LA SAMP A 40 ANNI DALLO SCUDETTO RUBATO, AMARCORD DI QUELL'82. ITALIANO DICE: "FINIAMO IN BELLEZZA"
Un 16 Maggio. Domani come quarant’anni fa.
Domani sarà un lunedì, allora fu una domenica.
Era il 1982, dalle radio suonava: ‘storie di tutti i giorni…. Vecchi discorsi…. Sempre da fare… storie ferme sulle panchine, in attesa di un lieto fine’, versi del pezzo di Riccardo Fogli che aveva trionfato al Festival di Sanremo davanti a ‘Felicità’ dell’inossidabile coppia Al Bano e Romina Power (che stavano ancora insieme), per gli amanti della disco music c’erano i ritmi sincopati del sintetizzatore del gruppo colored inglese degli Imagination con la loro ‘Just an illusion’, splendida hit in falsetto spinto.
L’82, inizio di un decennio di transizione verso il riflusso, dove iniziavano ad avere sempre meno senso gli slogan collettivi, in ossequio al credo della signora Tatcher: ‘la società non esiste, esistono gli individui’, non a caso la signora premier inglese con l’altro campione del neoliberismo più sfrenato il presidente americano Reagan iniziava a distruggere lo stato sociale e i diritti dei lavoratori, animando un’offensiva della quale oggi si vedono, e si ‘godono’ i risultati.
Il Bel Paese scandalizzato dalla vicenda del Banco Ambrosiano che si sarebbe conclusa il 18 giugno a Londra sotto il ponte dei frati neri dal quale penzolava il corpo del banchiere di Dio Roberto Calvi, era governato dal primo esecutivo non a guida democristiana, il governo Spadolini. Anche quell’anno aveva la sua guerricciola imperialista, la Gran Bretagna era andata a combatterla a 13mila chilometri dal suo territorio, cioè alle isole Falkland, delle quali rivendicava la sovranità contro l’Argentina.
A Firenze si menava vita piuttosto tranquilla, con le scarpe Timberland ai piedi, si usciva sereni con gli amici e le fidanzate nelle belle e profumate serate di primavera e si andava a mangiare una pizza che costava poche delle banconote con la faccia di Giuseppe Verdi e poi di Marco Polo (le mille lire).
Si menava vita tranquilla e si andava allo stadio, il Comunale di Firenze anche perché Artemio Franchi era vivo e vegeto e lottava insieme ai suoi confratelli della Loggia segreta P2 di Licio Gelli, e anche perché quell’anno c’era una bella Fiorentina.
Di proprietà della famiglia Pontello, con De Sisti allenatore, Antognoni capitano (che a novembre aveva rischiato la vita nello scontro col portiere genoano Martina) poi Graziani, Pecci, Monelli, Massaro, Galli, Bertoni, Casagrande, Cuccureddu e Vierchowod.
La squadra gira, e malgrado diversi torti arbitrali la Fiorentina arriva a ridosso dell’ultima di campionato appaiata alla Juventus, la settimana prima, l’8 Maggio ha perso tragicamente la vita il pilota della Ferrari Villeneuve, alle prove del Gran Premio del Belgio.
E si arriva così al 16 Maggio: i viola sono di scena a Cagliari, la Juventus va a Catanzaro.
La Fiorentina va in vantaggio a Cagliari con Graziani su azione di corner, la palla spiove in area, il portiere interviene e la perde, la sfera finisce a Ciccio che lesto insacca, l’arbitro Mattei di Macerata vede (solo lui) un fallo di Bertoni sul portiere e annulla….
A Catanzaro a 15 dalla fine arriva un rigore (che c’era) per la Juve trasformato da Brady per la vittoria bianconera che significa scudetto.
Nei giorni amarissimi che seguirono, in città iniziò a comparire sui pali della luce, sui lunotti delle auto, sui motorini, ovunque: era un adesivo, ideato dalla geniale banda dei ragazzi del Brivido Sportivo, gloriosa rivista del tifo viola.
Vi era ritratto un leoncino, il Marzocco celebre scultura di Donatello, che faceva la linguaccia spavaldo e sarcastico e reggeva uno scudetto con la scritta ‘meglio secondi che ladri’ e la firma Brivido Sportivo, ogni riferimento ulteriore non occorreva allora e non occorre oggi.
Sono passati 40 anni, la squadra col giglio in petto gira bene anche quest’anno, anche se non lotta (ancora?) per grandi obiettivi, tuttavia il suo ce l’ha, non eclatante, ma desiderato e passa per la partita di domani con la Sampdoria e quella successiva con la Juve (che è un’altra squadra rispetto ad allora, in un altro calcio e in un'altra Italia), il giorno è lo stesso, ma al di là di una guardatina prudenziale agli arbitri, che è buona norma e ci sta sempre (come all’acqua e all’olio), la coincidenza è solo un amarcord col quale abbiano inteso principiare il pezzo, per informare i più giovani e rinverdire i ricordi negli anziani come noi.
‘Cerchiamo di finire in bellezza’, ha detto apertis verbis mister Italiano pensando che se è vero che manca la contemporaneità nel campionato per favorire chi dà i quattrini al pallone, cioè le tv padrone del vapore, è altrettanto vero che si vede quanto è contento di avere avuto una settimana per preparare la sfida di domani: ’prepararsi in sette giorni, non è come farlo in mezzo allenamento’.
Il mister viola filosofeggia poi sul suo credo calcistico: ‘io non battezzo a priori squadre titolari’ e parla della sua ricerca di gioco sempre e comunque, ‘anche perché quando non lo abbiamo fatto, abbiamo steccato' e predica concretezza, la mancanza della quale, ultima con la Roma a parte, ‘è un difettuccio che ci siamo portati dietro quest’anno, per il prossimo dovremo esigere di più da noi’.
Lo dice con sicurezza ed è buon segno alla vigilia di un match che è il penultimo del bel campionato che ha fatto finora la sua Fiorentina, Italiano poi sfida Giampaolo, figlio di emigranti all’estero come lui, e anche lui perciò nato all’estero, Giampaolo è di Bellinzona, Italiano di Karlsruhe, un confronto sotto il segno di santa Francesca Cabrini, protettrice degli emigranti.