LA GAZZARRA DEL CALCIO COME LA LOTTA ALL’ULTIMA NUTELLA. GLI ATTACCHI A REZZA, LA SFIDA ALL’OK CORRAL E LA MOSCA BIANCA COMMISSO. OGGI LE LINEE GUIDA PER TORNARE AD ALLENARSI, MA LE PARTITE SARANNO UN’ALTRA COSA
Se uno dice bianco, l’altro risponde nero. La gazzarra a tema calcio somiglia un po’ a quel video girato in Francia - ormai cliccatissimo su internet - dove si fa a cazzotti in un supermercato per accaparrarsi l’ultima Nutella. Verrebbe da ridere, se non ci fosse da piangere. E’ bastato un parere, per altro legittimo, di uno scienziato come Gianni Rezza per ridar fiato a chi dovrebbe star zitto: “Fosse per me non si riprenderebbe”. Apriti cielo. Il direttore del reparto di malattie infettive dell’Istituto Superiore della Sanità è passato come il romanista che schiuma rabbia per la classifica della Lazio, come il medico che ha fatto il passo più lungo della gamba, perché “non è lui che decide”, non è lui a dover staccare la spina all’agonizzante calcio nostrano. Certi presidenti gli hanno dato ragione, altri lo hanno attaccato senza mezzi termini. Il focoso Diaconale, che controlla la comunicazione di Lotito, ha perfino accusato Brescia e Torino di voler chiudere la stagione solo per azzerare i loro fallimenti: così è il far west, una sfida all’O.K. Corral che porta solo alla deriva. Della logica e dell’etica innanzi tutto, ma anche della strategia comune. L’unica vera arma che potrebbe portare il calcio e lo sport in generale, fuori da queste maledette sabbie mobili. Ci sarebbe da pensare a come ridimensionare i costi esorbitanti di ingaggi e compravendite, di come arginare lo strapotere degli agenti e come uscire dalla dipendenza dei diritti tv. Commisso in questo è una specie di mosca bianca: ha messo Joe Barone nella commissione della Lega che si occupa di stadi, sta lavorando per portare il calcio italiano negli Stati Uniti, si sbatte per trovare una strada alternativa che porti la Fiorentina a competere con le grandi.
Nel frattempo però, nelle stanze dei bottoni si va avanti a forza di call conference, come va di moda dire adesso. Da inizio emergenza ne abbiamo contate a decine: i medici incontrano la Federazione, Gravina sente la Lega, la Uefa detta i calendari e la Fifa ribatte pensando a mercati extralarge e forse addirittura a campionati da iniziare a gennaio e chiudere entro l’anno solare. Di tutto di più, ma con risultati scadenti. Nella sola Italia ci sono milioni di tifosi di calcio, tutti ansiosi di tornare a vivere la gioia del pallone, l’attesa di una partita importante, il boato per un gol della propria squadra. Chi, tra gli amanti della Fiorentina, non ha voglia di una serpentina di Ribery, di una passeggiata di Rocco sotto la Fiesole, di una sgroppata di Chiesa o di un colpo di genio di Castrovilli? Sarebbe il miglior modo per uscire da un periodo pazzesco. La realtà però purtroppo è un’altra e infatti dal “si rigioca a maggio” di qualche settimana fa, oggi siamo a sperare di salvare capra e cavoli almeno entro agosto. Deciderà il virus, solo lui potrà scegliere tra giocare oppure no, se uscire di casa e godersi la Primavera, oppure rinunciare anche all’estate. Nel calcio, sarà la valutazione del rischio che valuteranno i medici ad avere l’ultima parola, ma a lume di naso, pensare di giocare 120 partite in poco tempo, tenere le squadre in quarantena, organizzare viaggi e spostare centinaia di persone ogni volta, sembra pura utopia.
Il carrozzone però va avanti e infatti proprio oggi il comitato scientifico della Figc farà sapere le linee guida per riprendere gli allenamenti a inizio maggio: controlli, tamponi, distanziamento fisico (ve lo immaginate il difensore che sta a un metro di distanza dall’attaccante?), forse perfino la doccia da fare a casa, come quando da ragazzini tornavamo fradici e motosi dalle partite di pallone giocate in piazza. “Dobbiamo farci trovare pronti in caso di semaforo verde”. L’imperativo è questo, i soldi che ballano sono troppi. Auguri.