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NEPPURE È SETTEMBRE E GIÀ C’È UN DENTRO/FUORI. OCCHIO PALLADINO A NON FARE LA FINE DI ITALIANO: IL PARAFULMINI. E DOMANI CHIUDE IL MERCATO MENO PROGRAMMATO DELLA STORIA VIOLA CONDOTTO DAL SUO SCOUTING MONDIALE

di Stefano Prizio

Neppure è settembre e la Fiorentina di Palladino già si trova dinanzi ad una gara da dentro o fuori, quella contro la Puskas Akademia, il pari 3 a 3 dell’andata impone infatti ai viola di far proprio il match pena una bruciante esclusione dalla Conference League.

Per il tecnico viola, giunto a Firenze dopo il triennio intenso e ad alto tasso identitario (  non solo dal punto di vista tattico) di Vincenzo Italiano, già il compito non era facile di suo. Ma la società ci ha messo del proprio per renderglielo ancora più incerto e difficoltoso ed eccitante. Palladino quanti altri mai avrebbe avuto bisogno di una squadra forte e allestita in fretta, onde poterci lavorare con serenità sul cambio tattico in programma.  Viceversa  il mercato viola, con le trattative che terminano ufficialmente domani è ancora lungi dall’essere finito e completo. Naturalmente l’allenatore viola non  è esente da responsabilità, tralasciando valutazioni tattiche, un buon allenatore difende sempre i suo uomini (come un buon club difende sempre il suo tecnico), invece Palladino parla in pubblico di ciò che manca sul mercato, rischiando di far sentire alcuni suoi giocatori dei precari o degli esuberi. Se la franchezza con la stampa è apprezzabile rischia di essere un pericoloso boomerang.

E’ buffo, ma non divertente che tra il tecnico che ha allenato i viola nello scorso triennio ed il suo erede, non siano terminate qui le analogie: Italiano ha giocato due stagioni senza una prima punta degna di tal nome, dopo la cessione a gennaio di Vlahovic, in quel momento capo cannoniere del campionato, Palladino giunge in fretta alla prima partita decisiva della sua stagione, che si gioca oggi contro la Puskas Academia, con una squadra incompleta in difesa e a centrocampo, battendo nettamente l’invidiabile record del suo predecessore.

Che poi il povero Palladino arriva a tale prematuro redde rationem in un clima teso per la contestazione montante della tifoseria causata dall’avvio poco entusiasmante della squadra in campionato, un avvio al momento deludente anche per le grandi aspettative create nell’ambiente dalle promesse dell’ormai leggendaria e famigerata conferenza stampa dell’ambizione, nella quale si lsaciava presagire un deciso rilancio di investimenti ed interesse di Commisso nella Fiorentina.

Scenario già disatteso dalla casualità e dalla qualità media degli arrivi ( salvo quei pochi nomi che mettono d’accordo un po’ tutti). E si fa presto poi a dire che contro il modesto Venezia e la Puskas Academia( il Parma è  invece altra cosa perchè è una buona squadra e il punto raccolto dai viola resta un buon punto) poteva bastare questa Fiorentina modesta  per far meglio, l’enunciato può essere anche vero, ma è altrettanto vero che averle affrontate con una compagine incompleta e precaria non abbia aiutato.

Tuttavia il vero rischio è che nel proseguio della stagione l’accostamento tra Italiano e Palladino sia destinato a perdurare: nei tre anni a Firenze Italiano ha supplito a molte lacune della sua società, commettendo certamente anche errori a causa della sua rigidità tattica, ma è indubbio che abbia svolto il ruolo di parafulmine accentrando parte delle critiche frutto invece della scelta del club, ormai tradizionale nella gestione Commisso, di subordinare le esigenze tecniche e i risultati sportivi alle necessità economiche. Italiano dopo tre finali raggiunte e perse, è andato via tra le accuse e le contumelie di chi gli rimprovera i mancati trofei. A breve, a brevissimo, ci sarà chi imputerà al nuovo modulo di Palladino il claudicante inizio di stagione della Fiorentina. Colpa quindi della difesa troppo bassa, non del fatto che non c’è uno straccio di centrocampo credibile e c’è una difesa di adattati!

Intanto passano le ore e al Viola Park, tra telefoni che squillano, i procuratori che suonano alla porta e la coda della calura estiva esaltata dall’effetto phon del cemento armato delle strutture, anche se c’è l’aria condizionata ( ma occhio ai costi), Daniele Pradè tenta di chiudere prima del gong finale, il calcio mercato meno programmato della storia della Fiorentina. Un mercato in outsourcing: il procuratore arriva col suo ipad e le sue proposte, perché le grandi agenzie di management calcistico hanno collaboratori un po’ ovunque, ognuno dei quali ha una lunga lista di assistiti nelle varie categorie di ogni nazione, magari quello stesso procuratore è lo stesso con cui hai concluso un affare oneroso, sul quale ti ha trattato bene, tipo Gudmundsson, gli dici chiaro ‘io posso spendere tot, per i cartellini’ mi servono un centrocampista e un difensore e di stipendi posso spendere ‘non più di questa cifra’ e l’amico procuratore e quasi collaboratore del club digita sul suo device dal quale spuntano fuori i nomi…

E’  questa la nuova frontiera dello ‘scounting mondiale’, quello vantato tempo fa dal club viola. Non abbiamo idea se alla Fiorentina sia andata davvero così, ma certo suona curioso che, solo ad esempio, Giuffredi assiste Parisi e, per esempio, anche Ranieri  e Biraghi e il già viola Maleh. E ancora Folorunsho, Zaccagni e Gaetano tutte idee accostate in tempi diversi alla Fiorentina, si sa che la mela casca sempre vicino all'albero. A fare così ti capita quello buono e l’esubero da piazzare di qualcun altro, inoltre si potrebbe avere la sensazione che finiscano per arrivare solo capi un po’ difettati per poter risparmiare: l’esubero di un altra squadra, il giocatore scartato da altri, quello problematico, talvolta mezzo rotto. Quello buono, come Gudmundsson lo paghi caro. Ma capita anche che arrivi un Richardson, che non sarà Dunga,  ma ha l’aria di poter essere un buon giocatore. E così Adli che  sarà pure uno scarto del Milan, ma sembra  un regista di buone capacità, su Moreno è già più difficile dire, ma è un giovane che non pretende grandi stipendi, costa il giusto ed è suscettibile di aumentare di valore. Questo tanto per restare solo agli ultimi arrivi.