LA ROSA BIANCA, LE LACRIME DI PIOLI E QUEL COLLOQUIO SEGRETO CON DELLA VALLE: DUE ANNI SENZA DAVIDE, IL VERO PRESIDENTE VIOLA. IL GOVERNO PENSA A FERMARE LO SPORT, IL CAMPIONATO È APPESO A UN FILO
“Pare sia successa una cosa terribile, chiama subito la Fiorentina”. Non era neppure mezzogiorno e noi eravamo già al casello di Udine. Alle tre c’era la partita e come sempre avevamo la doppia speranza che ci accompagna nelle trasferte viola: mangiar bene e veder vincere la Fiorentina. In quel maledetto 4 marzo invece ci ritrovammo tutti di fronte a un obitorio, con il pc sulle gambe e le lacrime che sgorgavano a dirotto come fossero uno scroscio di pioggia. La conferma ci arrivò subito, perché nessuno poteva negare quello che era accaduto in quella stanza del Là di Moret. Davide Astori, il capitano, era morto senza un perché. Un destino infame, una notizia tremenda che travolse chiunque.
Da allora sono passati due anni e molto è cambiato, ma il ricordo dolcissimo e straziante è rimasto lo stesso. Come dimenticare infatti piazza Santa Croce, la lettera di Milan Badelj, il saluto commovente di Ricky Saponara, la rosa bianca sulle cancellate del Franchi, il bellissimo muro di sciarpe che ancora oggi resta custodito in decine di cartoni imballati nel centro sportivo che porta il nome di Davide. Personalmente ricordo anche gli occhi e le parole rotte di Pioli raccontare quei momenti tremendi, la colazione senza Davide, la corsa in pigiama verso la stanza del capitano, dopo che il dottore e massaggiatore avevano già capito cosa fosse successo. E poi lo strazio di Della Valle, in quel giorno della processione a Coverciano per la camera ardente voluta dalla Federcalcio.
Trovai ADV subito fuori dall’Aula Magna di Coverciano. Ci salutammo come due vecchi amici, prima che lui cominciasse a parlare di Davide: “Una volta gli dissi, Davide sei tu il vero presidente della Fiorentina”. Successe a Bologna, durante un ritiro tesissimo, con la squadra reduce dal clamoroso 1-4 subito in casa dal Verona, e in attesa di una partita coi rossoblu che sapeva di ultima chance. I due Della Valle, quella sera, si erano precipitati in ritiro per tentare di riportare un briciolo di tranquillità dentro a un gruppo impaurito: “Presidente deve starci vicino, lei ci serve qui. Con la squadra. Come adesso”. In quell’ora di colloquio le parole di Astori, semplici ma dirette, arrivarono al punto. “Lì capii che allontanarmi dalla squadra era stato un errore, Davide mi fece capire tanto, forse tutto. Era lui il vero presidente viola”, mi confessò Della Valle guardando nel vuoto. Il 5 marzo Astori avrebbe anche firmato il rinnovo, per diventare il ponte con cui collegare presente e futuro: “Resto qui, è la mia realtà perfetta. E pazienza se la squadra è meno forte di quella del passato, cresceremo», disse a tutti al momento di iniziare la discussione sul contratto. La storia ha raccontato altro. Dopo quel faccia a faccia ci sono solo state lacrime, saluti al capitano e quello splendido omaggio inventato dai tifosi al minuto numero 13 di ogni partita. Per capire come sia stato possibile tutto questo servirà un’altra perizia, la terza sul cuore fragile del capitano. I sospetti di negligenza ci sono, ma la verità la sapremo solo tra qualche mese. Di sicuro il ricordo resterà vivo in eterno: la Fiorentina oggi si raccoglierà intorno a padre Massimiliano, un amico prima che un prete, poi onorerà Davide usando i social e quella magnifica canzone di Jovanotti: “Son sempre i migliori che partono e ci lasciano senza istruzioni”. A capirlo per primi sono stati soprattuto i compagni di squadra. Giovani, forti, sani, ricchi, che mai e poi mai prima di quel 4 marzo avevano avuto a che fare con la morte, con la vulnerabilità della vita anche di un ragazzo all’apparenza perfetto come Davide. Reagirono da uomini, con coraggio, nel rispetto dei valori di Astori. Sacrificio, riconoscenza, il calcio puro dei bambini come scrisse Badelj, l’amico disperato. Ricordarlo significa far vivere tutto questo, anche se a volte, tra polemiche, interessi, soldi a palate e ingiustizie, è maledettamente difficile.
Scriviamo di Davide, mentre il mondo è paralizzato dal Coronavirus. Visto il continuo propagarsi del contagio, il comitato scientifico voluto dal premier Conte ha proposto, per i prossimi 30 giorni, lo stop delle manifestazioni che comportino affollamento di pubblico. Juve-Milan di coppa intanto è stata rimandata a data da destinarsi e la sensazione sempre più forte è che l’intero campionato sia appeso a un filo, nel migliore dei casi destinato a giocare a porte chiuse. Oggi sarà una giornata decisiva, ma mentre in Lega si litigherà per l’ennesima volta, Firenze manderà la sua ennesima carezza a Davide. Capitano per sempre.