LEGA E VAR SONO DA CAMBIARE: COSÌ NON SI PUÒ ANDARE AVANTI, ALL’ESTERO CI GUARDANO ESTERREFATTI. FIORENTINA IN CRESCITA, RIBERY FUORICLASSE: UNA SQUADRA-UOMO
Non ci sono giustificazioni di fronte alla disastrosa direzione di Fabbri: o questo arbitro è clamorosamente fuori forma e allora va fermato subito oppure si è trattato di un arbitraggio chirurgico, mirato a far si che la partita andasse in una sola direzione perché le decisioni determinanti sono state tutte a svantaggio di una squadra, nel caso di specie la Fiorentina. Se fosse buono il primo esempio, oggi vorremmo che Nicchi e Rizzoli stoppassero per alcune settimane Fabbri. Se fosse vero, invece, il secondo scenario, quello a cui purtroppo pensano in tanti, bisognerebbe fermarsi tutti per cambiare, finalmente, le regole del potere in Italia. L’influenza del presidente laziale sulla politica del pallone, intesa come Lega, cioè la Confindustria del calcio, e Governo, ovvero la FIGC, è notoriamente pesante.
La cronaca: è stato inventato il rigore su Caceido e ci sono stati tre rossi negati alla Lazio. A Bastos - autore di un fallo pericolosissimo -, Parolo e Radu. Interventi brutti e nel caso di Parolo, addirittura una trattenuta di maglia, sanzionata da Fabbri che però ha ignorato il regolamento: sarebbe previsto il giallo. Curioso, no? Col quel cartellino Parolo, già ammonito, sarebbe andato a fare la doccia. Errore di Fabbri macrospico.
Nessuno toglie meriti tecnici alla Lazio: squadra fortissima anche se al momento molto appannata, ottimi Inzaghi e il suo staff, straordinario sul mercato il diesse Tare, i suoi colpi sono famosi. Lotito che fa il presidente a tempo pieno come forse nessun altro - e questo, sia chiaro, è un merito -, ha capito da molto tempo che il calcio è anche…un fatto tecnico. Poi c’è il resto che fa la differenza. Rapporti, relazioni, frequentazioni del Palazzo, politica del pallone. Lotito ha sempre saputo che se conti in Lega conti in campo. Ma per contare in Lega non è necessario contare in campo. Lui l’ha occupata “militarmente”: celeberrime le assemblee in cui guida l’assise col piglio del leader maximo. I suoi modi sono discussi e discutibili, ma per quanto lo riguarda molto efficaci. Dalla sua parte ci sono molti club, non tutti. La Juventus, che col potere ha da sempre un rapporto di amorosi sensi, nella finale di Supercoppa Italiana, quest’anno, ha compreso l’influenza della Lazio. Lotito conosce le regole del gioco e il calcio è il gioco del potere.
La Fiorentina sabato sera è stata trattata alla stregua di una qualsiasi cenerentola. Società nuova, proprietà straniera e poco esperta del dinamiche del pallone di casa nostra, posizione di classifica mediocre, tutti elementi che valgono il peso specifico di una piuma. Da fuori l’osservatore attento ha colto questo, quindi sarebbe bene preoccuparsi dell’immagine che è scaturita dalla sfida dell’Olimpico. Ancora una volta all’estero ci hanno guardati esterrefatti. Con arbitraggi così non si contribuisce alla trasparenza del calcio italiano. Vorremmo che il nostro movimento fosse un palazzo di vetro e non il porto delle nebbie.
Commisso è intervenuto tempestivamente, ma questa non è una notizia. La sua nota ufficiale ci è piaciuta perché il presidente ha fatto un salto di qualità rispetto al post partita di Torino: stavolta non ha mirato il bersaglio piccolo, l’avversario, bensì il calcio italiano in generale. Giusto. Il problema è gigantesco, non si può più far finta di niente, non si può più andare avanti così. Il primo nodo da sciogliere, come saggiamente ricordato da Commisso, è il VAR. A Roma Fabbri si è guardato bene dal consultarlo e Mazzoleni, nella stanza regia, è rimasto silente. Perché? Il VAR ha rappresentato una svolta storica, uno strumento irrinunciabile, impossibile adesso tornare indietro. Ma ha un senso utilizzarlo così? Se ci sono dubbi sui cartellini si deve andare al video. Se ci sono interrogativi sul tuffo di Caceido, si deve andare a consultare la macchina. Questa è la prima battaglia da fare e da vincere, senza se e senza ma.
La seconda è molto più difficile: combattere nella Lega facendo cartello con quei club che hanno sempre contato poco e con quelli che pur contando vedono sempre vincere gli altri. Ma lo scopo non deve essere sostituire un gruppo di potere con un altro per proseguire poi nel percorso dei soliti errori. L’obiettivo deve essere cambiare le leve del comando per progettare un calcio italiano più equo, modello anglosassone, più democratico nella distribuzione della ricchezza. Allargando la concorrenza si aumenta la competitività. Aumentando la trasparenza si torna a vendere un prodotto decente all’estero. La Fiorentina di Rocco Commisso è molto determinata su questo fronte, ha la voglia di ribaltare certi equilibri. Forma alleanze con le proprietà straniere e ne attende di nuove per ampliare il cartello. Joe Barone si sta impegnando tantissimo, tesse la propria tela, ma qualcuno, come Penelope, gliela disfa di notte.
Barone fa sul serio e proprio per questo vorremmo offrirgli un piccolo suggerimento… Parli col suo architetto di fiducia e si faccia progettare un monolocale nella sede della Lega a Milano… La occupi militarmente anche lui… Si dimentichi per un periodo Firenze e combatta la sua guerra all’interno dell’assemblea. Solo così avrà una speranza di riportare a casa tre punti…
Tra la Lazio e la Fiorentina c’erano 30 punti di differenza prima del calcio di inizio. Basta e avanza per spiegare che il divario tra le due rose è abissale. Eppure la partita ha detto altro: Lazio in crisi brutta dal punto di vista fisico, Fiorentina bella concentrata, cortissima sul campo, difesa alta e bel contropiede. Su tutti Ribery, fuoriclasse al servizio degli altri e non sulle spalle dei compagni. Più che un classico uomo squadra, lui è un esempio di squadra-uomo, uno spettacolo vederlo lavorare col pallone tra i piedi, ancora di più nello spazio senza palla. Il suo gol è stato un capolavoro, una pennellata alla Baggio. Ci perdonino gli altri, ma da tanto tempo non vedevamo a Firenze una perla simile. Non eravamo più abituati, Franck, ci togliamo il cappello.
Questa Fiorentina ha giocato meglio della Lazio, ha creato più occasioni, ha preso pure una traversa con l’ottimo Ghezzal. Purtroppo però ha ancora sbagliato davanti al portiere: Castrovilli se vorrà indossare la maglia numero 10 dovrà migliorare la mira sotto porta. Un calciatore col suo bagaglio tecnico ha l’obbligo, per status, di segnare una decina di gol a campionato. Gaetano è al primo anno di Serie A, sta andando benissimo, ma dovrà lavorare su questo aspetto che proprio un dettaglio non è.
La Fiorentina di Roma per oltre 60 minuti è stata la proprietaria della gara, poi alcuni uomini, come Badelj e lo stesso Ribery, sono calati. Forse Iachini, che per noi ha preparato benissimo la partita, avrebbe dovuto intervenire un po’ prima sui cambi, ma il giudizio sull’impronta che Iachini ha dato all’Olimpico resta positivo.
I viola non hanno perso in campo, ma fuori. E questo rende tutto molto più amaro. Persino un pareggio sarebbe andato stretto. Solo un arbitraggio così profondamente sbagliato poteva aiutare una Lazio apparsa davvero in crisi. Ma ora si deve ripartire.
La Fiorentina di Roma è apparsa in netta crescita: le ottime impressioni dovranno trovare conferma contro il Sassuolo. Altro giro, altra corsa. Altro arbitro.