LE RICHIESTE DI PIOLI E L'UNIONE D'INTENTI CON LA DIRIGENZA VIOLA. UNA RIFLESSIONE SUL PARADOSSALE ESILIO DI DELLA VALLE
Stefano Pioli parla al plurale in conferenza stampa. Non lo fa casualmente. Dice, testualmente: "cercheremo di colmare qualche lacuna che abbiamo in squadra senza stravolgere niente. E' difficile che si possa prendere un titolare di un'altra squadra ma cercheremo qualche giocatore magari scontento. Le idee ci sono, bisogna vedere se riusciremo a metterle in pratica". D'estate era stato attore non protagonista della sessione innesti e, soprattutto, spettatore delle tante uscite del ciclo post Paulo Sousa. Adesso no. Pioli è in continuo dialogo con Pantaleo Corvino e con Carlos Freitas, dopo aver esplicitato loro chiaramente quali siano le sue necessità.
Due terzini e un esterno d'attacco. La dirigenza ha aggiunto pure l'ipotesi dell'erede di Milan Badelj che non rinnoverà, come già stabilito in estate, e che dunque potrebbe anche lasciare Firenze a gennaio per non essere capitale perso a zero euro. Due terzini, già. Pioli chiede giocatori pronti, che conoscano già la Serie A. Gli esperimenti Maxi Olivera e Bruno Gaspar sono falliti su tutta la linea, per questo il giocatore tipo sarebbe un Luca Antonelli dal Milan, a patto che decida di decurtarsi l'ingaggio percepito in rossonero. "Scontenti che non stanno trovando grande spazio". Davide Santon dell'Inter, magari Adam Masina che ancora non ha rinnovato col Bologna. Idee, spunti, che la società sta vagliando insieme a Stefano Pioli che, evidentemente, chiede un rinforzo anche nei tre davanti, visto che Gil Dias fatica a integrarsi al meglio. Un'alternativa a Thereau e Chiesa, in soldoni.
Infine, una riflessione sulle parole di Andrea Della Valle. Parla di 'autofinanziamento', oramai terminologia suo malgrado assorbita e recepita da Firenze. Parla di contestazioni. Di Fiorentina non in vendita, di distanza che non riesce a colmare perché "ferita sempre aperta". La stessa che prova la città nel vedere un progetto in totale regressione, nel notare che gli investimenti non sono più quelli del passato, che ogni volta si riapre un ciclo ma la bacheca resta vuota in modo desolante. Sicché il messaggio dovrebbe essere paradossalmente l'opposto. Affinché Firenze si riavvicini a Della Valle, dovrebbe essere lui a convincerla a farlo. Non alla Fiorentina, ma alla proprietà. Con un progetto chiaro, fatto d'investimenti. Di certezze sullo stadio. E non di parole dall'esilio forzato dalle Marche.