LA RABBIA DI ROSSI È QUELLA DI UNA PARTE DI FIRENZE. ORA SERVE RIVOLUZIONARE
Non so cosa sia più mortificante, se la rissa inscenata da Delio Rossi o il fatto che molti si siano immedesimati in lui. L’impressione che ha dato una parte di Firenze è quella di una tifoseria che aveva bisogno di scaricare il proprio odio. Nella rabbia cieca di Delio Rossi c’era la rabbia di Firenze, di quella Firenze che ancora si chiede: ma come mai questa squadra riesce a vincere soltanto quando ha dentro delle forti motivazioni come contro Roma e Milan? Nei pugni di Delio Rossi c’era l’incazzatura per l’atteggiamento di certi giocatori che nei momenti clou della stagione si sono fatti sorprendere in discoteca, c’era il ricordo del pendolare Kharja che adesso si è trasformato pure in uno sfonda-porte e di chi non ha trovato nulla di meglio da fare che portare a guinzaglio un gatto. Ljajic è lo specchio di un fallimento, di un piano nato male, di un rigore sbagliato, di errori grossolani commessi da una proprietà che si è staccata dalla squadra quando invece c’era da rimboccarsi le maniche. Ecco perchè quelle immagini fanno male, perchè riaprono una ferita e costringono tutti e dico tutti a pensare. Giusto mandare via Delio Rossi, giusto punire Ljajic (non basta la multa), giusto affidare per queste ultime due giornate la squadra ad un traghettatore. Ma questo è solo un punto di partenza, perchè da ieri Firenze ha capito una cosa: non basta rifondare, bisogna rivoluzionare. L’immagine della Fiorentina è stata macchiata pesantemente e credo che sia nei diritti della società chiedere i danni al suo ex dipendente per questa situazione. Ognuno cercherà di tutelarsi come crede, anche l’agente del giocatore che giustamente non può tollerare un’aggressione. Le botte non sono mai giustificate a nessun livello. Chiudo con un appunto: basta fischi a Montolivo. La città deve salutarlo come si merita, perchè ha sempre dato tutto e non è stato messo nelle condizioni di restare. Sarebbe un bel gesto e una bella base da cui ripartire. Il calcio non può essere fatto di maglie ritirate, di botte e di umiliazioni. Il calcio è cuore e sentimento. Non ce lo dimentichiamo mai.
Laura Bandinelli
giornalista de La Stampa