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MENO RANCORE, PIÙ CALCIO. SI CHIUDE UN ANNO FALLIMENTARE, MA ORA ABBASSIAMO I TONI, E CAMBIAMO MARCIA. FIRENZE È BELLEZZA, LA FIORENTINA DOVRÀ IMPARARE A ESSERNE ALL’ALTEZZA

di Leonardo Bardazzi

Meno rancore, più calcio. La Fiorentina per Firenze è molto più di una squadra di pallone. E’ qualcosa di sacro, un simbolo di passione, un pezzo di vita in cui condividere l'amore per una città dalla bellezza travolgente, che fa sentire parte di qualcosa chi ci nasce e lascia a bocca aperta chi ci arriva. Al suo arrivo, Rocco Commisso ha riaperto il cassetto dei sogni. Con la sua energia, la sua semplicità, con il suo entusiasmo da ragazzino e la cassaforte piena, questo signore venuto dall’America, è diventato subito la speranza di poter rivivere i fasti antichi di una città che da sempre non si sente inferiore a nessuno. Normale, dunque, che dopo stagioni così, con la squadra con l’acqua alla gola, piena di problemi e contraddizioni tecniche, la delusione sia venuta a galla.

Sui giornali come sui social, coi tifosi costretti più volte a farsi sentire ai campini anche in tempi di pandemia, con la pazienza al limite e la paura della B che si faceva sempre più concreta. Dura non criticare dopo esser stati rimontati dallo Spezia, battuti da Benevento, Samp, Udinese e Sassuolo, umiliati dal Napoli, messi alle strette più o meno da chiunque e dopo una campagna acquisti che porta Kokorin nel momento in cui avrebbe dovuto mettere almeno una pezza al disastro tecnico che si stava consumando. Lo sport però è bellezza e amore, non è guerra. Gli errori ci sono stati e sono stati tanti, ma abbassare i toni adesso è l’unica cosa saggia da fare. 

Il giornalismo di oggi ha molti problemi, inutile negarlo. Di credibilità e sostenibilità innanzi tutto, con il precariato imperante e i social che bruciano tutto alla velocità della luce e spesso confondono bufale con notizie. Che tu sia un maestro di giornalismo, ragazzo di bottega o tifoso da tastiera però, le regole, nel calcio, sono quelle per tutti: se vinci sei un grande, se perdi finisci nel mirino.

Rocco ha speso una valanga di soldi in questi anni, il Viola Park sarà un gioiello, la sua battaglia sullo stadio (speriamo) potrà portare Firenze ad avere un impianto all’altezza, forse non di proprietà come voleva lui, ma comunque molto diverso rispetto a quello decadente di adesso. Questa però resta la peggior Fiorentina degli ultimi 15 anni, lo dicono i numeri, non i giornalisti ruffiani o in malafede.  

Iachini è stato bravissimo a rimettere il timone a dritta, ha portato la barca in porto usando le sue armi, difesa e cuore, che gli erano servite anche l’anno scorso. Ora però è tempo cambiare marcia. Non basta più una squadra difesa e contropiede, Firenze è bellezza e la Fiorentina dovrà imparare a esserne degna.

Con idee e un modello sostenibile, con una società solida, che si basi sul settore giovanile (storicamente fiore all’occhiello viola) e sul centro sportivo che verrà, su acquisti mirati e in linea con le richieste dell’allenatore di turno, capace di trattenere i migliori e capire quando invece sarà il caso di lasciar andare qualcuno. Rocco ha il tempo e tutte le potenzialità per riportare la Fiorentina dove merita. Lo faccia e vedrà che i titoli dei giornali diventeranno zucchero. Tra poco, finalmente, la gente potrà anche tornare allo stadio.

Il Franchi pieno, una squadra che gioca e prova a vincere contro chiunque. La sfida è questa, non c’è nessuno che voglia bene alla Fiorentina che brami qualcosa di diverso. Il resto è un chiassoso contorno, che serve per trovare un nemico comune, ma non a risolvere i problemi che ci hanno portato in fondo alla classifica. Oggi comunque c’è il Napoli, un grandissimo avversario che insegue la Champions. Gattuso sarà l’osservato speciale, arrivasse lui, come già detto, sarebbe una garanzia per tentare di costruire un futuro migliore. Commisso, prima di tornare a casa (volerà negli Usa già domani probabilmente), vorrebbe vendicare lo 0-6 dell’andata. Perché pure lui, anche se non lo ammette troppo volentieri, si è stufato di ingoiare bocconi amari.