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LA UEFA PROGRAMMA L'ESTATE, IN LEGA SI DISCUTE. IL DIBATTITO SUL CALCIO TRA CAUTELA E UNA CORSA A OSTACOLI.

di Tommaso Loreto

Si osserva una lontananza non nuova tra quel che vivono il Paese e le sue istituzioni e il dibattito sul termine della stagione che prosegue ininterrotto nei palazzi del calcio. Non propriamente una novità visto che da sempre il pallone ha goduto di posizioni privilegiate per non dire surreali, ma certamente una distanza che non passa inosservata. Dalla cautela nonostante i segnali di rallentamento del virus (mantenendo il lockdown fino al 13 aprile e ipotizzando comunque un lento e graduale ritorno alla normalità) alle proposte di date utili per tornare in campo il passo è tutt'altro che immediato. Un botta e risposta tra chi vorrebbe finire qui il campionato (ultimamente una fetta in diminuzione) e chi invece vorrebbe terminarlo.

Insomma se il punto di vista istituzionale è soprattutto rivolto a contenere facili entusiasmi e previsioni di immediato ritorno alla vita di un tempo, quello sportivo freme nell'immaginare la ripresa degli allenamenti per evidenti motivi, in primis economici, ed è forse questo l'aspetto meno in linea con i tempi che viviamo. Anche perchè, al di là delle prime immediate certezze sul dopo 13 aprile, non mancano ulteriori punti interrogativi.

Il piano contrattuale legato alle scadenze del 30 giugno resta in alto mare e comunque meriterebbe un'uniformità europea al momento complicata da strutturare (le indicazioni recenti della UEFA di terminare i campionati e poi giocare le coppe tra luglio e agosto si accavallano su una geografia diversificata anche dalle condizioni dei vari paesi, oltre che dei vari campionati) mentre la ripresa degli allenamenti in assolute condizioni di sicurezza rimane un'incognita per molte società minori che avrebbero inevitabili problematiche di strutture. Senza contare che non necessariamente tutte le regioni italiane potrebbero essere destinate a identico destino nella cosiddetta riapertura, o almeno non per forza tutte contemporaneamente.

Infine comunque si pensi di terminare la stagione è praticamente impossibile pensare di rivedere i tifosi allo stadio. Certo, si potrà sempre eccepire che un finale di campionato in tv renderebbe la vita stravolta dal virus meno pesante, che dovesse fermarsi la terza industria del paese i contraccolpi sarebbero notevoli per tutti (da qui il piano anticipato ieri dal Ministro dello Sport Spadafora) ma la realtà è che ancora non è ben chiaro quando realmente il rischio covid-19 si attenuerà tanto da poter riprendere tutto.

Qualsiasi previsione, oggi come oggi, purtroppo lascia il tempo che trova. Di fronte alle incertezze attuali che pesano sull'intero pianeta, di ogni tipo, il dibattito su come e quando si tornerà in campo forse potrebbe essere affrontato con un pizzico di cautela in più, la stessa predicata da più parti a fronte della voglia matta di tornare a uscire di casa.

Tommaso Loreto - Direttore www.firenzeviola.it