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MACCHÉ DIFESA A 4, I PROBLEMI SONO I GIOCATORI FUORI RUOLO E IL RENDIMENTO DEI SINGOLI. PONGRACIC È L'ALL IN CHE VA PROTETTO E RECUPERATO. PALLADINO PERÒ NON PUÒ ESSERE GIÀ IN BILICO, IL CLUB SI SCHIERI CON LUI PER EVITARE ISTERISMI

di Pietro Lazzerini

Dopo il ko contro l'Atalanta è ancora più animato il dibattito cittadino a proposito dei problemi tattici, difensivi, che sta incontrando la Fiorentina di Palladino. La linea a 3, che a Coverciano definirebbero a 5, non incontra grandi favori, se non quelli del tecnico che, giustamente, si porta dietro da Monza e dalla prima esperienza da allenatore professionista, le proprie convinzioni calcistiche. In molti invocano il passaggio alla difesa a 4, perché questo, dicono, permetterebbe alla rosa di difensori viola di crescere in rendimento. Ma il problema della Fiorentina non è una questione di moduli, che tra l'altro significherebbe banalizzare un problema ben più ampio, bensì di rendimento dei singoli interpreti e dell'impianto difensivo che coinvolge anche centrocampo e attacco. L'attitudine difensiva vista nei primi 20 minuti contro l'Atalanta è la strada da percorrere, magari però con interpreti diversi. 

Ranieri, che in passato aveva avuto un rendimento che per qualcuno era anche da Nazionale, sta vivendo un lungo periodo di appannamento. Iniziato alla fine della scorsa stagione e proseguito in queste ultime settimane anche per demeriti non suoi. In primis quello di essere schierato come centrale dei tre difensori. Non ha le caratteristiche per farlo, nemmeno in emergenza. Chiariamoci, non è un attacco frontale all'allenatore, piuttosto un suggerimento non richiesto che magari verrà anche mal digerito. Ma il calcio è bello perché fa discutere e perché, soprattutto in Italia, tutti ci sentiamo un po' allenatori. Dicevamo di Ranieri: vederlo schierato centrale è addirittura peggio di vedere Biraghi come centrale di sinistra. Almeno il capitano cavalca una moda che in tante squadre ha avuto successo con lo spostamento di terzini al centro. Adesso sarebbe il momento di dare sicurezza al reparto e poco importa se il migliore di inizio stagione è un classe 2005 come Comuzzo. Ha anche rinnovato il contratto, ora è il momento giusto per dargli spazio. Anche Moreno: ha due gambe? Due piedi? È un calciatore professionista? Poco importa se arriva dall'Argentina e ha poco più di vent'anni. A misurarlo deve essere il campo. 

Poi c'è il capitolo Pongracic. La Fiorentina con lui ha fatto "all in" come in una mano di poker all'americana. Ha investito ben 15 milioni riprendendolo per i capelli mentre stava volando con direzione Francia. Lo ha preso poche ore dopo la cessione di un ex totem difensivo come Milenkovic, di fatto associandolo proprio al serbo agli occhi dei tifosi. Ha sbagliato le prime partite, anche perché sta assimilando (fin troppo) lentamente le differenze difensive rispetto al recente passato. Ma pure con lui è l'ora di batterci il capo. Ha bisogno di fiducia, anche in seguito a qualche errore di troppo. L'alchimia si trova solo così, ma Palladino lo sa bene e la fiducia nel mister deve essere totale. I consigli non richiesti animano il dibattito, ma questo non deve alimentare l'isteria che inizia a serpeggiare tra qualche tifoso, già pronto a chiedere la testa del mister. 

Detto dell'allenatore e dell'enorme in bocca al lupo che dobbiamo fargli tutti standogli vicino senza piaggerie, anche la società ha mostrato più di un limite nell'ultimo periodo. La conferenza di Pradè è stata sacrosanta, ci avrei scommesso lo stipendio che l'avrebbe organizzata. I tempi però sono stati pessimi, come per il finale del mercato. Parlare di temi delicati come il mercato a 48 ore dalla partita con l'Atalanta ha avuto un suono un po' stonato, anche per i temi affrontati. È palese anche che non sia ancora sbocciato il rapporto tra il ds e Palladino stesso. Le frecciatine reciproche tra trattative e nozioni tattiche non sono passate inosservate e questo non è un buon segnale. La tensione professionale vissuta da tutti ad agosto sicuramente non ha aiutato, ma adesso va superata da ambo le parti. Anzi, i prossimi interventi pubblici potrebbero essere l'occasione per sottolineare come le parti stiano vogando all'unisono verso un'unica direzione. Si chiede unità alla piazza, ma serve totale unità anche dentro al Viola Park, ovviamente per non alimentare potenziali tensioni. Pradè è un politico del calcio, oltre che uomo di campo, è certo che le prossime parole saranno al miele e di totale difesa del mister, lo impone anche il momento che sta attraversando la squadra. 

Nulla è perduto, che sia chiaro a chi già sta gridando a potenziali avvicendamenti. Serve più tempo di quanto preventivato? Vero, ma non si getta il bambino con l'acqua sporca e le gambe si cavano solo con il lavoro quotidiano. Commisso è a Firenze e la sua presenza aiuterà a dare coesione dentro le mura del Centro Sportivo. Poi il presidente penserà anche allo stadio e ai rapporti col Comune. Domani, però. Non oggi. Oggi va aiutato l'allenatore a scalare la montagna della rivoluzione messa in atto in estate. Prima si arriva cima, prima si scavalla e si torna a sorridere.