della partita. In queste condizioni non è calcio e l’arbitro avrebbe fatto bene a rimandare l’inizio della partita per valutare le condizioni atmosferiche (per altro poi migliorate nel corso della serata). Attenzione: questo non è un tentativo di giustificare la brutta partita viola. Il giudizio negativo, Chiesa a parte, resta. Ma allo stesso tempo resta incontestabile che domenica, per 45’, è come se non si fosse giocato.
E’ vero che sospendere la partita (come l’anno scorso col Crotone) disturba tutti, ma è anche vero che quando non ci sono le condizioni semplicemente non si deve giocare. Una partita iniziata più o meno all’inizio della ripresa di Fiorentina-Cagliari (quando, appunto, il vento era nettamente calato) avrebbe fatto certamente un altro effetto, se non altro sarebbe stata una partita vera. Per novanta minuti. A volte basta un po’ di pazienza in più per tutelare la regolarità del campionato. E pazienza se Sky o chi per lei si sarebbe trovata a fronteggiare la doppia diretta dal Franchi e dal Meazza di Milano.
Più che di vento ovviamente dalle nostre parti si è parlato della crisi di Simeone e delle paturnie di Pjaca. Il Cholito non segna da 5 partite e gira a vuoto. E’ in un momento no, passerà. E alla fine, ne sono sicuro, segnerà i suoi gol. Lui però non ha ancora il killer instinct di Icardi o Higuain, si spende per la squadra ma sbaglia i movimenti per smarcarsi e far male. E’ giovane e crescerà, l’importante è non mettergli pressione e continuare a dargli fiducia. Anche perché in panchina non c’è nessuno che possa sostituirlo. Chi mi preoccupa davvero comunque è Pjaca. E’ abulico, titubante, praticamente assente. Forse lo aiuterebbe giocare più vicino alla porta, ma tornare ai livelli di un paio d’anni fa dipende esclusivamente da lui. La paura di infortunarsi ancora continua a condizionarlo? Probabilmente sì. Ma il tempo stringe, la serie A non aspetta. E anche Pioli non può più permetterselo: già a Torino, contro una diretta rivale e dopo tre partite giocate maluccio, c’è bisogno di riscattarsi. L’anno scorso la Fiorentina vinse con merito, giocando di squadra. Ripetersi si può, i granata (nonostante uno Zaza in più) non sono più forti.
Ps: Che bella la targa per Davide e che bella l’emozione del fratello, a stento capace di frenare le lacrime mentre i tifosi lo abbracciavano. Il calcio, il tifo, l’amore per la maglia e per chi la indossa, dovrebbe essere questo. Altro che violenza, bagarini e ‘ndrangheta. Sulla storia della Juve che dire: l’ennesimo marciume del nostro calcio è venuto a galla. Ora mi auguro solo che chi è stato colto con le mani nella marmellata non resti impunito.