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LA ROMA È INDECIFRABILE MA LA VIOLA STIA ATTENTA. I PERICOLI PRINCIPALI DEI GIALLOROSSI

di Alberto Polverosi

Dopo otto giornate di campionato la Roma è la squadra più indecifrabile della Serie A. In meno di 12 mesi è già al terzo allenatore, da Mourinho a De Rossi, da De Rossi a Juric che, tanto per cambiare, è già sotto esame e la partita di Firenze dirà qualcosa di importante sul futuro del tecnico
croato. Non gioca male ma nemmeno bene. Con l’Inter, ultima gara di campionato e ultima sconfitta, avrebbe meritato anche il pareggio, ma c’è
troppa confusione intorno alla squadra. Che non ha ancora l’aggressività tipica delle formazioni del suo nuovo allenatore, ma non ha neppure una
manovra scintillante, se la palla non passa dai piedi di Dybala. L’inizio del campionato è stato davvero incasinato e poco incoraggiante. Dopo 8
giornate ha 10 punti, il minimo dal 2010-11 quando ne fece nove.  

Ha però giocatori di livello, giocatori che quando saranno in grado di fare squadra nel vero senso della parola potranno risalire la corrente della classifica dove oggi sono in decima posizione, con gli stessi punti dell’Empoli, che ha vinto all’Olimpico contro i giallorossi. Lorenzo Pellegrini è il 10 della Nazionale, Dybala quando sta bene è ancora uno dei top della Serie A, il centravanti ucraino Dovbyk, capocannoniere della Liga con il Girona nella stagione scorsa, ha già segnato tre gol, Svilar è uno dei migliori portieri del campionato. Mancano terzini ed esterni di livello, ma a frenare la squadra è anche quanto sta capitando intorno, fra Trigoria e l’Olimpico. Il licenziamento di De Rossi, dopo appena quattro giornate, ha scombussolato l’ambiente. La Sud, una delle curve più accese d’Italia, continua a contestare la proprietà americana, non c’è mai quiete intorno alla Roma, mai un po’ di serenità.

È una squadra che, per il potenziale che si ritrova, segna poco. Otto gol in otto giornate equivale al tredicesimo attacco del campionato, tanto per dire il Genoa ha segnato di più. La manovra ha come riferimento i 189 centimetri di Dovbyk, una specie di Lukaku sul piano tattico, per le sponde, per la protezione della palla e anche per la capacità di andare a rete. Ma l’ucraino avrebbe bisogno di un’assistenza maggiore. Il mercato del club in uscita è stato discutibile, ha ceduto Abraham al Milan, una diretta concorrente per l’Europa, e peggio ancora ha fatto con la cessione di Bove alla Fiorentina, altra squadra in corsa per l’Europa. Ecco, la differenza fra le due squadre sta qui: quella di Palladino ha trovato la strada (10 punti nelle ultime 4 partite e 4 vittorie di fila, con 14 gol segnati, nelle ultime 4 gare ufficiali), quella di Juric non ancora. Sembrava una svolta il 3-0 sull’Udinese, poi però sono arrivate lo striminzito e sofferto 2-1 interno col Venezia, il pari di Monza e la sconfitta all’Olimpico con l’Inter.

Non c’è una linea precisa, la Roma sta ancora cercandosi e nel frattempo perde terreno. Anche in Europa League contro la Dinamo Kiev non ha entusiasmato. C’è voluto un rigore di Dobvyk per battere i suoi connazionali e siccome dopo la sconfitta di Elfsborg c’era una classifica da recuperare e la vittoria era obbligatoria, Juric ha schierato molti titolari, a differenza di quello che ha fatto Palladino a San Gallo. Anche se la Roma non ha mai vinto nelle ultime tre trasferte (2 vittorie e un pareggio) di campionato contro i viola, di segno opposto è il dato della Fiorentina che contro i giallorossi ha vinto soltanto due delle ultime 12 gare, con 4 pareggi e 6 sconfitte. È solo statistica ma è meglio, per i viola, fare attenzione.