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LA LEZIONE DI PIOLI A MIHAJLOVIC E L'ELOGIO DELLA NORMALITA' CONTRO LA SUPERBIA. DA VERETOUT A THEREAU: LA CRESCITA ARRIVA ANCHE DAL MERCATO DI CORVINO

di Marco Conterio

Disse Sinisa Mihajlovic ai fiorentini, in sede di presentazione il 4 giugno del 2010: "pensate di essere i migliori di tutti, lo stesso vale per me, andremo d'accordo". Così non fu. La storia del tecnico serbo in fondo è sempre stata questa: un buon inizio, interviste che tornano ciclicamente sulle origini, un caso che scoppia nello spogliatoio, il calo, il crollo e poi l'esonero. A Firenze il suo Torino ha mostrato mille lacune di un allenatore che forse è stato sin troppo incensato per i risultati ottenuti: tre esoneri, il flop con la Serbia, il settimo posto con la Sampdoria come miglior risultato in carriera. E poi tanti litigi, tante parole fuori dalle righe e nessun successo in carriera. "Siamo migliori della Fiorentina". Il campo ha commentato, da solo, l'ennesimo errore delle sue gestioni.

Intanto Firenze si gode Stefano Pioli. Che non ha eccessi, che rifiuta l'appellativo di normalizzatore ma che dovrebbe esserne fiero. Perché in un mondo come quello di oggi, l'elogio della normalità è qualcosa di cui andare orgogliosi. Come tecnico, a Milano, si disse 'potenziatore'. A Firenze ha certamente potenziato l'orgoglio dei tifosi presenti allo stadio, la consapevolezza di aver abbandonato le teorie e le parole pindariche di Paulo Sousa per aver abbracciato qualcosa di concreto. D'imperfetto ma di concreto, reale e tangibile.

Stefano Pioli ha un'idea. Di calcio, di gioco, di uomini e di vita. Ha deciso d'estate di non fasciarsi la testa davanti alle tante partenze ma, altrettanto, ha evidentemente avuto pure voce in capitolo negli innesti. Cyril Thereau, rinforzo dell'ultima ora, è l'espressione più alta del grido d'allarme per una lacuna che c'era in rosa. Ha saputo correggere i propri errori, poi, cosa non banale, questa non certo normale e scontata. Ha riportato Marco Benassi al suo ruolo naturale, quello d'interno di centrocampo, e da lì è cambiata la Fiorentina. Ironia della sorte: Mihajlovic pensa al ritorno al 4-3-3 e quel che gli manca, ora, è proprio il suo ex capitano.

Mille polemiche e turbamenti ma, in fondo, questa Fiorentina nata dal mercato estivo ha una sua identità. E' stata costruita da Pantaleo Corvino con una logica precisa. Sono arrivati, all'ultimo tuffo perché prima era impossibile farlo col portafogli vuoto messo a disposizione dai Della Valle, i terzini che servivano. Tutto è perfettibile, in Italia e in Europa ci sono certamente giocatori più forti di Biraghi e di Laurini ma quel che conta è che è stato compreso l'errore. Il vuoto è stato colmato e si vede senza dubbio la differenza rispetto al passato. Veretout ha trovato perfette alchimie con Badelj e, detto di Thereau, Simeone e Babacar sono complementari e l'uno sopperisce alle mancanze dell'altro anche a gara in corso.

E' vero, ribadiamo. Questa Fiorentina è migliorabile e perfettibile. In ogni ruolo e posizione. Ma non dipende da chi allena, non dipende da chi spende quel che gli viene messo a disposizione. Non c'è nessuna rivincita nella mente di Pioli e Corvino, solo la consapevolezza che solo il tempo avrebbe portato la Viola a essere sempre più squadra. Inciamperà e cadrà, ancora. Ma ha dimostrato di potersi e di sapersi rialzare. E di dare sempre più segnali per il futuro.