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MOENA, SI PARTE. IL CENTROCAMPO SI ALLARGA CON PASALIC E BATTAGLIA. IL SILENZIO È D’ORO... MA NON PER I DELLA VALLE

di Mario Tenerani

Firenze è servita per sciogliere le gambe, da oggi comincia il lavoro vero. A Moena si parte per la settima estate consecutiva. Sono passati tre allenatori, quattro Europa League, oltre ad una semifinale continentale e una finale di Coppa Italia, tutto nato nel laboratorio del Trentino. La prossima Europa potrebbe ripassare ancora da qui, ma a stabilirlo sarà il Tas. Moena è stata gravemente ferita in queste ore da uno tsunami che avrebbe potuto portare conseguenze gravi a persone e cose. Danneggiate, per fortuna solo le seconde. Lo spirito di iniziativa e di laboriosita’ dei moenesi ha avuto il sopravvento. Molto è già sistemato, per il resto basteranno pochi giorni, ma la Fiorentina potrà cominciare a lavorare in serenità. Complimenti a Moena e alla sua gente.

Pioli sperava di avere qualcosa in più per le mani, ma tanto ogni anno è la solita storia: il mercato viaggia con marce basse, allunga solo alla fine. Lafont c’è, Pasalic tra poco, Pjaca è un affare in dirittura che però necessita di tempi tecnici per i quali, fino a quando non ci sarà l’ufficialità, servirà prudenza. Battaglia è uno dei due muscolari da piazzare davanti alla difesa, di lui parlano bene. Speriamo dimostri anche una sufficiente capacità di amministrazione della palla, giusto per non avere solo un mediano in una zona così strategica del campo. Adesso Pioli avrà una ventina di giorni per preparare i suoi al debutto europeo, sempre che il Tas non si travesta da Babbo Natale per il Milan. In un caso o nell’altro per Pioli non ci saranno opzioni alternative: ogni giorno di ritiro dovrà essere speso come se vi fosse già la certezza del preliminare a fine luglio. 

Questa Fiorentina che nasce desta una sana curiosità, i tifosi aspettano la nuova avventura europea e seppur con tanti mal di pancia diffusi, c’è voglia come sempre di viola. Firenze non è migliore o peggiore, ma è fiera della sua diversità, condizione nella quale l’amore per la Fiorentina va al di là del bene e del male. Proprio per questo appare inspiegabile ai più il mutismo mediatico della proprietà. 

Il vecchio adagio recita che “il silenzio è d’oro”, ma nel caso di specie, parliamo dei Della Valle, non è proprio così. 

Eppure la Fiorentina avrebbe dei segni plus da evidenziare, a cominciare dalla virtuosità del proprio bilancio, elemento decisivo per andare in Europa al posto del Milan, paradigma invece di una cattiva gestione, sport diffuso nel calcio italiano. La società viola paga regolarmente gli stipendi, ha una solidità economica invidiabile, detiene un buon ranking internazionale, in cantiere poi ha progetti ambiziosi come la realizzazione del complesso stadio/cittadella e centro sportivo per il settore giovanile. 

Perché allora non parlare di questo? Perché non comunicare quale sia la nuova strada da percorrere? Un esempio: il nuovo stadio e l’area commerciale cosa significheranno per la Fiorentina? Quale sarà il nuovo obiettivo del club viola? C’è voglia di rilanciare oppure ci si avvia verso una cessione della Fiorentina? 

In fin dei conti il comunicato del 26 giugno 2017 non è mai stato superato nei fatti. I tifosi viola meriterebbero di sapere tutto questo, crediamo. Anche perché veniamo da un periodo in cui arrabbiati e delusi hanno ingrossato il partito di maggioranza.  

E ancora: visto che recentemente il presidente del Coni Malagò e il Commissario straordinario Figc Fabbricini hanno ignorato clamorosamente la Fiorentina parlando solo del Milan - quasi che i viola avessero sbagliato a fabbricare un attivo di bilancio (ante-tasse) di 55 milioni… - e facendo imbestialire Firenze, non sarebbe opportuno ascoltare una parola da parte dei Della Valle? Loro sono dalla parte della ragione, perché allora non reclamarla a voce alta? 

Magari la reazione di Diego arriverà dopo la decisione del Tas, però anche prima sarebbe stata gradita. 

Dopo la morte di Davide Astori c’è stato sicuramente una vicinanza diversa della proprietà, fondata su un dialogo quotidiano con dirigenti e allenatore. Tutto giusto, ma non basta. Quel dialogo andrebbe ripristinato anche con i tifosi, per evitare di marcare ancora di più la distanza. 

Nel calcio i numeri sono importantissimi, decisivi, ma devono viaggiare sulle gambe della passione di una comunità. Se no restano freddi, fini a se stessi, e non creano passione, anzi finiscono col disintegrare l’amore di una tifoseria. 

Eppure non sembra difficile da comprendere . Ma se ciò non avviene significa che alle spalle si muove una strategia, magari vincente che però francamente a noi sfugge… E’ un gran peccato. 

La gente si aspetta una buona squadra e questa forse sta nascendo, ma al momento un intervento mediatico della proprietà, chiarificatore e deciso, varrebbe quanto un colpo al calcio mercato. E sarebbe gratis. 

Aspettiamo fiduciosi perché il silenzio non è d’oro…