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NOIA E PUNTE SPUNTATE, SEMBRAVA DI ESSERE TORNATI ALL’ANNO SCORSO. VLAHOVIC RICHIESTO A FUROR DI POPOLO, CHIESA IMPARI DA FR7. IL RAZZISMO E UN VERONA-FIORENTINA DA GIOCARE CON GLI OCCHI ADDOSSO

di Leonardo Bardazzi

Sembrava di essere tornati all’anno scorso. Quando le domeniche erano un patimento, la Fiorentina era un pianto e la noia si alternava al nervoso. Il punto è stato la cosa migliore della partita contro il Parma, forse l’unica, se si fa eccezione per la solita perla di Castrovilli. Poche idee, poco gioco, poche corse, tanta, troppa prevedibilità: ogni tanto ci può stare, d’altra parte stiamo parlando dell’anno zero viola. Montella però stavolta ci ha messo del suo, Boateng punta centrale non sfonda, non punge, non è adatto a quello che cerca la Fiorentina. Al Sassuolo, da falso centravanti, faceva la boa per le corse di Berardi e compagnia, qui invece dovrebbe diventare un punto di riferimento, dare profondità e far gol. Il pubblico viola (in attesa di Pedro, della cui reale esistenza abbiamo finalmente avuto un segno tangibile) chiede Vlahovic e in effetti la domanda sorge spontanea: perché, in una squadra zeppa di giovani e di ragazzi prodotti del settore giovanile, proprio il serbo fatica e guadagnarsi una maglia da titolare? Da qui a dire che Montella va cacciato comunque ce ne passa: sui social si legge di tutto, ma la realtà dice che la Fiorentina ha una buona classifica, ha un’identità e ottimi margini di crescita. E l’Aeroplanino, in tutto questo, ha meriti indiscutibili.

Brutta domenica anche per Chiesa, protagonista anche dell’errore decisivo per il gol di Gervinho. Se aveva la febbre, Fede va ringraziato per l’impegno, ma il punto focale resta il solito: per crescere, per diventare campione, deve cambiare atteggiamento e non pensare di poter risolvere ogni partita da solo. Non a caso Ribery, dopo appena una manciata di partite, è già diventato la sua guida. Franck in campo sa sempre cosa fare, usa la testa (nel senso del cervello) e la tiene alta per guardare i movimenti dei compagni. E’ un esempio, senza il quale il giovane attaccante viola, fatica a trovare la strada da seguire. A Cagliari - speriamo per l’ultima volta - dovremo fare di necessità virtù. Magari con Vlahovic dall’inizio e Pedro pronto all’uso in panchina. Dei sardi ci sarà tempo per parlare in settimana, di sicuro, l’ascesa del Casteddu dimostra che facendo le cose per bene (e spendendo i soldi nel modo giusto) c’è ancora spazio per sognare e inserirsi tra le cosiddette grandi. Proprio come vuole fare la Fiorentina.

E siamo al disgustoso, insopportabile e irrisolto tema del razzismo. L’ultima vittima è Balotelli, spesso fischiato per quel suo vizio di provocare e andare sopra le righe. In questo caso però Mario diventa come Zoro, come Boateng, Lukaku e perfino i tanti slavi chiamati zingari (è successo, più di una volta, anche a Firenze) o i napoletani a cui si augura di essere lavati col fuoco. Il daspo a vita all’ultras dell’ultradestra è un primo segnale, la chiusura del settore del Bentegodi da dove sono partiti gli ululati, un altro. Ma non bastano. In quello stadio (e non solo in quello, sia ben chiaro) si vedono svastiche alle balaustre, manichini appesi col cappio al collo, gente che fa il saluto romano “per goliardia”. Serve tolleranza zero, in primis dalla Figc che invece in questi anni ha balbettato. Commisso qui a Firenze ha indicato la via in modo inequivocabile, altri preferiscono nascondersi dietro i “non ho sentito nulla”, “erano dieci persone al massimo”. Chi minimizza è come se diventasse complice: queste persone vanno espulse dagli stadi. In Inghilterra funziona così da anni e il risultato è stadi pieni e profondo spirito sportivo anche nei confronti degli avversari. Chapeu. Tra i giocatori di serie A comunque sta nascendo uno spirito comune, una solidarietà fin qui solo accennata: al prossimo episodio di intolleranza sarebbero tutti pronti a lasciare il campo. Fosse davvero così, sarebbe una svolta. Sarebbe come puntare il dito contro chi vomita odio, come isolarlo in mezzo alla folla.

Verona-Fiorentina tra l’altro sarà la prossima partita in casa dei gialloblu. Si giocherà con un settore chiuso e con l’attenzione mediatica addosso al comportamento dei tifosi. Spezzare il gemellaggio però sarebbe sbagliato perché nei lontani anni ’70 nacque su basi molto diverse da quelle politiche. Ai tempi, anzi, la curva viola era nettamente schierata a sinistra, l’esatto opposto rispetto a quella veronese. Eppure c’è sempre stata stima e rispetto, nel segno della enorme passione per il calcio e i propri colori. Giusto così, ognuno faccia quello che ritiene opportuno, ma abbia rispetto dell’altro. Bianco, giallo o nero che sia.