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LE OFFERTE VIOLA E IL TEMPO DELLE RIFLESSIONI. GLI ASSEGNI DI COMMISSO PER ORA NON BASTANO, VIOLA A CACCIA DI ALTERNATIVE. GATTUSO PERÒ HA FRETTA: DA MOENA DEVE INIZIARE LA METAMORFOSI. ANTONIO E UNA BANDIERA DA NON AMMAINARE

di Leonardo Bardazzi

Rinforzi sì, ma senza farsi prendere per il collo. Dopo il giro d’orizzonti e le prime offerte milionarie, è tempo di riflessioni. I prezzi degli obiettivi non scendono, i mega procuratori anzi battono cassa e Rocco Commisso per il momento non intende scendere a patti. La Fiorentina che verrà sarà più forte e Gattuso sarà accontentato, ma questo non significa riempire d’oro chiunque si presenti in sede. Serve pazienza e questo lo sapevamo già dall’inizio. E’ appena metà giugno, tutti sono incollati alla tv a guardare Europeo e Coppa America e in serie A, è bene ricordarlo, nessuno ha fatto nulla ma anzi, club anche blasonatissimi sono costretti a mettere cartelli vendesi ai loro gioielli. Sarà un mercato lungo, ma la Fiorentina ha le idee chiare e questo può rappresentare un bel vantaggio. Non è ancora il tempo dei mugugni insomma, anche perché i discorsi con i vari Guedes, Oliveira, e Gonzalez (ottimo con l’Argentina, nonostante i gol falliti) restano in piedi. Certo, Rino ha chiesto l’arrivo di giocatori cardine (regista ed esterni d’attacco, tanto per intendersi) prima possibile, a Moena si aspetta di lavorare con una base di squadra già fatta, anche perché il lavoro che lo aspetta è moltissimo. C’è da cambiare stile di gioco, da mettere in piedi una Fiorentina capace di dominare la partita e non solo subirla, con il palleggio che parta dal basso e un movimento offensivo che porti in gol molti più giocatori che il solo Vlahovic. Soprattutto, Gattuso si è messo in testa di cambiare la mentalità della squadra. Troppo impaurita, troppo volubile, fragile e immatura per essere all’altezza delle aspettative. La crisi di questi anni si spiega anche così, perché le lacune tecniche erano evidenti, ma la convinzione di tutti, in casa viola, è che si poteva e si doveva fare molto di più con i mezzi a disposizione. L’idea così è creare una squadra che abbia un’anima, con principi di gioco chiari e spirito di sacrificio comune. L’Europeo è solo all’inizio, ma l’esempio di che strada seguire ce l’abbiamo in casa, perché la cosa più bella è stata proprio l’Italia: una squadra con la S maiuscola, che attacca e difende insieme, gioca con entusiasmo e anche quando va in vantaggio, continua a non dar respiro all’avversario. Raggiungere certi livelli in una manciata di settimane è pura utopia, ma la Fiorentina vuole crescere negli anni e non solo sbandierare i quattro venti uno o due colpi a sette zeri. 

Pradè e Barone insisteranno a battere le piste già conosciute, ma nel frattempo sonderanno alternative. Under è una di queste, Orsolini un’altra. L’arrivo di Burdisso in questo senso potrà dare una grande mano, perché l’ex difensore porta in dote grandi conoscenze del calcio sudamericano e non solo: per Gonzalez comunque sono stati offerti oltre 20 milioni, per Oliveira si va vicino ai 15, più uno stipendio top per il centrocampista e un ottimo assegno per il super manager Mendes. Non sono noccioline, come detto in serie A non c’è nessuno che abbia già offerto certe cifre. L’importante sarà non farsi prendere dal nervosismo e dalla fretta. Certe tensioni, ben descritte da Sara Meini al TGR Rai, nel calciomercato ci stanno. Domani però è un altro giorno e la diplomazia può fare la differenza. Ribery nel frattempo attende fiducioso e da questo punto di vista, capisco meno la strategia viola. Quello che può dare Franck è chiaro a tutti: è un campione, a fine carriera ma sempre campione. E’ l’unico leader dello spogliatoio attuale, il vero collante della squadra. E’ amato da tutti alla Fiorentina e se motivato dall’allenatore, potrebbe accettare anche un ruolo meno centrale di quello avuto finora. Personalmente insomma, non avrei dubbi. Se però le idee dovessero essere diverse, se davvero Gattuso lo considerasse a fine corsa, meglio separarsi senza indugi. Un fuoriclasse come lui, se non altro, merita chiarezza. 

A dir la verità, si capisce ancora meno perché Giancarlo Antognoni sia un precario. Antonio è il cuore viola, un simbolo di quel senso di appartenenza a cui tanto tiene la società, così attenta e sensibile ai voleri dei tifosi. Giancarlo ha sempre scelto la Fiorentina anche quando era all’apice, da dirigente poi ha esperienza coi giovani e ha dimostrato di avere fiuto nello scovare talenti, in più ha rapporti splendidi con i grandi del calcio. Ora che sta nascendo il Viola Park (perché dubbi, ormai, non ce ne sono più), sarebbe la miglior risorsa possibile per insegnare ai ragazzi il valore della maglia. Soprattutto, al di là del ruolo, è il cuore viola. La bandiera. E le bandiere, soprattutto nel calcio dove è la passione a muovere tutto, non si ammainano mai.