LA PAZZA VIOLA CONTINUA A CREDERCI, LA SOCIETÀ GUARDA AVANTI. LO STADIO SPACCATO LA SFIDA PIÙ IMPORTANTE.
Tre cambi, tre gol, due punte e due partite al termine della stagione. Alla fine il calcio è più semplice di quanto non appaia durante i novanta minuti di gioco, e al termine della gara con la Lazio la Fiorentina mantiene intatte le sue speranze. Certo, il Milan riacciuffa il pari all'ultimo, quello di domani dell'Inter e il Napoli all'orizzonte non giocano a favore di un sesto posto da riacciuffare sul fil di lana, ma intanto i viola non hanno sventolato bandiera bianca.
E proprio quella era stata la sensazione nel corso dei primi 45 minuti. La solita squadra svogliata, confusa, ben poco convinta, al cospetto di una Lazio che invece giocava con maggiore freschezza. Nel mezzo un Sousa versione seduta bis, solo che stavolta più che la febbre è stata la fiducia nei suoi giocatori a tenere il portoghese costantemente sotto il tettino della panchina. Quasi ci fosse il "pilota automatico". Ci sono allora voluti tre cambi per scuotere l'undici iniziale, e soprattutto per rimettere in campo la squadra. In questo Sousa ha vinto in pieno.
Il risultato è stato tanto immediato quanto evidente, almeno da giudicare dalla facilità con la quale Babacar e Kalinic hanno ribaltato lo score. Roba che verrebbe da domandarsi come mai così raramente si decida di impiegare due punte, quasi un regolamento nascosto lo vietasse. A margine restano poi elementi che gioco forza scopriremo solo dal prossimo anno (Saponara su tutti) e un ambiente sempre più diviso.
Anche ieri la Curva fischiava e contestava i Della Valle (almeno i club rappresentativi della Fiesole) mentre dagli altri settori arrivavano fischi ai contestatori. Una situazione necessariamente da chiarire, come già scritto su queste pagine, con un confronto che possa avvenire il prima possibile tra città e proprietà. O almeno un chiarimento. Intanto, un primo passo, l'ha fatto il presidente esecutivo Cognigni con le parole di ieri nel dopo partita.
Ritrovare unità, disponibilità e apertura verso la propria gente, e soprattutto chiarezza nelle proprie scelte sono obiettivi che se la Fiorentina centrerà (così come auspicato dallo stesso Cognigni) consentiranno a tutto l'ambiente di lasciarsi alle spalle un'annata di divisioni interne ed esterne. Vera e unica ricetta per pensare di andare a giocarsela al cospetto di corrazzate ormai in mano a proprietà straniere. Quelle che sul mercato di questa estate, per capirsi, la faranno da padrone.
Per questo bene ha fatto Cognigni a parlare facendo il primo passo e rilanciando obiettivi e ambizioni che, nel corso della prossima stagione, passeranno attraverso l'arrivo di un profilo come Stefano Pioli. Quanto ha fatto da scenario al 3-2 sulla Lazio, con lo stadio spaccato e su posizioni opposte, resta invece la priorità del club. Insieme al recupero di coloro che, senza prendere posizione, si sono semplicemente stancati e hanno abbandonato i gradoni del Franchi.
Sintomi e conseguenze di almeno due anni e mezzo di gestione lacunosa su tanti, troppi, aspetti. Pur sempre vecchie ferite che già in passato la Fiorentina è riuscita a curare, ripartendo da cicli sportivi al capolinea. Recuperare quel patrimonio di tifoseria e appartenenza è la prima e più importante sfida in vista della prossima stagione. Che ci sia l'Europa, o meno.
Tommaso Loreto - Direttore www.firenzeviola.it