LA PREMIER LEAGUE TERRA PROMESSA... PER JOJO, LJAJIC O SOLO PER RAMADANI?
Sono gli inventori del calcio, per carità, e nessuno si sogna di mettere in dubbio il fascino della Premier League. Provate ad andare a Londra, da turisti, e a dedicare qualche ora della vostra vacanza al calcio. Scegliete una delle tante partite in programma, andatevene allo stadio, e vi accorgerete di quanto diversa sia l’esperienza in questione. Nessuna tensione (almeno nella zona circostante e ancor di più dentro lo stadio), tifosi tra loro mischiati nonostante regolare e ufficiale t-shirt (venduta a prezzi dimezzati rispetto ai nostri) litri di birra, divieto di fumo e una visione di gioco superiore a qualsiasi ripresa televisiva. Senza ovviamente tralasciare l’importanza di restare asciutti e non prendersi una broncopolmonite se il cielo non promette di buono.
E poi ancora infinite tensioni in meno, polemiche arbitrali inesistenti, terreni in perfette condizioni e competitività europea. Insomma, comunque la si pensi, è indubbio che oggi come oggi la Premier League rappresenti una sorta di terra promessa per ogni calciatore. Ma scenario a parte, siamo proprio certi che in Inghilterra giocatori come Jovetic e Ljajic (il cui futuro resta centrale per le sorti di casa viola) possano trovare la migliore condizione possibile? La Champions League orfana di squadre inglesi, e la stessa Europa League nella quale resistono solo Chelsea e Tottenham, farebbe pensare il contrario, se almeno si volesse leggere la flessione di questi tempi come un dato fisiologico. Dopo anni di supremazia continentale, culminata dalla finalissima russa vinta dallo United ai danni del Chelsea, adesso anche le superpotenze britanniche sembrano costrette a lasciare il passo a rivali in ascesa, le tedesche su tutte.
La lunga premessa per domandarsi, in fin dei conti, cosa potrebbe allettare Jovetic e Ljajic rispettivamente nelle prospettive di Arsenal ed Everton. I “Gunners” alle prese con il futuro, incerto, di Wenger e alla rincorsa di un piazzamento Champions per niente agevole, i “Toffees” se possibile messi ancora peggio, e lontani dall’Europa dai tempi della sfida, persa, contro la Fiorentina di Prandelli. Perché, in sintesi, Jovetic e Ljajic dovrebbero lasciare Firenze? Il denaro, semmai, potrebbe essere l’argomento più convincente, ma ci domandiamo cosa la Fiorentina dovrebbe invidiare ai club in questione. La squadra ricostruita ha appena cominciato quello che sembra essere un ciclo di grande interesse, l’identità di gioco di Montella ha fatto il giro dell’Europa, e sulla solidità del gruppo Della Valle c’è di che scommettere, anche e soprattutto se dovesse davvero scattare l’operazione stadio.
Da tale riflessione abbiamo tenuto fuori il caso del Manchester City, ricco in disponibilità ma la cui figura europea non è stata il massimo, pur sottolineando la crescita esponenziale delle tedesche e quanto potrà incidere l’insediamento di Guardiola a Monaco di Baviera. Destinazioni che, però, riguarderebbero il solo Jovetic comunque propenso, almeno a suo dire, ad accettare anche offerte più vicine, come quella di Torino e della Juventus. Dunque, perché lasciare Firenze? Esclusi i fattori fin qui elencati, allora, non resta che tenersi l’interrogativo nella speranza (probabilmente vana) che ci pensi Ramadani a sciogliere qualsiasi interrogativo. Perché più passa il tempo, e più proliferano le voci sul futuro dei due amici in questione, e più che la posizione del procuratore diventa oscura. E potente.
Tanto che, alla fine, la sensazione che resta è che la scelta di far partire uno tra JoJo e Ljajic sia semplicemente dettata (anche) dagli interessi del solerte Ramadani, abile a tessere le proprie tele nel più assoluto silenzio, come sarebbe accaduto nei giorni scorsi anche nel caso di Ljajic. Il calcio di oggi, d’altronde, funziona anche così, e quando un agente così potente decide di spostare almeno uno dei suoi gioielli, son dolori. Ancora di più se i gioielli in questione sono due, ed entrambi vestiti di viola.
Tommaso Loreto - Direttore www.firenzeviola.it