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MANCA LO SPIRITO GIUSTO E L'APPORTO DEI NUOVI, A GENNAIO CACCIA A UNA PUNTA SUL MERCATO. IL RISCATTO PASSA DI NUOVO DA BOLOGNA

di Leonardo Bardazzi

In qualche modo la Fiorentina di oggi è già entrata nella storia. Mai, infatti, i viola avevano subito quattro rimonte di fila: un record poco edificante che arriva pochi mesi dopo lo splendido filotto delle sei vittorie di fila. Proprio questa svelta decadenza ha messo inevitabilmente Pioli nel mirino, il pareggio di Frosinone infatti grida vendetta soprattutto per l’arruffato (anche tatticamente) secondo tempo giocato dalla Fiorentina. 

Qui però entrano in gioco altri fattori, uno dei quali probabilmente rischia di essere il vero motivo che ha fatto infuriare l’allenatore dopo la partita: la squadra sta perdendo l’indomito spirito guerriero dell’anno scorso. Non c’è più l’ardore che trascinava tutti a fare risultato, non si vede unità d’intenti, né la voglia di sacrificarsi l’uno per altro. Mancano determinazione e il giusto atteggiamento. Un passo indietro gigantesco rispetto alla meravigliosa reazione post 4 marzo dell’anno passato, che preoccupa Pioli e la società.

Una delle ragioni di tutto questo è che i nuovi sono ancora un corpo estraneo. Pjaca, e in parte Gerson, gioca come Francesco Nuti in Caruso Pascoski (“Il pallone l’è mio”) e pensa prima a se stesso e poi a tutto il resto, Edimilson non è ancora né carne né pesce, mentre Simeone è preda della sua crisi. Tecnica e di nervi. Il Cholito ora è in Argentina, la speranza è che torni diverso da come se n’è andato, anche se vederlo così sfiduciato e fuori forma non promette granché. Anche per questo il summit di mercato tra Corvino e Pioli sarà importantissimo: il dg giovedì tornerà dalla Puglia, poi potrà incontrare il mister. Serve una punta. Che abbia il gol nel sangue e il fuoco dentro. Il mister si aspetta rinforzi e Corvino lo sa già: il budget non sarà da mille e una notte, ma un attaccante è nel mirino. 

Tornando a Frosinone, nella plumbea serata dello Stirpe pare che abbia preso anche la parola capitan Pezzella: basta prendere gol del genere, basta buttare al vento occasioni sotto porta, basta rimonte, è stato il messaggio del capitano. Un discorso molto simile a quello che fece Astori dopo la disastrosa partita di Empoli ai tempi di Sousa. Frosinone infatti è stata una lezione. E la sosta in questo senso può essere utile per imparare dagli errori e tirar fuori la rabbia per l’ennesima vittoria mancata che sa di beffa. Le alchimie tattiche arrivano dopo, perché è inutile cambiare uomini o modulo se non hai l’atteggiamento giusto, la voglia di vincere il contrasto, di rincorrere l’avversario, di soffrire per l’obiettivo comune. Il calcio in fondo è questo: o hai il fenomeno che risolve le partite, oppure senza lo spirito comune non sei nessuno.

Tocca alla squadra allora trasformare i fischi in applausi. I tifosi non aspettano altro, perché Firenze è una pentola che bolle ma ha un cuore enorme: il bigliettone per le prossime tre partite al Franchi l’anno già comprato in 1.500. Con la Juve sarà la solita bolgia, ma prima c’è il Bologna. Una gara crocevia degli ultimi anni (i Della Valle lo scorso anno raggiunsero la squadra in ritiro dopo il clamoroso 1-4 subito col Verona) che anche stavolta promette di essere decisiva per il campionato viola.