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LUGLIO PER CAPIRE, AGOSTO PER COMPRARE. MOENA SARA’ IL CANTIERE DI ITALIANO, SOLO DOPO SI AFFONDERANNO I COLPI. ADDIO A PAOLO BELDI’, IL VIOLA DI NOVARA CHE DELLA FIORENTINA SAPEVA SOLO PARLAR BENE

di Leonardo Bardazzi

Un mese per capire, un altro per comprare. L’arrivo di Vincenzo Italiano copre una falla enorme, creata dall’addio tempestoso di Gattuso e dalle difficoltà nel trovare la quadra sulla clausola rescissoria. Ora che i pezzi del puzzle sono andati a posto però, il nuovo allenatore della Fiorentina ha bisogno di tempo per conoscere la sua nuova squadra. Moena così diventerà il cantiere dove iniziare davvero a costruire la nuova Fiorentina, una squadra basata sulla corsa e sul gioco, sui movimenti collettivi e l’aggressività. Italiano, naturalmente, conosce già tutti i calciatori in rosa e un’idea su cosa va e cosa no, se l’è già fatta abbondantemente. Ma un conto è veder giocare i calciatori, un altro è allenarli. Anche per questo si prenderà le due settimane di ritiro per scoprire le caratteristiche e la disponibilità di tutti, sia da un punto di vista tecnico che mentale. Se con Gattuso si puntava a comprare in fretta (ma a costi giudicati eccessivi), la strategia adesso cambia. E anche per questo, salvo che il mercato non offra improvvise opportunità da non lasciarsi scappare, i veri acquisti viola arriveranno più avanti, come minimo alla fine del mese, più probabilmente ad agosto. Mentre l’allenatore lavorerà sodo in montagna tra l’altro, ci sarà da capire chi potrà avere davvero l’opportunità di lasciare la Fiorentina. Lirola è ambitissimo, lo cerca il Marsiglia, ma lo vuole anche l’Atalanta. Per gli altri invece siamo al massimo ai sondaggi, o addirittura ai semplici attestati di stima. Ramadani, per esempio, lavora per trovare offerte allettanti per Milenkovic, ma sul mercato, con gli Europei ancora in corso e la pandemia che picchia forte sui bilanci di tutti, è calma piatta. Per Pezzella è tutto fermo, Kouame invece ha estimatori e la Fiorentina, riprendendo i soldi spesi (circa 11 milioni) potrebbe lasciarlo andare.

Dragowski è considerato un titolatissimo, ma anche qui, con un contratto ancora da rinnovare, molto dipenderà dal livello delle offerte. Occhio semmai a Biraghi, mai amato dai tifosi viola, che con Spinazzola (splendido all’Europeo, e dire che fino a qualche tempo fa doveva venire alla Fiorentina…) purtroppo in infermeria per un lungo periodo, potrebbe entrare in orbita Roma. Quel che è certo è che il nuovo triumvirato Barone-Pradé-Burdisso andrà a caccia di piedi buoni a centrocampo, di un altro attaccante esterno e di un difensore centrale. Poi, se i terzini titolari se ne andranno, ovviamente servirà sostituirli. Sensi è il nome più gettonato: piace da matti ai viola, un po’ come piaceva Tonali prima che scegliesse il Milan. Con l’Inter se ne riparlerà, anche se Marotta, nonostante la tendenza all’infortunio, non vorrebbe darlo via. Sempre verde anche il nome di Torreira, mentre lo svincolato Ricci, ex Spezia che Italiano conosce alla perfezione, potrebbe diventare il colpo low cost. Per l’esterno d’attacco si parla di Zaccagni, ottimo fantasista del Verona, reduce da stagioni brillanti. Sarebbe una buonissima idea, ma come detto siamo ancora nel campo delle ipotesi. Dopo Nico Gonzalez e i tentativi concreti ma andati a vuoto con gli assistiti di Mendes, la Fiorentina vuol prendersi del tempo per riflettere.
Niente polemiche però, per quelle semmai ci sarà tempo più avanti. Commisso vuol investire e sa perfettamente che questa dovrà essere l’estate del rilancio. La disponibilità a investire c’è. Fidiamoci di lui e del nuovo timoniere Italiano. Proprio come avrebbe fatto Paolo Beldì, il fiorentino di Novara che soffriva, in mezzo a tanti tifosi strisciati, ma non per questo mollava la sua fede. “Oggi no, non me la sento di intervenire in radio. Dovrei parlar male della mia Fiorentina e sarebbe come darle una coltellata”. Quante volte gli ho sentito dire questa frase. Negli ultimi anni è stato tutto un patire, ma lui, dove non arrivava la sua ironia gentile, preferiva lasciar spazio al silenzio. Era il suo modo per dare una mano al suo amore lontano, nato dalle serpentine di Uccellino e diventato colonna sonora di Quelli che il calcio, una delle trasmissioni più riuscite degli ultimi vent’anni. A ogni gol viola, partiva Narciso Parigi.

E se la Fiorentina non segnava, Paolo quel “Garrisca al vento” lo faceva sentire lo stesso. Così, giusto per ribadire quel Fiorentina Ti Amo che urlava (da solo, “come un pirla”, come ripeteva sempre) fin da ragazzino. “Per me la divisione dei compiti è molto chiara: il presidente forma la squadra, l'allenatore la mette in campo, il tifoso la sostiene”. Ci mancherai, Paolo. Ma una piccola consolazione la troveremo riascoltando quel vecchio e caro inno. Allo stadio. Con la Fiesole piena e la gente con la sciarpa viola al collo. Proprio come piaceva a te.