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MEDIOCREMENTE FIORENTINA

di Leonardo Petri

Alla vigilia di una gara fondamentale per il futuro viola come Fiorentina-Roma, stupisce e dispiace dover ancora parlare della professionalità di gran parte della rosa, dell'atteggiamento della società, che imputa ai media la colpa di una vera e propria caccia alle streghe che disturberebbe gli atleti, dei treni di Kharja, degli aerei di Cerci, dei drink di Vargas o delle conquiste di  Jo-Jo. Partendo dal presupposto che la Fiorentina è, almeno in questo momento, una squadra di medio bassa classifica (negli ultimi due campionati è finita undicesima e decima, mentre quest'anno al momento la storia è la stessa) e per questo si dota di giocatori che sono mediamente bravi, mediamente professionali, dotati di una personalità normale e di un carattere non certo da leader, in una parola modesti. E infatti di leader nello spogliatoio viola, non ce ne sono, eliminati uno dopo l'altro dal direttore sportivo e dall'attuale tecnico della nazionale, su questo punto mai in disaccordo. E senza leader ognuno fa come vuole perché anche la società manca completamente di autorevolezza, almeno per quel concerne le figure in loco. Si racconta di visite di dirigenti nello spogliatoio accompagnate da risolini e sfottò dei più arditi e dall'indifferenza degli altri. Vi immaginate il dottor Cognigni, presidente che non vuol far sapere di essere presidente  - e, almeno con la squadra, ci riesce  perfettamente - arringare il gruppo dettando regole e stabilendo ultimatum. Semplicemente non fa per lui che certo la domenica preferirebbe weekend culturali o di relax in famiglia ai match della Fiorentina. Sul dottor Mencucci e sul dottor Teotino non aggiungo niente e mi rimetto a ciò che pensa chi legge queste poche righe, limitandomi a considerarli, non per colpa loro, pesci fuori d'acqua in uno spogliatoio di calciatori professionisti. Ci sarebbe Pantaleo Corvino ma col contratto in scadenza, si sa, autorità e autorevolezza rischiano di restare soltanto sulla carta e poi, nel gruppo viola, non tutti lo amano. Infine Andrea Della Valle. Essendo un estimatore della passione che intravedo nelle parole e negli atteggiamenti del patron mi spiace sentirlo ripetere una volta a settimana che è l'ora di finirla, che tutto cambierà, che questo è un ultimatum, che sono tutti sotto esame perché le  sue sembrano parole obbligate che scivolano via non appena pronunciate. E ci credo che i calciatori non mancano di farci sapere che il presidente è vicino alla squadra, che è sempre presente nei momenti importanti, e così via con amenità di questo tipo; un patron amico che viene una volta alla settimana, fa la ramanzina e se ne va, lasciando il vuoto, è il meglio che si può pretendere per chi cerca di vivere fuori dalla regole o, almeno, a modo suo. Basti pensare, per capire cosa è questa società in fatto di comunicazione, che nessuno ha trovato di meglio che dare la colpa ai media, una mossa patetica, che oltretutto scontenta i molti che finora non hanno mai mancato di tutelare e difendere le scelte di questi dirigenti. E' un tema questo che potrebbe creare problemi importanti. Il club, altra bella mossa, non fa più parlare praticamente nessuno, ma quei pochi che parlano sempre dicono cose molto diverse fra loro, dando la sensazione che l'unità del gruppo non ci sia. E in questo clima Delio Rossi sarà chiamato ad un lavoro più duro del previsto, in vista della Roma e nel medio termine. Contro i giallorossi sarà una gara interessante tatticamente. La squadra di Luis Enrique tenta di fare possesso palla prolungato e cercano sempre di giocare in ogni zona del campo, la Fiorentina sta provando ad intensificare il pressing che, contro la Roma, se non fatto bene può anche diventare pericoloso. Per la prima volta con Rossi ci sarà Jovetic da seconda punta e questa è una garanzia per un attacco che non ha né uomini né idee. A questo proposito vado controcorrente e dico che, per le idee di Delio Rossi, Gilardino è tutt'altro che il centravanti ideale e, per questo, a gennaio penserei ad una soluzione diversa che accontenti l'allenatore e magari anche il GIla. 

Leonardo Petri